«Emma?»
«Si?»
«Il cuscino»
Fisso il cuscino verde mela in tinta con le tende che tengo tra le mani. «Oh si, ecco.» Sistemo il cuscino sul divano nuovo di Lexa e passo la mano per togliere un granello invisibile di polvere.
Sono passate tre settimane. Tre lunghe settimane da quando tutto sembra essere finito. Ancora una volta mi ritrovo con il culo per terra e il morale sotto i ferri delle scarpe. Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con Lexa. Ho semplicemente trattenuto tutto dentro e mi sono data da fare per non fare sentire la mia amica sola e triste. Quando sono tornata in camera quel giorno, i due si sono accorti che qualcosa non era andata per il verso giusto e per fortuna, non hanno fatto domande.
Ho ospitato la mia amica in casa per due settimane e mezzo e ora che sembra essere ritornata la Lexa di sempre, l'ho accompagnata nel suo nuovo appartamento, dove convivrà con David fino a quando non lo sposerà. I due hanno deciso di rimandare e di vivere così, alla giornata. In fondo non hanno tutti i torti.
David non lo sa ma Lexa mi ha chiesto di nasconderle in un luogo sicuro le cose comprate per la piccola. Le ho sistemate in una scatola colorata e le ho infilate insieme ai miei ricordi d'infanzia, quei pochi cimeli che ancora mi restano della mia vecchia vita.
«Oggi sembri distratta», brontola tirandomi un altro cuscino in faccia.
Tossicchio e lo sistemo senza esitare. Non ho nessuna intenzione di farla preoccupare. Ha già passato l'inferno e non voglio che ci rimetta piede un'altra volta. «Non ho dormito questa notte. Credo che non appena avremo finito me ne andrò dritta dritta a casa a dormire.»
Gli incubi sono tornati. Ho iniziato a prendere delle tisane per placare il dolore e la paura. Non aiutano affatto a dormire ma riescono a sedarmi.
Lexa sembra assorta da un messaggio appena ricevuto al telefono e annuisce meccanicamente. Apro una scatola e inizio a disporre gli oggetti per come ordina. Trascino questo lavoro che mi permette di distrarmi per ore.
«Non ti fermi per la cena?», domanda David entrando in casa con dei cartoni di pizza.
Prendo il giubbotto e la borsa. «No, non ho fame. Vado a dormire, a domani.»
Lexa apre la bocca ma la richiude in fretta quando le punto i miei occhi addosso. Saluto ancora una volta ed esco dall'appartamento. Stretta nel giubbotto mi incammino verso casa. Cerco di riscaldare le mani sotto i guanti e aumento il passo per non congelare. Per essere metà Novembre, le temperature sono calate a picco.
Arrivo davanti al palazzo dopo circa venti minuti. Guardo l'auto posteggiata al solito posto. Faccio un grosso respiro e ci entro dentro. Richiudo la portiera e accendo la luce e il motore. Inizialmente mi tremano le gambe poi mi guardo nello specchietto retrovisore e mi dico: «Superiamo una cosa alla volta.» Ingrano la marcia e vado a fare un giro. Dentro l'abitacolo dell'auto mi riscaldo in fretta. Accendo la musica per non sentirmi sola. Parte subito Take Me Home di Jess Glynne. Mi fermo in un fastfood e ordino un tè caldo e delle patatine. Ho saltato parecchi pasti nelle ultime tre settimane e devo ammettere di non sentirmi proprio nel pieno delle forze. Mi fermo in un posto tranquillo e mangio svogliata. Ho costretto me stessa ad ingerire qualcosa di solido dopo alcuni giorni che vado avanti solo a bibite energetiche e vitamine inutili.
Rimetto in moto e torno a casa. Posteggio in modo perfetto e salgo all'appartamento. Accendo i riscaldamenti e la tivù per tenermi compagnia. Ormai riposo spesso sul divano. Non riesco a dormire a causa degli incubi e preferisco rimanere rannicchiata in un angolo anzichè svegliarmi di soprassalto sudata e spaventata in un letto vuoto e troppo grande.
Con una coperta sulle gambe, leggo uno dei libri nuovi acquistati di recente. Ho una strana sensazione, sulla bocca dello stomaco. Sento caldo e scosto il plaid.
Anya chiama. «Forestiera sei a casa?»
«Si. Aspetta un momento.» Avverto un'improvvisa nausea e corro subito verso il bagno. Vomito la poca cena che ho ingerito e attendo dolorante che i conati cessino.
«Emma tutto bene?», strilla.
Apro il getto dell'acqua e sciacquo il viso e i denti. «Si, ho solo avuto un pò di mal di mare.»
«Apri la porta!», ordina in modo serio alzando anche un po' il tono di voce.
Esco dal bagno e apro la porta. La mia amica stacca la chiamata ed entra come una saetta in casa. Spalanca la dispensa e il frigo sgranando gli occhi. «Cazzo!», urla come una mamma aggressiva. Gli ormoni la stanno facendo impazzire.
«Da quanto tieni la dispensa vuota? Da quanto non mangi? Emma che cosa ti succede?»
Guardo la mia amica e scivolo a terra con le mani sul viso e crollo, crollo in tutto e per tutto. Dopo tre settimane di silenzio, di nervi tesi, di tristezza nascosta, scoppio in lacrime e butto tutto fuori. Vuoto il sacco e quando non rimane più niente dentro lo stomaco, mi sento vuota e distrutta.
Anya ascolta ad occhi spalancati, una mano sul petto e una sulla mia spalla. «Perchè non me ne hai parlato? Perchè hai tenuto tutto dentro?»
«Perchè non è giusto! La mia amica aveva bisogno di me e non potevo turbarla con i miei soliti problemi che per inciso sono andata a procurarmi da sola. Non potevo nemmeno turbare te...», scrollo le lacrime. «Sto bene, davvero. Devo solo, devo solo liberarmi da questa strana rabbia che tengo dentro.» Sorrido anche se in modo triste e aiuto a rialzarsi da terra la mia amica. E' incinta cazzo. Cosa mi passa per la testa? Non può rimanere a terra per interi minuti a causa mia.
«Emma, tu non stai bene...», sussurra scoppiando in lacrime e abbracciandomi forte. «Quando capirai che hai anche tu un'importanza per noi? Quando capirai che puoi parlarci senza problemi?»
Asciugo le sue lacrime. «Quando imparerò a non soffire più...», tiro su con il naso. «Ho paura di vivere per sempre nell'infelicità. Continuo a sentirmi a pezzi e sono stufa di parole che escono dalla bocca senza riflettere. Tutti dicono bugie. Tutti dicono: "andrà tutto bene", "ci tengo a te". Tutti continuano a fare delle promesse e poi cosa fanno? Se ne vanno via. Se ne vanno perché è più facile scappare. Sono stufa di parole perché rimangono parole al vento a cui non riuscirò più a credere se continuerà così nella mia vita.»
Anya tace incapace di aprire bocca di fronte al mio cambiamento di umore. Continua solo a guardarmi inorridita per quello che ha scoperto dopo settimane di strani silenzi ed è chiaramente preoccupata per la mia reazione.
«Non guardarmi così. Non guardarmi come se avessi davanti il più piccolo dei cuccioli. Non ho bisogno di leccare le ferite e aspettare che tutto passi. Ho solo bisogno di andare avanti. Mia nonna aveva ragione quando diceva che non bisogna mai fare troppo affidamento sulle persone. Diceva che bisogna fare affidamento solo su se stessi. Andava bene finché non mi sono distrutta da sola ancora una volta.» Spalanco la finestra e lascio che entri il freddo della notte dentro casa. Ho bisogno di aria pulita. Ho bisogno di riempire i polmoni e poi urlare, urlare via tutto. Ho bisogno ancora una volta di ricominciare. Non riesco proprio a calmarmi. Mi sento un stupida.
«È per questo che hai evitato mio fratello? Per questo hai risposto di rado alle sue chiamate? Emma era preoccupato per te! Mi mandava a controllare che tu fossi a casa e faceva domande sul tuo aspetto e sul tuo umore e non capivo il motivo! Adesso che so la verità posso anche darti ragione ma stai sbagliando tutto perché ancora una volta, ti stai solo allontanando da tutti noi.»
Dopo un lungo sospiro domando: «Per favore puoi lasciarmi sola?»
Anya tenta di protestare in un primo momento poi annuisce e abbracciandosi esce dall'appartamento. Mi guardo attorno e mi siedo con lo sguardo fisso sul divano. Il telefono inizia a vibrare ma lo spengo. Non ho voglia di parlare, di discutere, di sentirmi così fragile e insicura. Rannicchiata sotto un plaid chiudo gli occhi e provo a dormire. So che sarà difficile ma devo.
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Unstoppable 3
RomanceQUESTO È IL TERZO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima e seconda storia per capire questo terzo capitolo • TRAMA: È passato un mese da quando Emma è ritornata nella sua Vancouver, a casa. Il soggiorno a New York, non è andato...