Capitolo 59

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~Ethan's POV:

Non riesco a crederci. Lei è qui o sto sognando? È tra le mie braccia?
Non sono morto. Sono sopravvissuto all'inferno e adesso sono davvero libero. Non dovrò più lavorare in polizia e non sarò più costretto a mantenere una copertura. Potrò solo essere me stesso. Me stesso e libero di viaggiare e trovare la felicità anche se questa è effimera.
Stringo Emma tra le mie braccia ispirando il suo tenue profumo in grado di entrare nelle ossa e scuotere da capo a piedi il mio corpo. Mi sento in paradiso. Ho il mio angelo tra le braccia e tutto il resto non ha nessuna importanza in questo momento. È tutto ciò che voglio. È tutto ciò che bramo da mesi. Questa strana serenità anche se in un momento pessimo.
Poso le labbra sulla sua testa. I suoi capelli sono morbidi e profumano di cocco. Deve essere parecchio stanca perché se ne sta rannicchiata e persa in chissà quale sogno.
Mi domando se abbia ancora gli incubi. Come si sta sentendo tra le mie braccia e circondata dal mio amore.
Non posso crederci. Sorrido come uno stupido perché è corsa da me. È corsa da me spaventata e a pezzi. Quanto passerà ancora prima di poterla avere tutta per me?
Quando riuscirà ad aprire per davvero i suoi bellissimi occhi azzurri e capire che siamo fatti per stare insieme?
Solo una volta nella vita incontriamo il nostro vero amore. Io sto tentando di non farlo fuggire anche a costo di mettere da parte i sentimenti, comportandomi da amico.
Sento qualcuno tossire dietro le tende. Lancio uno sguardo allo schermo del telefono. Sono le quattro e io non riesco ancora a dormire. Nonostante la stanchezza non riesco a chiudere gli occhi perché Emma potrebbe andarsene via e io non voglio. Non voglio che se ne vada. Voglio che rimanga ancora per qualche ora con me.
Come ho potuto essere così egoista? Lei ha sempre scelto me mentre io ho pensato alla carriera. Ora che sono libero lei è legata ad un altro che la sta aspettando nonostante i litigi.
Non posso credere che lei abbia rifiutato la proposta di Parker. In fondo non è un cattivo ragazzo e ha sempre messo lei davanti a tutto. Merita una possibilità.
In parte però capisco il suo stato d'animo. Si sarà sentita sotto pressione o spaventata e avrà risposto di getto per come fa sempre quando va nel panico. Il suo no ad un altro, mi fa sentire l'eccezione alla regola.
È vero, eravamo ubriachi quella sera ma non ha esitato. Non ha riflettuto troppo. Mi piacerebbe che lei ricordasse. Mi piacerebbe sapere cosa ha provato in quei momenti e cosa l'ha spinta a dirmi di "si", a gettarsi in questa strana avventura durata poco.
Colto da uno strano brivido tiro il lenzuolo bianco e la stringo al mio petto anche se faccio una smorfia a causa dei punti. Mugola artigliando le dita sul camice che per inteso mi fa sentire a disagio. Ho bisogno delle mie tute e dei miei indumenti per sentirmi a mio agio.
«Ethan», sussurra.
Per un momento temo di averla svegliata ma continua a dormire. Il suo fiato caldo sulla mia pelle. Sorrido ancora e scuoto la testa. Sto impazzendo.
La tenda viene scostata e TJ mi sorride fermandosi un momento ad osservare la scena che ha davanti ai suoi occhi. «L'hai già sfinita?»
Sorrido. «Le ho fatto tanto, troppo male. Non credo di meritare questo...»
TJ scuote la testa. «Doveva sapere. È tua moglie! È corsa da te nonostante la rabbia e la delusione e devi esserne felice.»
Abbasso lo sguardo su Emma. «Lo sono», mormoro. «Mi sembra surreale. Ho paura...»
«Vedrai che avrò ragione!» sorride posando degli indumenti puliti sulla sedia.
«Grazie!»
«Per cosa?» si siede.
«Per averla portata da me», stringo leggermente la presa su Emma e lei sembra ricambiare la stretta.
Per un nano secondo mi incupisco. Come farò? Come farò quando lui verrà a prenderla? Come farò a sopportare di vederli insieme?
Devo riuscirci. Posso farcela. Alla fine magari TJ e tutti avranno ragione e lei tornerà da me. Devo lasciarle ancora del tempo. Non posso strapparla dalle braccia di un altro rischiando di farla soffrire.
«Stai male? Vuoi che chiami l'infermiera?» TJ si alza.
«No, no. Sto bene. È solo che...» sospiro. «Mi sento un vero idiota. Sono a tanto così dalla felicità e non sto neanche provando a godermi il momento perché penso subito al domani. Penso che se ne andrà e che quando ci vedremo sarà impossibile trattenersi e sono arrabbiato, con me stesso!»
TJ si piega sui gomiti. Fa un profondo respiro. «Ti darò un consiglio da amico e da fratello. Ti conosco e sto anche conoscendo lei. È corsa da te credendoti morto, continua a soffrire e a correre da te nonostante tutto. Ti ama! Ha solo bisogno di non sentirsi strattonata da una parte all'altra. Tu devi solo tornare a casa e goderti la vita. Starete insieme se non oggi domani. Siamo ancora giovani e abbiamo bisogno di svago dopo tutto questo momento il resto verrà da se!» sorride tranquillo alzandosi dalla sedia.
«Adesso vi lascio soli. Goditi il momento con lei!» mi strizza l'occhio e se ne va.

Rimango per un paio di minuti ad ascoltare il silenzio interrotto da qualche accenno di tosse, dai macchinari accesi, dal lento respirare della persona che ho tra le mie braccia.
Come può un essere così piccolo e fragile, mostrare così tanta forza e orgoglio?
Sfioro con le dita la sua guancia poi le sue labbra. Tante piccole scosse attraversano il mio corpo.
Bacio la sua fronte tenendo le labbra premute.
«Voglio raccontarti una storia...», schiarisco la voce. «Una sera ero nervoso, dovevo monitorare la situazione ad una gara clandestina e ho accettato senza esitare. I miei colleghi non volevano rischiare la pelle mentre io, io ero divertito dall'idea di fare qualcosa di pericoloso. In più adoravo le gare e le corse in generale. Ero sotto copertura e insieme a Mark abbiamo deciso di partecipare. Mia sorella inizialmente non era entusiasta poi però per qualche ragione, ha cambiato idea. In quei giorni non faceva altro che parlare di una bellissima ragazza arrivata dal nulla che lavorava in un locale. Mi sono davvero incuriosito ma non ho mai avuto modo di andarla a trovare con una scusa e poi incontrare la sua nuova coinquilina. Più i giorni passavano, più lei parlava bene di questa ragazza, più io mi incuriosivo. Ero attratto dai suoi racconti...» sorrido ricordando Anya così entusiasta mentre parlava a cena di Emma. «Ti ha voluto bene immediatamente. Come non poteva? Comunque quella notte ero ansioso ma volevo divertirmi. Dovevo anche tenere d'occhio Drew e tutti gli altri. TJ faceva del suo meglio ma era pur sempre un rischio. Quella sera in auto ero parecchio sotto pressione. Quando ho preso quel braccialetto ho subito pensato che mi avrebbe portato fortuna. Non so, gli altri oggetti erano banali mentre quel braccialetto era particolare. Mi sono voltato un momento e ho visto questa ragazza. Piccola, dagli occhi grandi e tristi ma di una bellezza unica. Se ne stava in piedi, in mezzo alla folla. Non era poi così tranquilla. Sembrava a disagio. Continuava a guardarsi attorno spaesata. Dovevo concentrarmi sulla gara ma avevo uno strano istinto di protezione. Qualcosa mi diceva di fermarmi, prenderla e portarla in un posto, al sicuro.» Sospiro baciando ancora la sua fronte. La sua mano stringe la presa sul camice prima che il suo corpo si rannicchi ancora. «Ho premuto su quel dannato acceleratore e concentrandomi ho vinto. Non mi sentivo così vivo da tempo. La cosa assurda però è stata proprio la soffiata. Qualcuno si è lasciato scappare qualcosa e io mi sono ritrovato a recitare una parte. Quando però ho visto quella ragazza impaurita non ho riflettuto. Ho fatto marcia indietro mentre Mark mi urlava addosso di dileguarci e frenando ho spalancato la portiera nella speranza che lei si mettesse in salvo, con me. Io l'avrei protetta. Le ho rivolto la parola in modo brusco rimproverandomi tante volte per questo e con mani tremanti quasi imbambolata mi ha ascoltato. Sembrava spaventata però. In lei c'era qualcosa che non andava. Era come quando ti ritrovi davanti una delle tue più grandi paure e non sai come affrontarle. Ho capito dopo cosa la spaventava: la velocità, il pericolo, le auto. Quella notte persi proprio la mia rotta. La portai da Seth che mi mise in guardia. Non potevo permettermi distrazioni. Non ascoltai nessuno di loro, presi il suv e la portai in un posto tranquillo dove sperai riuscisse a riprendersi. Tirai ad indovinare il suo gusto preferito di patatine. Mi sentivo davvero un ragazzino davanti alla cassiera mentre la osservavo dalla vetrina. La vedevo così chiusa, così timida, così seria. Il mio cuore subiva strane accelerate quando i suoi occhi mi fissavano anche per pochi istanti. Era come se riuscisse a leggermi dentro e temevo conoscesse già la verità e scappasse via da me. Come un vero idiota le chiesi delle cicatrici, poi spinto da una strana gelosia anche del suo ragazzo. Mi rispose in modo vago, come se tentasse di chiudere il mondo fuori. Ebbe strane reazioni ma non risi di lei, risi di me dopo averla lasciata sotto il palazzo di mia sorella. Da lì avevo capito che non ne sarei più uscito illeso perché quella notte, il mio cuore era stato rapito da una bellissima ragazza di nome Emma!»
Emette un mugolio agitandosi impercettibilmente. Mi blocco, il cuore batte a mille. «Ti ho amato dal primo istante Emma e nessuno riuscirà a portarti via da me. Farò di tutto perché tu per me sei la mia vita, la mia casa, il mio rifugio, la mia ancora. Non mi sono mai sentito così esposto. Ti prometto che le cose saranno diverse quando tornerai da me. Ti prego, non lasciarmi perché ora ho bisogno di te più che mai».
Bacio la sua fronte e continuo ad osservarla mentre dorme ignara del tumulto che sto vivendo dentro.

 Bacio la sua fronte e continuo ad osservarla mentre dorme ignara del tumulto che sto vivendo dentro

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