«Il sole è alto nel cielo. Alzati dormiglione!», strillo allegra mentre sollecito Parker ad alzarsi dal letto. Socchiude gli occhi, sbuffa e nasconde la testa sotto il cuscino. Mi viene da ridere. Non mi sono mai sentita così allegra. Sarà il tempo, sarà che abbiamo passato delle giornate serene, senza drammi, sarà che sto davvero tentando di andare avanti e di essere felice.
Metto il finto broncio e tiro il cuscino per scoprire il suo viso. Batte le palpebre e nasconde gli occhi con le mano. «Perché fai tutto questo fracasso?», chiede con voce roca tirandomi al suo petto e stampando subito un bacio sulla mia tempia. Intreccia le gambe alle mie per non lasciarmi scappare.
«Perché devi alzarti», sorrido e aggiungo: «e perché mi stavo annoiando da sola in cucina. Hai troppi ripiani e li ho esplorati tutti. Hai diverse tazze da caffè. Chi è che compra una tazza diversa...», tappa la mia bocca con un bacio. «Non strillare, sono sveglio», brontola.
Ridacchio e tocco il suo viso con delicatezza. «Oggi togliamo le coperte, facciamo le pulizie e andiamo a pranzo con il piccolo Jason.» Riesco a divincolarmi e dopo avergli dato una pacca sul sedere scappo in cucina. Parker mi ricorre e strillo più forte tra le risate quando mi afferra per la vita e sollevandomi come se fossi una piuma mi fa sedere sul ripiano della sua cucina. I suoi occhi sono attenti, vigili. Sorride e questo mi riscalda il cuore. Riesce sempre ad emozionarmi con poco.
«Hai visto la mia collezione di tazze da caffè»
La sua è un'affermazione. Annuisco con un sorriso tutto denti. «Sono più di dieci più quelle piccole». Gesticolo e blocca subito le mie mani.
«Quindi ora io dovrò ucciderti», tenta di fare il serio ma fallisce miseramente. Scoppiamo a ridere e ci abbracciamo. Bacio il suo collo a stampo e inspiro il suo profumo. «Buongiorno», sussurro.
«'Giorno», ricambia il bacio.
Dopo avere fatto colazione, inizio a pulire l'appartamento. Da quando ci giostriamo tra il mio e il suo per il weekend abbiamo trovato una sorta di accordo sulle pulizie da fare. Oltre a quelle giornaliere, bisogna occuparsi della spesa, delle piante, delle lenzuola e di riordinare gli armadi. Parker aiuta come può ma preferisce osservarmi o richiudersi in palestra per non intralciare la mia inarrestabile furia, così la chiama.
Sto facendo il bucato quando esce dalla palestra tutto sudato, sguardo attento da uomo sexy, passo spedito. Sfila la maglietta e la mette con un sorriso sulla pila di vestiti da lavare. Prima che io possa entrare nella lavanderia, attira i miei fianchi indietro. La cesta cade sparpagliando tutto sul pavimento. Alzo le mani in segno di resa dopo avere emesso uno strilletto sorpreso e sorride schiacciando il mio corpo contro la parete. Solleva i miei glutei e mi bacia con trasporto. Poso le mani sulle sue spalle per tenermi in equilibrio e circondo la sua vita con le gambe. Cammina verso la doccia e apre il getto dell'acqua. Ride e continua a baciarmi mentre sfila la mia maglietta ormai fradicia. «Mentre facevo ginnastica immaginavo come togliertela. Il risveglio ha avuto un certo impatto e vedere le tue gambe nude mi ha fatto eccitare», sussurra sulle mie labbra mentre sbottona il reggiseno.
Sono percossa dai continui brividi. «Quindi hai intenzione di...», tappa la mia bocca con la sua e annuisce. Ci sta proprio prendendo gusto nello azzittirmi. In realtà è sempre riuscito nell'intento anche se nell'ultimo periodo sono stata io quella un po' più acida del solito.
Dopo la doccia stratosferica, torno alle mie pulizie mentre Parker si sistema sul divano con il portatile per finire un lavoro. Mi piace poterlo ammirare da lontano. È così serio mentre lavora, così attento. I suoi occhi sembrano accendersi di una luce intensa. Sembra soddisfatto e le sue dita si muovono sulla tastiera velocemente. Quelle dita che hanno toccato la mia pelle sensibile poco prima facendola scottare. Distolgo lo sguardo per non perdermi e passo l'aspirapolvere sui tappeti poi inizio a togliere la polvere sulle mensole ed essendo bassa ho bisogno dell'aiuto di una scala o di una sedia per potere arrivare in alto.
«Vuoi aiuto?», Parker incrocia le braccia appoggiato alla parete. Ha un sorriso divertito stampato sulle labbra. Starà pensando a qualcosa in particolare. Sto per chiederglielo ma perdo l'equilibrio e cado. Chiudo gli occhi preparandomi all'impatto ma non tocco terra. Quando sbircio, Parker sorride rimettendomi a terra. Wow che riflessi era a qualche passo di distanza. «Per oggi basta con i piani alti puffetta». Toglie la scala dalla mia vista e ridacchia.
«Mi prendi pure in giro?», metto il finto broncio sedendomi sul divano un po' stanca. Inizia a massaggiare le mie spalle perché sa che mi piace e quando sono rilassata, prende posto accanto a me. Solleva la mia mano intrecciando le nostre dita e inizia a baciare le nocche lentamente. Dalle mie labbra esce un mugolio sommesso. Riesco a non perdere completamente la testa. Mi rialzo di scatto. «Dobbiamo andare, Jason sarà al ristorante tra mezz'ora».
In camera indosso qualcosa di comodo e di scollato visto che fa caldo e poi usciamo di casa.
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Unstoppable 3
RomanceQUESTO È IL TERZO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima e seconda storia per capire questo terzo capitolo • TRAMA: È passato un mese da quando Emma è ritornata nella sua Vancouver, a casa. Il soggiorno a New York, non è andato...