Oggi è il grande giorno. Mordo il labbro e prendo piccoli respiri per calmare il nervosismo che tenta di mangiarmi viva. La luce passa dal bottone tre al quattro e prosegue così, lentamente. Per fortuna sono sola in ascensore e posso camminare avanti e indietro come un leone in gabbia ansiosa e agitata.
Indosso un pantalone nero stretto e una maglietta rossa scollata sul davanti. Avevo dimenticato quanto fossero scomodi i tacchi. Fa davvero caldo in questi giorni. L'estate ormai è arrivata con il suo carico di sudore.
Non so come andrà questo primo giorno di lavoro. Spero bene, anche se inizio ad avere dei dubbi. Da un lato ho una paura matta di sbagliare qualcosa mentre dell'altro sento di potere affrontare tutto. Sono Emma, ho vissuto di peggio e posso superare anche questa. Stringo le dita sudate in una presa ferrea.
Quando le porte scorrevoli si aprono trattengo il respiro. Indecisa faccio un passo avanti poi uno indietro poi di nuovo.
«Ok, posso farcela!» sussurro più a me stessa per convincermi prima di uscire dall'ascensore. Sento un improvviso silenzio. Alzo lo sguardo. Tea, dietro la scrivania alza gli occhi, li spalanca poi corre da me. Mi getta le braccia al collo stringendomi forte. «Bentornata! Sei magrissima»
Sorrido timida. «Si, è bello rivederti».
«Tranquilla tesoro, il capo ha spiegato a tutti la situazione. Nessuno farà domande. È normale lasciarsi nella vita.»
«E come ti sembra?»
Ha davvero detto a tutti che ci siamo lasciati? Mi sento una stronza. Forse dovrei fare dietrofront e tornare a casa, prendere un giornale e segnare i posti di lavoro disponibili in città. Non posso fargli questo.
Tea fa spallucce toccandosi la pancia già in evidenza. «Il solito Parker. Ti aspetta nel suo ufficio. Mi ha chiesto di dirtelo non appena saresti arrivata».
«Tu stai bene vero? George...» lascio in sospeso il pensiero.
Tea sorride serena. «È felice e mi ha chiesto di andare a vivere con lui».
Sorrido raggiante. «Ti auguro il meglio!»
Con cautela mi avvicino al suo ufficio. La porta è chiusa e non si sente alcun rumore al suo interno. Di tanto in tanto solo quello dei tasti premuti della tastiera. Tentennante e agitata busso anziché suonare il piccolo campanello della porta automatica. Sono un fascio di nervi. Non so davvero che cosa aspettarmi.
La porta emette uno scatto e trattengo il respiro mentre entro. Mi stava aspettando? Lo sto disturbando?
Alza lo sguardo dal computer e sorride tranquillo. Indossa una camicia leggera ed è come sempre impeccabilmente bello da mozzare il fiato.
Si avvicina a passo spedito e dopo un momento pieno di tensione, di sguardi, di agitazione, mi abbraccia.
Il mio cuore rischia il collasso, tanto batte forte. Ricambio l'abbraccio inspirando il suo tenue profumo. Mi è mancato. Non si può dimenticare una presenza come la sua. È rimasto al mio fianco per circa un anno, abbiamo condiviso insieme tante cose. Non posso dimenticare quello che ha fatto per me e che sta facendo. Stringo anch'io la presa chiudendo gli occhi.
«Sei magra ma ti trovo bene», si stacca leggermente e continua a sorridere.
Lo so che sta soffrendo. Torno ad abbracciarlo. «Grazie», mormoro.
Stringe la presa in risposta. «Ehi, andrà tutto bene. Mi sento meglio anzi, sono sollevato in un certo senso. Ti vedo con una luce diversa dentro e deduco che tu abbia perdonato tuo marito», alza la mia mano osservando il tatuaggio e l'anello. Lui non lo sa ma ho fatto fare un tatuaggio anche per lui. Quando Ethan lo ha visto mi ha sorriso e ha ritenuto giusto che anche lui avesse un posto speciale. Ho fatto incidere sotto le costole la scritta "Family" e sopra il suo nome. Lui farà sempre parte della mia famiglia. In parte è la mia famiglia.
Recupero il telefono e glielo mostro. Legge la scritta "EMKER" e sorride. «Ti ho già detto che ti trovo bene?»
Sorrido rilassandomi e torno ad abbracciarlo. «Avrai sempre un posto speciale per me, lo sai». Le lacrime rischiano di salire e non riesco a controllarle.
Parker si affretta ad asciugarle. «Anche tu. Ti voglio qui in ufficio accanto a me! Non farti nessuna paranoia ok? Io sono davvero felice adesso.»
Annuisco cercando di recuperare un po' di autocontrollo. «Grazie!» sussurro ancora tra le sue braccia.
Passa il palmo sulla mia schiena rassicurandomi. «Trovi tutto nel tuo ufficio. Ho anche ordinato di farti trovare una piccola sorpresa, spero ti piaccia».
«Non credo di meritarla ma va bene. Adesso inizio il mio turno di lavoro. Mi è mancato questo posto e... ecco anche tu!»
Mi stampa un bacio sulla guancia. «Anche tu principessa! Adesso al lavoro!» usa un tono autoritario ma sorride.
«Buon lavoro signore!»
Esco dal suo ufficio sollevata. Tea mi sorride mentre mi avvicino al mio quadratino. Accanto alla porta, trovo un cartellino. Spalanco gli occhi. "Ufficio dell'avvocato Emma Smith". Passo le dita sotto gli occhi per asciugare le lacrime e poi entro. Trovo la stanza rinnovata. Ho un ufficio come il capo. È da pazzi!
Scatto una foto da mandare alle mie amiche. Non le ho ancora viste e mi mancano parecchio. Mi mancano i casini di Lexa con la suocera. Mi mancano i pettegolezzi di Anya e la piccola Stella. Mi mancano quei momenti sereni.
Siedo dietro la scrivania e alzo le braccia al cielo con un sorriso. Mi sento a casa. Non immaginavo questo ritorno così positivo. Mi piace. Mi sento bene. Sono davvero serena. L'ansia è passata in secondo piano.
Parker ha fatto tanto per me, credo sia giunto il momento di fare qualcosa per lui. Merita di avere una gioia.
Accendo l'iMac e inizio a cercare. Quando finalmente ho organizzato tutto mi sento soddisfatta e pronta per la sorpresa che spero possa piacergli.
Il telefono vibra. Sorrido raggiante.
«Ufficio dell'avvocato Emma Smith, posso esserle utile?»
«Quando torni? Già mi manchi!» brontola Ethan sospirando. «Aspetta un momento... ho sentito bene?»
Quando sono uscita da casa sua questa mattina, dormiva ancora. Mi è dispiaciuto ma dovevo affrontare da sola tutto questo, senza ulteriori pensieri o dubbi. «Hai sentito bene. È da pazzi, lo so ma ho un ufficio tutto mio. Questa sarà una buona avventura per me e sono emozionata. Forse dobbiamo festeggiare anche se prima devo fare una cosa...» mi fermo per riprendere aria.
«Ok Emma calma! Respira e ripeti lentamente», dice preoccupato.
Faccio un grosso respiro. «È andata bene. Ho un ufficio tutto mio quindi per me sarà una nuova avventura. Adesso so che potrà ingelosirti questo ma ho pensato di fare una sorpresa a Parker e ho già organizzato una cosa bella per lui. Oggi era davvero sereno e glielo devo, capisci?»
Ethan sospira. «A parte la gelosia cosa hai in mente?»
Spiego brevemente cosa ho fatto per lui. Segue un momento di silenzio. «E io che pensavo al peggio. Emma sei meravigliosa! Ti amo! Vedi di trovare cinque minuti anche per me oggi!»
Sorrido. «Certo, questa sera andiamo a cena da tua sorella!»
Sbuffa. «Ma io ti voglio tutta per me...»
Rido. «Mi avrai sempre tutta per te. Adesso devo lavorare e poi fare la sorpresa a Parker. A dopo!»
«A dopo amore!»
Mi sento leggera e anche in ansia per quello che ho organizzato per Parker. Spero capisca che anche se non stiamo più insieme potrà sempre contare su di me. Lo amerò sempre nonostante tutto.
Ad ora di pranzo, dopo avere aiutato un paio di clienti, soddisfatta mi alzo dalla scrivania e un po' tesa raggiungo l'ufficio di Parker.
Busso timidamente prima di sentire lo scatto della porta automatica. «Tea avevo detto niente visite a ora di pranzo. Oggi sono davvero incasinato...» si blocca non appena alza gli occhi dallo schermo.
«Ehi»
«Ehi», risponde quasi senza fiato.
«Ho pensato io ai tuoi clienti quindi sei libero per gran parte del pomeriggio che passerai con me!»
Aggrotta la fronte non capendo. Sorrido ancora emozionata per lui. «Ti aspetto fuori!»
Recupero la borsa e mi incammino verso l'entrata. Dopo un paio di minuti Parker si affianca curioso e titubante. «Tuo marito non sarà geloso?» sorride.
«Andiamo, ci aspettano!»
Cammino verso la mia auto. Parker mi apre la portiera. Ringrazio sedendomi al volante e attendo che entri anche lui e allacci la cintura.
Sono parecchio nervosa mentre prendo altre strade per non rovinargli la sorpresa. C'è parecchio traffico e le strade sono imbottigliare di auto e pedoni che rischiano di essere investiti da qualche stupido distratto al telefono o agitato per la fretta. Man mano che ci avviciniamo però, non mi sento poi così sicura. E se reagisce male? Se non accetta il mio regalo? Se mi sbraita contro?
Mordo il labbro posteggiando a pochi isolati di distanza. Sgancia la cintura guardandomi intensamente negli occhi. «Dove mi stai portando?»
Esco dall'auto. «È una sorpresa!» estraggo dalla borsa una benda e copro i suoi occhi.
Trattiene il fiato quando le mie dita sfiorano il suo viso. «Quante sono?» chiedo mettendo due dita davanti.
«Quattro?»
Sorrido. «Ok, adesso possiamo andare!» lo guido verso le stradine facendo attenzione a gradini e tutto il resto. Più volte rischiamo di fare danni tra le risate ma alla fine arriviamo davanti al palazzetto dello sport. Con il cuore che batte a mille saluto la guardia che mi augura buona fortuna con un cenno. Forse ne avrò bisogno.
Arrivo al centro del campo e mi allontano di poco. Parker si volta. «Emma che sta succedendo?»
«Appena te lo dico io, togli la benda ok? Non sbirciare!»
Indosso la maglia con la scritta Johansson, il fischietto e lo uso. In campo arrivano tutti con un gran chiasso e rido. «Ok adesso togli la benda!» ordino.
Parker scioglie il nodo e rimane bloccato. «Sorpresa!» urlo assieme ai ragazzini.
Lui sorride in credulo mentre mi avvicino con una maglia, un berretto e un fischietto.
«Che cosa significa tutto questo?»
«Significa che sei il nuovo allenatore di queste pesti! Spero ti piaccia questa sorpresa...»
Alza il mio viso con due dita. Mi guarda intensamente con gli occhi leggermente lucidi. Mi ritrovo tra le sue braccia. «Grazie! È meraviglioso!»
«Quindi accetti?»
«È un sogno che si avvera. Grazie!»
Scoppio in lacrime nascondendo il viso contro il suo petto. Sento il suo cuore battere all'impazzata.
Alza il mio viso. «Sei meravigliosa! Mi farai da assistente spero!»
Mordo il labbro. «Ci sarebbe un'altra persona che potrebbe aiutarti al posto mio se vuoi...»
Sorride. «Mi serve un assistente ma non lo rispetterò solo perché è tuo marito che sia chiaro!»
Rido. «Si, certo!»
Torna ad abbracciarmi. «Sono davvero, davvero felice!»
«Anch'io! Adesso presentati ai tuoi nuovi allievi e goditi questo pomeriggio. Dentro il borsone trovi quello che ti serve. Io mi metterò comoda. Devo finire di scrivere alcuni verbali o il mio capo mi sbraiterà contro!»
Ride. Si ricompone e poi inizia il suo primo giorno da allenatore di football o coach come lo chiamano i ragazzini.
Continuo a sorridere mentre seduta sugli spalti assisto alla scena.
Parker sembra un'altra persona. Corre, allena, incita quei ragazzini. Sembra proprio a suo agio e nel proprio ambiente.
Il telefono richiama la mia attenzione mentre osservo Parker correre con un gran sorriso.
«Tesoro dove sei finita?»
Guardo l'orologio. È già passato tutto questo tempo? Devo essermi proprio persa perché adesso mi toccherà sbrigarmi per tornare a casa.
«Ho fatto una sorpresa a Parker e mi sono proprio persa», ammetto arrossendo.
«Cosa?» strilla Lexa. «Che significa?»
Rido. «Oggi sono tornata al lavoro e visto che lui ha fatto un grosso regalo a me ho ricambiato. Ti spiego dopo!» taglio corto.
Lexa sospira. «Emma sicura di sentirti bene?»
Aggrotto la fronte. «Si, perché?»
«Perché questa sera dovrai fare anche una sorpresa a Ethan»
Mi alzo di scatto. «Oddio! Devo sbrigarmi!» strillo.
Lexa ride. «È solo il primo giorno di lavoro e tu sei già andata!» sbuffa.
Con il telefono tra la spalla e l'orecchio recupero tutte le mie cose e scendo dagli spalti. «Ho perso solo la cognizione del tempo. Dovresti vederlo, è felice!» sorrido mentre Parker si avvicina.
È sudato ma sorride e il mio cuore si riscalda. È pazzesco quanto un regalo inaspettato o una sorpresa possa cambiare la nostra giornata. A quanto pare questa è proprio la giornata delle sorprese perché ancora non ho finito. Tra poche ore toccherà a Ethan ricevere il suo regalo.
«Emma ci sei?» domanda allarmata Lexa.
«Si, si, ci sono! Ascolta, adesso torno subito a casa e sistemo ogni cosa. Ci vediamo a cena da Anya!»
«Ok, non correre!» mi rimprovera.
Parker mi guarda preoccupato quando chiudo la chiamata con la mia amica. «È successo qualcosa?»
Mi guardo attorno. Adesso siamo soli. «No, no. Ho solo dimenticato una cena importante e un'altra sorpresa ma riuscirò ad arrivare in tempo a casa!» dico quasi balbettando e agitata. Ethan deve assolutamente raggiungere il mio appartamento o la sorpresa non sarà più una sorpresa per lui.
Parker annuisce. «Allora vai, non fare tardi»
«E tu?»
Batte le palpebre, poi voltandosi sorride. «Io rimango ancora un po' in questo posto a godermi il mio regalo. A quanto pare tra un po' dovrò allenare dei ragazzi più grandi».
Non lo vedevo così raggiante da tempo. Lo abbraccio cogliendolo alla sprovvista. «Ci vediamo al lavoro signore!»
«A domani principessa e grazie ancora!»
Mi stacco indietreggiando. «Grazie a te per il cartellino!»
Ridiamo poi voltandomi affretto il passo verso l'auto. Nel frattempo chiamo Ethan.
«Sono dietro la porta!»
«Ah si? Come mai?» domando mentre sistemo il telefono in vivavoce e avvio l'auto con un rombo quasi assordante.
«Wow e quello cosa era?» ride.
«Trovi la chiave sopra lo stipite incastrata. Comunque la mia auto. È normale?»
«Certo che è normale! Ti aspetto a casa», replica tranquillo.
«Non staccare!» strillo quasi.
Non può e non deve muoversi dal mio appartamento. «Parker ti vuole come assistente», prendo subito il discorso mentre sfreccio ad una velocità moderata tra le strade di Vancouver.
«Sul serio?» sembra stupito.
«Certo! Dovrai andare il lunedì il mercoledì e il venerdì!», metto la freccia fermandomi davanti la pasticceria per prendere una torta e il vino. Non me ne intendo molto ma il commesso si rivela efficiente mentre intrattengo Ethan sulla mia scarsa conoscenza degli alcolici. Mi prende anche in giro. Passo a fare la spesa perché in casa ho la dispensa vuota.
Quando finalmente sono sotto casa stacco la chiamata e scendo velocemente dall'auto. Entro in ascensore e spero di arrivare prima della sorpresa di Ethan. Entro all'appartamento quasi con il fiatone. Spalanco la porta e con il piede la richiudo. Tolgo i tacchi ringraziando il pavimento fresco. Corro subito in cucina, sistemo la torta in frigo e il vino in una zona dove non può rompersi, le buste della spesa sul bancone e mi volto.
Ethan mi fissa con un sorriso. Se ne sta proprio davanti a me, in attesa. Le mie spalle si abbassano e gli getto le braccia al collo. Mi bacia con una certa urgenza. «Ciao!» saluta.
«Ciao», bacio il suo naso e poi sistemo la borsa sulla sedia. Sfinita mi lascio cadere due minuti sul divano. Devo trovare un modo per non fare uscire Ethan da questo posto.
Il mio telefono segnala una notifica.
Gruppo: "Le disperate!"
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Unstoppable 3
RomanceQUESTO È IL TERZO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima e seconda storia per capire questo terzo capitolo • TRAMA: È passato un mese da quando Emma è ritornata nella sua Vancouver, a casa. Il soggiorno a New York, non è andato...