Capitolo 43

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~ Ethan's POV:

«Oggi ci sarà anche la tua "bellezza"?»
TJ ghigna quando lo colpisco mettendolo ko sul tappetino azzurro.
Ci ritroviamo in palestra ad allenarci e in particolare per sfogare parte del nervoso accumulato in questi giorni.
«Non lo so!», provo a colpirlo ma questa volta è lui a mettermi con le spalle a terra. Il colpo lo sento appena. Mi rialzo in fretta passando subito al contrattacco. Pugni, pedate in sequenza mentre TJ a denti stretti tenta di parare i colpi cercando di non perdere anche la pazienza. Lo so come si sente in questo momento ed è la stessa sensazione che provo io ogni volta che penso a quello che è successo prima di Natale e a quello che ho visto quel giorno, davanti alla mia famiglia.
Lo so, merito tutto questo per le parole che ho usato contro di lei ma non ce l'ho fatta. Non ce la faccio, non riesco proprio ad accettare questo brutto affronto. Per non parlare del fatto che ho conosciuto un altro pezzo del suo doloroso passato e sono riuscito a stento a trattenermi. Avrei fatto fuori quello stronzo. La guardava come si guarda una torta piena di glassa dopo un'ora di palestra. Quel Jake si vedeva chiaramente che era ossessionato.
Il solo pensiero mi manda in bestia. Inoltre devo ancora fare i conti con Parker. Non riesco a tollerare la sua vicinanza. Non può toccarla. Non può starle sempre attaccato.
È colpa mia se lei lo ha conosciuto. Dovevo essere sincero sin dall'inizio. Invece ho pensato alla copertura, ho pensato di tenere a bada Tara a Drew, ho pensato alle corse e al lavoro mettendola sempre in secondo piano per paura di ammettere i miei veri sentimenti.
Sono stato davvero un codardo. Mi sono dato la zappa sui piedi da solo e ora sono costretto a soffrire.
Stringo i denti colpendo TJ quasi sul viso e lui si abbassa cadendo a terra e mettendo le mani avanti. «Cazzo! La faccia mi serve amico!»
Lo aiuto a rialzarsi e poi ricominciamo.
«Che succede?» mi fa uno sgambetto e finisco a terra.
So di potermi fidare di lui. «Da quando mi ha detto che convive con lui, non riesco più a fidarmi. Ho ricevuto parecchi schiaffi nella vita, tutti da parte di persone che dicevano di amarmi ma non mi sono mai sentito in questo modo!»
«Sei arrabbiato e deluso, mi sembra normale», asciuga la fronte con una mano mettendosi in posizione.
«Non sono realmente arrabbiato, sono solo stanco. Sento un grosso nodo dentro lo stomaco e fa male. Continua a stringere e a soffocarmi.»
TJ sembra riflettere sulle mie parole. Tenta anche di impegnarsi a difendersi contro i miei continui attacchi ma alla fine si getta sul materasso sfinito. «Tregua! Quel nodo che sentì si chiama amore e ti mangerà vivo se non la smetti di piangerti addosso e non ti rialzi! Andiamo Eth, ti comporti sempre da stronzo al lavoro, adesso è l'occasione per dimostrarlo no?»
Bevo un sorso di bibita energetica asciugando la fronte. «Non credo sia la cosa giusta! L'ho già ferita ignorandola e so che si starà già pentendo della scelta che ha fatto. Non posso continuare a farmi e a farle del male», recupero il borsone e usciamo dalla palestra.
«Allora dimenticala! Sei bello, stronzo e di certo non ti mancano le ragazze pronte a gettarsi tra le tue braccia. Uno schiocco di dita e cadono ai tuoi piedi», indossa gli occhiali da sole ed entra in auto.
Avvio il motore. «Non ho bisogno di un ripiego per sentirmi meglio! Ho bisogno di lei!» ammetto spalancando gli occhi incredulo. Stringo la presa sul volante e premo sull'acceleratore.
TJ ride. «Ti ha proprio fritto il cervello. Cosa ha di speciale? È così brava a letto?»
Lo trucido con lo sguardo e lui si rannicchia quasi appiattendosi contro il sedile ma sul suo viso non c'è traccia di paura al contrario sta ghignando e sa che odio le provocazioni.
«Ha di sicuro quello che le altre non hanno!» ribatto asciutto.
TJ si ricompone ma continua a guardarmi divertito. «Continuo ad incuriosirmi. Non hai risposto nel dettaglio quindi deduco sia anche per quello».
Premo sull'acceleratore costringendolo a stringere la mano sul sedile per tenersi. Sbianca mentre drifto nelle curve prima di fermarmi sotto casa. Scendo dall'auto lasciandolo intontito e salgo al piano di sopra.
Mi spoglio fiondandomi dentro la doccia. Lascio scivolare assieme alla cascata d'acqua ogni pensiero tenuto nascosto così come quel segreto che continua a mangiarmi vivo.
Il problema è che a me piace essere stronzo e mi piace anche farla soffrire ignorandola mentre allo stesso tempo mi sento in colpa perché la conosco e so che si sta già pentendo della scelta. Sono bravo a muovere i fili. Sono bravo a fare sentire la mia assenza.
Mi domando cosa sta facendo e scaccio in fretta il pensiero perché non posso continuare così. Lei ha scelto il suo presente ed io devo accettarlo anche se non ci riesco.
TJ bussa prima di entrare in bagno. Anche lui ha già fatto la doccia e cammina per casa in asciugamano. Mi fissa a braccia conserte.
Mi volto verso di lui. «Che c'è?» taglio il lieve accenno di barba e sistemo i capelli.
«Stai davvero pensando ai capelli? Amico hai proprio bisogno di un supporto psicologico!» sospira e se ne va.
Lo seguo prendendo dalla camera degli indumenti puliti. «Voglio essere impeccabile oggi!» ghigno.
TJ aggrotta la fronte. «Che cosa hai in mente? Conosco quello sguardo e non promette niente di buono».
Sorrido ancora infilando la maglietta. «Oh, lo vedrai!»
È da giorni che ci penso. Ormai ho perso ogni cosa. Tanto vale eliminare il dolore dalla radice.
Mentre TJ se ne sta in soggiorno a giocare con la PlayStation con mio cognato arrivato da poco, mi richiudo in camera.

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