Capitolo 41

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Tubino nero stretto, tacchi alti, capelli lisci lasciati liberi sulla schiena nuda, trucco pieno di lustrini, cammino accanto a Parker verso il locale di David dove tutti abbiamo appuntamento per passare una serata tranquilla prima della fine dell'anno. La mano di Parker sulla mia schiena manda calore su per il corpo. Cerco di non cadere dritta sull'asfalto a causa dei tacchi dall'aspetto pericolosamente comodo. Scelta sbagliata la mia. Non sono mai stata brava in fatto di shopping.
«Ma guardala!», Lexa si fa strada con un sorriso mozzafiato e un bicchiere pieno di sangria in mano pronta ad abbracciarmi. Per un attimo temo possa imbrattarmi da capo a piedi. «Sei sexy! Ciao Parker», mi trascina subito dietro il bancone. Ritrovo tra le mani un bicchiere di sangria e poi vengo portata verso il gruppo di amici al tavolo intenti a fare conversazione.
«Ehi che bella!», Anya fa per alzarsi ma poso subito il bicchiere sul tavolo e mi abbasso per abbracciarla. «Come state?», domando toccandole il pancino che continua a crescerle.
Anya si illumina. «Stiamo benissimo».
Parker mi fa sedere sulle sue ginocchia. Non sono solita mostrarmi così di fronte alle persone però mi piace questo lato sfrontato che lui ha. Non si preoccupa minimamente del giudizio altrui. Per lui non conta il resto, solo noi due, insieme. Abbiamo trovato un certo equilibrio in casa e se prima trovavo difficile ritrovarlo in camera o in cucina a suo agio, ora mi piace. Vedere il suo sorriso al mio risveglio, quel modo di guardarmi e le sue premure, mi hanno fatto cambiare in parte l'idea sbagliata che avevo sulla convivenza e mi hanno fatto riscaldare il cuore. Forse lo guardo con orgoglio perché mi pizzica una guancia per riportarmi al presente. Arrossisco e sorseggio il mio alcolico.
I ragazzi parlano di partite, di gioco, di attività all'aperto. Anya e Lexa invece stanno discutendo di moda e accessori per neonati. Lexa sembra essersi ripresa dalla brutta vicenda che l'ha vista coinvolta. Sorride e ha pure ritrovato il suo spirito pieno di ottimismo e umorismo che la caratterizza. Guardo tutti con un sorriso e finisco il primo bicchiere di sangria della serata.
«Vado a prenderne un altro», mi alzo e cammino verso il bar. Ordino al cameriere un giro per i miei amici e penso anche ad Anya facendole realizzare un cocktail analcolico con tanto di ombrellini e frutta. Quando le arriva al tavolo batte le mani entusiasta alza il calice e mima un brindisi nella mia direzione. Rido e prendo il bicchiere che il ragazzo mi sta passando. In fondo alla sala, un gruppo sta animando la serata e una grande folla di persone sta ballando.
«Emma?»
Per un attimo mi fermo. Il mondo inizia ad andare a rallentatore. Tutti sfilano intorno, vanno e vengono da una parte all'altra del locale presi da una strana frenesia, mentre io, rimango immobile. Sento il gelo impossessarsi del mio corpo. Il mio cuore perde un battito al suono di quella voce. Non può essere vero.
«Oddio, Emma sei tu?»
Deglutisco e i miei occhi si riempiono di lacrime. Le mie labbra tremano. Riesco a fare un passo avanti poi un altro e un altro ancora e scappo lontano dal bancone. Il più lontano possibile, facendo finta di non avere sentito. Incapace di voltarmi verso quella voce. Il mio petto, inizia ad alzarsi e ad abbassarsi pesantemente. No, non è possibile. No, non qui, non ora. Lui no, lui no. Continuo ad urlare mentalmente mentre in stato di shock raggiungo il tavolo. Lexa si accorge subito che qualcosa non va ma prima che lei possa fare domande, stampo un sorriso falso sulle labbra. Tremo visibilmente quando prendo il bicchiere e mando giù un lungo sorso per placare l'angoscia. Devo affogare ogni sensazione nel profondo, la dove era rimasta a lungo latente.
La mano di Parker sulla schiena, sembra più una frustata sulla carne nuda che una carezza. Sobbalzo e se ne accorge. Vedo attraverso il suo sguardo i miei occhi smarriti e spaventati. «Tutto bene amore?», aggrotta le sopracciglia e avvicina il suo viso al mio. Sorrido e con la mano sulla sua guancia gli stampo un bacio a fior di labbra. «Si, c'era una gran fila. Ho ordinato qualcosa da mangiare».
Parker non sembra convinto ma accetta la mia risposta come se avesse appena ingoiato un limone. La sua mano continua la carezza sulla mia schiena nuda e mi rilasso nonostante i miei sensi sono ormai da un paio di minuti tesi e in allerta.
Arriva la pizza e nessuno fa complimenti. Addento il trancio per placare il nervoso anche se non ho fame. Lancio sguardi ovunque in attesa che quel qualcuno sbuchi di nuovo dal nulla. Il mio stomaco si contrae e poso il trancio sul piatto allontanandolo.
«Sei in ritardo!», strilla Anya per sovrastare il frastuono.
Ci voltiamo tutti e vediamo Ethan. Con lui c'è TJ. Quest'ultimo mi sorride aprendo le braccia. Mi alzo e vado subito ad abbracciarlo. «Ehi che ci fai tu qui?»
TJ si stacca e con le mani sulle braccia scruta il mio sguardo. Mi sento un po' a disagio e poi ripenso a come spiegare la storia con Parker visto quello che è successo a Las Vegas. Dubito che Ethan gli abbia detto come stanno realmente le cose. «Passavo da queste parti. È bello rivederti. Ti trovo bene. Sei...», fa su e giù con gli occhi. Arrossisco sotto il suo sguardo. «Sei davvero incantevole e bella».
TJ è un bel ragazzo. Un po' troppo convintone per i miei gusti ma simpatico.
Qualcuno alle nostre spalle tossicchia e ci stacchiamo. «TJ, lui è Parker».
TJ lancia uno sguardo a Parker e fa un cenno con la testa. Capisco subito che non gli sta a genio quando fissa il suo amico.
Torniamo a sederci e Parker circonda la mia vita con un braccio. Non ho ritrovato la fame ma un po' di umore si è innalzato. Ho ancora una certa ansia a dire il vero e spero di avere avuto li al bancone una strana allucinazione dovuta alla sangria.

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