Capitolo 47

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Dopo una settimana faticosa posso dire di aver iniziato a trovare un certo equilibrio. La notte scorsa è stata lunga, pesante dal punto di vista emotivo, snervante ma anche carica di sentimenti e amore.
Parker è già sveglio da un pezzo. Mi guarda e continua a passare il dito sulle mie labbra. Credo lo rilassi in qualche modo questo gesto. Ha delle piccole occhiaie e tiene il labbro tra i denti. Non abbiamo più parlato del problema ma presto dovremo affrontarlo come si deve e mettere un bel punto per potere andare avanti. Ho paura che sarà più complicato di quanto sembri. Ho paura che andare avanti possa rivelarsi una situazione alquanto spiacevole. Spero in cuor mio che tutto vada per il verso giusto, senza più drammi per una volta.
La mia mano si posa sul suo viso, il pollice disegna dei piccoli cerchi sulla porzione libera della sua guancia, a poca distanza dall'accento di barba che mi fa impazzire. Avvicino il suo viso al mio e provo a baciarlo. Non si ritrae. Ricambia con dolcezza tanto da provocarmi piacevoli brividi.
«Affrontiamo questo casino?», domanda baciando le mie clavicole.
Mordo il labbro e annuisco arcuando la schiena. «Come ti sei sentito, come ti senti?»
«Uno schifo. Mi sono sentito come uno stupido. Mettiti nei miei panni: mesi di amore, di rinunce volute, di piani per stare insieme, mesi di lotte per potere convivere con te e poi scopro che amo una donna sposata.»
«Pensavi che io lo sapessi e ti stessi prendendo in giro? Pensavi che ti stessi mentendo?»
Scuote la testa lentamente. «Eri lì, distrutta. Sembrava che ti avessero appena colpito al cuore. In un primo momento mi sono detto: che cazzo di gioco è questo? Poi però ho capito che non sapevi nulla e da lì ho realizzato tutto.»
«Mi dispiace!»
«La vera domanda è: vuoi stare ancora con me?», il suo volto si indurisce. Passa un'ombra sul suo viso e morde il labbro in attesa di una mia risposta. So a cosa sta pensando.
Lo faccio stendere su di me. Il suo viso tra le mie mani. Avvinghio le gambe attorno alla sua schiena. «Si, lo voglio», sussurro tra le sue labbra. «La vera domanda è: tu vuoi stare con me senza pensare a tutto il resto?»
Si spinge su di me facendomi mancare il fiato. «Si, lo voglio», sorride riscaldandomi il cuore. La sua bocca si impossessa della mia per un bacio eloquente, dolce, profondo. «Non pensarci è impossibile ma risolveremo in qualche modo», aggiunge continuando a schioccare dei piccoli baci sul mio viso.
Il suo cellulare inizia a squillare. Si stacca di poco e risponde in modo pratico e autoritario come sempre. «Lo so, ma oggi non ci sarà nessuno. Goditi la giornata». Stacca e mi guarda come se mi stesse vedendo per la prima volta.
«Devi andare?» metto il broncio.
«Oggi giornata libera. Possiamo fare qualcosa per divertirci. Ho visto una palestra, una sala cinema, la piscina, la sauna...»
Tappo la sua bocca con un bacio. Imprigionata sotto il suo peso, mi sento più tranquilla rispetto alla pessima nottata appena passata. Un po' più rilassata certo ma ancora non abbiamo scampato del tutto il pericolo. «Possiamo stare ancora un po' qui e poi trovare qualcosa di divertente da fare», mormoro mentre ci baciamo con foga.
La sua mano solleva la mia coscia. Si spinge con una lentezza disarmante su e giù, le mie guance si imporporano e il respiro inizia a mancarmi. Poggia il palmo sul letto e continua a provocarmi tra baci e spinte. «Ti desidero da impazzire. Se continueremo così, non riuscirò a trattenermi».
«Allora non trattenerti», mugolo affannata.
Iniziamo a spogliarci a vicenda e ci guardiamo negli occhi intensamente. Come due ragazzini che stanno per commettere la loro prima scappatella. In intimo, di fronte a lui sdraiato su di un fianco sul letto come un adone, gattono sulle morbide coperte spiegazzate per avvicinarmi. Afferra il mio viso facendomi ricadere sul letto sistemandosi su di me. «Possiamo usare la Jacuzzi»
Piego il viso di lato e appoggiata sui gomiti lo guardo con gli occhi a fessura. «Abbiamo la Jacuzzi in camera e non me lo hai detto?»
Sorride e per la prima volta dopo ore, sembra sereno e rilassato. Quando sorridono anche i suoi occhi sento sciogliersi le ginocchia. «Stiamo in una suite di lusso e ci sono due bagni. Tu che dici?»
Mi rialzo in fretta. «Dico che se non riesci a prendermi non farai il bagno con me», urlo ridendo mentre corro verso il secondo bagno. Trovo la porta proprio prima di vedere sbucare Parker con un sorrisetto malizioso sulle labbra. Sento la pelle formicolare dai brividi e strillo quando mi afferra per le gambe sollevandomi sulla sua spalla. Da una pacca sul mio sedere e poi apre l'acqua riempiendo l'enorme vasca. Mi dimeno riuscendo a liberarmi dalla presa. Prendo il bagnoschiuma e ne metto un po' dentro l'acqua. Lo schizzo e rido quando spalanca la bocca sorpreso. «Dillo!», lo sfido.
«Sei una bambina», scatta afferrandomi per i fianchi. «La mia bambina»
Con le mani sulle sue spalle indietreggio verso la vasca. «Così non otterrai niente», inarco un sopracciglio.
«Ah sì?», alza il labbro di lato in un ghigno sexy. Sollevandomi mi fa entrare dentro la vasca e sedendosi comodo in un angolo mi stringe su di sé. «Sicura?», con il naso sfiora il mio poi scende lungo la gola. Vengo sollevata dalle lievi onde dell'idromassaggio. Mordo le labbra e mugolo di piacere quando le sue lasciano piccoli baci sulla mia pelle sensibile. «Sicura», ansimo.
Sorride di nuovo in quel modo sexy. Sento le guance accaldarsi e una strana sensazione diffondersi da sotto. Una strana spinta che mi dice di fare attenzione, di non fidarmi del lupo, di stuzzicarlo ancora e non dargliela vinta troppo in fretta. Non ho certezze, ho solo voglia di amarlo per come merita. Ho voglia di perdermi tra le sue braccia forti e sotto i suoi baci roventi. Ho bisogno di sentirlo ancora mio. Mentre mi perdo tra le mie fantasie, Parker schiocca le dita per richiamare la mia attenzione.
Arrossisco. «Scusa», dalla mia bocca esce un risolino.
Le sue dita salgono sulla schiena fermandosi sul ferretto del reggiseno. Lo slaccia gettandolo soddisfatto in un angolo. Metto subito le mani sul seno e lui inarca un sopracciglio. Sta iniziando a divertirsi. Mi avvicina in modo tale da tenermi stretta contro il suo petto. Stacca le mie mani sistemandole dietro le sue spalle e solleva i miei glutei. Si sistema rilassato e tira indietro la testa chiudendo gli occhi. Approfitto per baciargli sotto l'orecchio. Mi piace quando mugola. Mi piace sentire sotto pelle le sue pulsazioni. Mi piace ascoltare l'affanno mentre lo provoco.
«Hmmm», inspira di scatto e apre gli occhi quando lascio un succhiotto sul suo collo. Passo la lingua sulle labbra soddisfatta e vedendo l'ardore nei suoi occhi torno a baciare sotto il suo orecchio, proprio sul punto in cui mugola. Stringe in risposta i miei glutei sollevando il mio corpo contro il suo. Inizia ad eccitarsi. Mi stacco di proposito sistemandomi nell'altro lato della vasca. Mi rilasso soddisfatta nel vedere la reazione del ragazzo che ho davanti. Mi lancia uno sguardo di sfida. Sta premeditando qualcosa.
Mi rialzo afferrando un asciugamano. «Ho fame. Tu no?», gli strizzo l'occhio e vado in soggiorno. Dietro la porta trovo il carrello con la colazione. Lo porto vicino al piccolo tavolo. Parker arriva a torso nudo, con un asciugamano avvolto in vita. Prende posto sul divano e serve la colazione. Prendo la fetta di torta al pistacchio ed esprimo con un verso la mia approvazione. E' davvero buona.
«Fammi assaggiare». Apre la bocca.
Lo imbocco e attendo la sua opinione che è positiva. Schiocca pure un bacio e sorride come un ragazzino prima di avvicinare alle mie labbra la sfoglia con una glassa invitante sopra. Mi si illuminano gli occhi. «Somiglia al dolce alle mele che preparava nonna la domenica.»
«E questo a cosa somiglia?», si spinge su di me e inizia a baciarmi con passione.
Lecco le labbra. «Questo somiglia all'amore», sorrido timida e avvicino un'altra forchettata alle sue labbra. Torna a baciarmi immediatamente.
Terminiamo la colazione tranquilli. Mi affretto a rimettere in ordine e mi aiuta. «Amo questo lato di te».
«Ordinata? Ossessiva?», sorrido e sposto il carrello fuori dalla porta.
Parker scuote la testa e si avvicina come un falco. Ho già la pelle d'oca e non mi ha ancora sfiorata. Porto una ciocca dietro l'orecchio e arrossisco sotto il suo sguardo rovente. Alza il mento per potermi guardare negli occhi. «Adesso mia principessina cosa vuole fare?»
«Possiamo uscire da questo posto?»
Guarda fuori dalla finestra. «Farà freddo, compriamoci per bene.» Prende la mia mano per andare in camera. Un gesto che mi fa riflettere. Come se avesse bisogno di questo contatto per realizzare che è tutto vero, che io sono realmente presente e non sono scappata da nessuna parte. Avresti potuto però, ribatte la vocina acida dentro la mia testa.
Indosso indumenti comodi e mi vesto a strati. Per la prima volta vedo Parker con un berretto. È bello da impazzire. Mi avvicino a lui e glielo sistemo. «Mi piace». Recupero la borsa e lo seguo fuori dalla suite.
Camminiamo verso la piccola cittadina mano nella mano come una normalissima coppia. L'aria è gelida e le guance assumono l'aspetto di una pesca matura mentre il naso inizia a colare e le mani e irrigidirsi per il freddo. Non mi sento nervosa anche se forse dovrei esserlo visto che ancora non abbiamo risolto i nostri problemi. Non potremo nemmeno volendo visto come stanno le cose. Ripenso alla chiamata di Ethan e per un attimo mi irrigidisco. Perché ha chiamato? Cosa doveva dirmi ancora?
Se ripenso al modo in cui ha urlato che sono sua moglie riesco ancora a sentire la pugnalata al centro del petto e quel dolore misto a delusione; non so se passerà mai, lo spero.
Parker mi becca mentre mi isolo e provo a fare finta di niente. Non voglio che si insospettisca, non ora che stiamo provando davvero a fare funzionare il nostro strano rapporto. Il litigio in parte è servito a capire cosa non va bene. L'incubo ha fatto da collante.
Ci fermiamo nei vari negozietti e prendiamo dei piccoli souvenir. Scattiamo anche delle foto come dei veri turisti. Più volte lo becco a contemplarmi e sono costretta a fingere indifferenza per non arrossire, per non sentire il cuore a mille e la mente in subbuglio. Ci fermiamo per strada con una cioccolata calda tra le mani. Parker sembra di buon umore, parla, sorride, si avvicina e non c'è più nessuna traccia della furia titanica della notte appena passata. E' davvero bello vederlo così. Mi alzo sulle punte e stringendo il suo viso con una mano, bacio la sua bocca lentamente.
«A cosa devo questo?», domanda senza fiato.
Sorrido. «Ti amo». Stringo la sua mano e continuo a camminare leggera e rilassata.
«Dove scappi?», stringe le braccia attorno alla mia vita e mi bacia con desiderio, con amore, con dolcezza lasciandomi stordita.
Dopo il giro turistico, pranziamo in un piccolo locale italiano dove si mangia davvero bene. Le pareti tricolore, i tavoli in legno, l'ambiente rustico e accogliente. Il posto riesce proprio a farmi sentire come a casa. Le persone sono molto accoglienti ed educate. I camerieri efficienti, il clima all'interno e caldo e il tepore riscalda le mie ossa congelate. Durante il pranzo chiacchieriamo come non abbiamo mai fatto, scherziamo e mangiamo fino a scoppiare. Abbiamo tanto in comune io e lui, forse è per questo che ci siamo ritrovati.
Usciamo appesantiti dal locale e ci sediamo in un piccolo parco a poca distanza. C'è parecchia gente, per lo più turisti come noi due. La cittadina è tranquilla, immersa nel verde, tra i boschi e le montagne.
«Potremo tornare quando vuoi.»
Guardo Parker ancora persa nei miei pensieri. «Non al resort spero», lo punzecchio.
«Affittiamo una casa per una settimana o due o per un mese, come vuoi». Sembra serio e deciso. Mi scappa una risata nervosa e mi abbraccia. «Scusa, mi faccio prendere la mano».
Guardo nei suoi occhi dolci. «Solo se facciamo a metà con l'affitto e troviamo una casa piccola ma dotata di ogni confort.»
Ride come un ragazzino e tossicchia quando lo spingo. «Non sono l'unico a farsi prendere la mano eh?»
«Per questo stiamo insieme no?»
I suoi occhi si illuminano e sorridono. «Adesso cosa vuole fare principessina?»
Ci penso su un momento. «Andiamo a vedere un film? Non so divertirmi», faccio spallucce.
«In effetti oltre al resort le attrattive in questo buco sono poche. Andiamo», con una mano attorno alla mia vita, torniamo al resort. Troviamo i suoi colleghi al bar ma Parker con una scusa taglia corto e saliamo nella nostra suite. Dopo avere chiuso le tende e spento ogni luce, ci sistemiamo subito sul divano davanti all'enorme schermo piatto sulla parete con popcorn e schifezze varie che abbiamo preso dal negozio di dolciumi al piano di sotto e scegliamo un film nuovo. Mi sistemo con la testa sulla spalla di Parker e i sacchetti a portata di mano tra di noi, sul divano.
Vengo spesso distratta. Lo osservo di nascosto quando è più assorto, mentre, nel buio, i riflessi delle immagini del film lo illuminano, mettendo in evidenza il suo meraviglioso profilo. I suoi occhi brillano di una luce intensa e calda. So che ogni tanto anche lui ricambia guardandomi perché sento i suoi occhi puntati addosso come tizzoni ardenti sulla mia anima. Quando me ne accorgo, il cuore subisce un'accelerata pazzesca e le gambe tremano. Mi sento sotto osservazione ma è una sensazione piacevole.
Intreccia le nostre dita mentre avvicina alle mie labbra una caramella gommosa a forma di coccodrillo gialla e bianca. La trattengo con i denti a metà e lui ne approfitta per prendere l'altro pezzo sfiorando le mie labbra. Torna a fissare con un sorriso lo schermo mentre io sono sempre più invaghita, sempre più persa da lui. Se ne accorge? Si accorge di come lo guardo? Si accorge e sente cosa provo per lui?
Riscuotendomi mi accorgo che mi sta guardando mentre come una stupida continuo a fissarlo. Cerco di trattenere il rossore ma è impossibile. Per fortuna la stanza è scarsamente illuminata e non può prendermi in giro per questo mio imbarazzo. Sono sempre stata un po' timida ma con lui succede spesso. È come se mi sentissi una bambina di fronte ad un adulto pronto a giudicarmi ma so che Parker non mi giudicherà mai in modo negativo.
I nostri visi si sono fatti vicini. Poso la guancia nell'incavo del suo collo. Abbassa il viso. Le nostre labbra si sfiorano. Avvicino di più il viso passando la lingua sulle labbra per inumidirle. Ho la gola secca e sento lo stomaco contrarsi. È come se dovessi baciarlo per la prima volta. Sembra passata una vita dal nostro primo bacio. Come per magia ci stringiamo e baciamo ignorando il film, le schifezze da mangiare che si sono accumulate sul tavolo e sul divano. Mi sistemo a cavalcioni su di lui, stringo il suo viso e bacio la sua bocca con forza possessiva. Geme tra le mie labbra e sfila il mio maglioncino con urgenza. Sbottona i miei jeans mentre le mie mani indugiano qualche momento sull'orlo della sua felpa. Mi aiuta a sfilarsela e sollevandomi mi porta sul letto. Scivolo lentamente sulle coperte mentre le sue labbra schioccano baci lungo la gola, il petto, l'addome. Tolti gli indumenti superiori passiamo subito a quelli inferiori e tutto succede lentamente e in modo naturale. Come se fossimo due tasselli perfetti. Spinge e preme a fondo come se stesse dicendo "qui ci sono solo io". Gemo stringendo le dita sulle sue spalle lasciando segni a mezze lune. Non sembra preoccupato per questo. Continua a fare l'amore con me. Continua ad amarmi senza pretese. Stringe i miei glutei, morde le mie labbra mentre preme con delicatezza. Sento tutto con maggiore intensità e gemo forte. Affannata provo a spostarmi su di lui e inizio a muovermi per come lo fa impazzire. Chiude gli occhi, schiude le labbra, lascia uscire piccoli sospiri e gemiti, mugoli trattenuti. Muove i miei fianchi e inizio a sentire una strana spinta. Le mie gambe iniziano a tremare e vengo travolta dal piacere. Trema e affannato ricadendo sul mio corpo scosso dall'affanno. I nostri petti tormentati, le nostre pelli lucide per il sudore, i nostri respiri in grado di rimbalzare tra le pareti. Sento di essere ancora lontana dal mondo quando le sue dita scostano i capelli dal mio viso e la sua bocca si impossessa della mia. Gemo ma lascio che mi travolga ancora. Amo quando è così vicino, quando è così attento. Amo quando mi ama incondizionatamente, senza riserve.

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