Capitolo 17

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"È vero: al mondo siamo sei miliardi di persone e siamo in continuo aumento. Ciò nonostante tu per me fai la differenza. Fai la differenza perché sei stato il primo che mi ha guardata per davvero e non come una persona fragile. Fai la differenza perché non hai mai cercato di cambiarmi, accettandomi per quella che sono nonostante i miei tanti difetti. Fai la differenza perché non mi hai mai giudicata sostenendomi e spingendomi a crescere, a maturare me stessa, a superare le mie paure. Fai la differenza perché hai riposto fiducia in me anche quando non dovevi perché ti ho deluso.
Questo piccolo regalo va a te, perché sei stato il primo ad amarmi realmente, senza mezze misure e ad avere fiducia nel nostro 1+1= noi!

-Emma"

Incarto il regalo per Ethan, lego il biglietto e lo sistemo dentro il suo armadio. Non riesco a dormire e non credo di essere pronta a partire. Purtroppo devo tornare alla realtà e prima lo faccio meglio sarà per me. Devo rimettere i piedi sul terreno solido e camminare. A Vancouver non solo mi aspetta un ragazzo a cui devo delle spiegazioni ma anche un nuovo lavoro, delle amiche bisognose di aiuto e affetto, una vita normale e tranquilla, spero.
Siedo sul letto e guardo Ethan mentre dorme tranquillo con un braccio attorno al cuscino. Mi è sempre piaciuto guardarlo dormire. Devo tenere a bada l'istinto di svegliarlo e stringermi ancora a lui, bisognosa di attenzioni. Devo essere forte, continuo a ripetermi.
Senza fare rumore porto il borsone in soggiorno. Fuori è ancora buio. Sono davvero stanca e non so ancora come andrà a finire tutta questa storia e in che modo si concluderà la mia giornata. In cuor mio spero ancora che le cose possano tornare al loro posto. In cuor mio, spero ancora di non dovere prendere una decisione perché ora come ora non riuscirei proprio a decidere. Rannicchiata sul divano mi guardo attorno. Il tempo sembra prendere il volo quando si ha paura di affrontare la realtà. Inizio a sentirmi in ansia e per tenere a bada tutto quanto, preparo la colazione. Sforno dei biscotti e li sto sventolando per farli raffreddare con uno dei guantoni quando Ethan compare sulla soglia appoggiandosi allo stipite della porta. Incrocia le braccia e i suoi occhi si posano sui miei. Sono: intensi, lucidi, diretti. Un brivido percuote la mia spina dorsale e distolgo subito lo sguardo versando del caffè in una tazza e sistemando i biscotti ancora caldi su un piatto.
Notando i miei modi, la mia premura, la mia ansia, non dice niente. Prende posto sullo sgabello e assaggia un biscotto inzuppandolo nel caffè. Sembra perso tra i suoi pensieri.
Attendo un suo parere ma non arriva. Prendo un biscotto e lo assaggio. Faccio una smorfia perché non capisco cosa ci sia che non vada perché sono buoni. Apro la dispensa, prendo il burro d'arachidi e cospargo il biscotto porgendoglielo. Assaggia e continua a non battere ciglio. Sospiro e prendo il viso tra le mani. Se continuiamo così va a finire che crollo e non voglio assolutamente piangere. Ho bisogno che mi dia forza. Non voglio apparire così fragile e insicura perché inizio anche a sentirmi male nella mia stessa pelle.
Sento lo sgabello stridere sul parquet e poi le sue braccia mi avvolgono. Usa più forza del solito riversando tutta la sua preoccupazione nell'abbraccio. Stampa un bacio sulla mia testa e accarezza le mie braccia stringendomi contro il suo corpo caldo. Sotto pelle riesco a sentire i battiti del suo cuore in aumento. So che sta pensando troppo, so che parlerà, che farà qualcosa, che mi convincerà che tutto andrà bene. Ho bisogno che mi sostenga come ha sempre fatto in questi giorni.
«Sono buoni», solleva il mio mento e con un sorriso dolce stampa un bacio sulle mie labbra lasciando il gusto dolce dei biscotti e del burro d'arachidi. «Finiamo di fare colazione e poi usciamo?»
Ho ancora qualche ora prima della partenza. Lancio uno sguardo all'orologio sulla parete e poi alla vetrata. L'alba sta tingendo di luce il cielo. Annuisco e mi siedo accanto a lui. Con il telefono scatto una foto alla vista mozzafiato e poi mentre attento che Ethan si prepari per uscire, mi siedo di fronte alla vetrata e contemplo il paesaggio pieno di luci e anime perdute. Mi perdo in quell'immenso spazio pieno di luci, rumori e sentimenti.
«Possiamo andare?», domanda contro il mio orecchio facendomi sobbalzare.
Intenta a perdermi sotto il calore dell'alba, non mi sono minimamente accorta che si è avvicinato. Non ho sentito i suoi passi e mi ha colta di sorpresa. Noto che ha la macchina fotografica in mano ma non faccio domande. So che vuole immortalare i nostri momenti dopo averli vissuti, per renderli maggiormente indimenticabili, indelebili ed eterni.
Camminiamo lungo la via principale fermandoci di tanto in tanto nelle piccole bancarelle per osservare e comprare qualcosa. Prendo una nuova cavigliera e un nuovo piercing. Ethan sorride sotto i baffi facendomi arrossire. Impazzisce per il piercing che ho all'ombelico. Ricordo ancora la prima volta che lo ha visto. Sorrido e passo alla bancarella successiva.
Dopo pranzo, prendiamo delle caramelle gommose e bisticciamo sui gusti diversi. «Odio quelle alla frutta con lo zucchero. Sono terribili e mollicce.»
Per tutta risposta esce la lingua mostrando la caramella che tiene in bocca. Faccio una smorfia disgustata e lui ride avvicinandosi. Lo spintono e ridacchio ma afferra la mia vita e prova a mordere il mio collo come un ragazzino. Riesco a svincolarmi e indietreggio con le mani in vista.
«Non puoi sfuggirmi», si avvicina divertito e mi solleva per la vita. Mi aggrappo subito a lui come una scimmietta e rido sulla sua spalla. Il tempo sembra fermarsi nell'esatto istante in cui i nostri sguardi si incrociano. I miei battiti aumentano mentre il mio corpo scivola contro il suo. Le sue labbra si avvicinano subito alle mie. Ci baciamo in mezzo alla folla, stretti nel nostro abbraccio speciale.

«Prometti che non rimpiangerai niente», alza il mignolo. Lo stringo con il mio. Ho un grosso nodo alla gola che cerco di tenere a bada da quando mi sono alzata. Spero di riuscire ancora a trattenermi. «Prometti che starai attento.»
In risposta stringe il mio mignolo con il suo è sorridiamo. «Prometti che farai quello che ti dice il cuore senza paranoie.»
«Prometti che non correrai nessun rischio inutile e tornerai sereno.»
«Prometti che in mia assenza ti prenderai cura di mia sorella e di te stessa.»
«Prometti di non avere ripensamenti sul tuo lavoro.»
Ridiamo come due scemi e ci abbracciamo.
«Ti amo piccola. Sta attenta e fa buon viaggio. Per qualsiasi cosa chiama e io arriverò.»
«Anche tu fa lo stesso. Mi manchi!»
«Mi manchi! Vorrei tanto potere fermare il tempo.»
Bacio la sua guancia e la accarezzo con delicatezza mentre chiude gli occhi. Non ho mai visto un Ethan così aperto sentimentalmente, così dolce e tenero. Non ho mai visto Ethan così coinvolto. Non ho mai visto un Ethan così esposto. Ho paura, una paura matta per lui. Vorrei fermare il tempo per lui e tranquillizzarlo. Capisco che entrambi stiamo mettendo in gioco qualcosa di importante e che entrambi abbiamo tanto da perdere.
Prende il mio viso baciandomi con impeto e lasciandomi come sempre senza fiato. «Cazzo! ti amo così tanto piccola. Adesso va, altrimenti ti tratterrò e non so se poi riuscirò a lasciarti andare.» La sua voce trema.
Ricaccio il nodo e sorrido tranquilla. «Ti chiamo quando arrivo ok?»
Annuisce e lascia la presa lentamente, quasi a fatica. Saluto con la manina e volgendo lo sguardo alla ragazza che ho davanti consegno il mio biglietto e vado avanti senza voltarmi.

Il viaggio in aereo sembra durare un'eternità. Il volo è partito in ritardo di due ore. Arrivo a Vancouver sul tardi, parecchio stanca. Cammino verso l'uscita e mi abbraccio perchè fa davvero freddo. Chiamo un taxi e mi faccio riaccompagnare a casa. Che strana parola: casa. Cerco di non appisolarmi e scrivo un messaggio a Ethan.

Emma: "Arrivata dopo due ore di ritardo. Spero tu stia bene. Notte notte."

Risponde dopo pochi secondi.

Ethan: "Stavo iniziando a preoccuparmi e a mandare la polizia a cercarti. Scrivi quando sei a casa."

Quando il taxi si ferma davanti al palazzo, pago la corsa e salgo al piano di sopra prendendo il vecchio ascensore traballante. Quando entro l'appartamento sembra così vuoto e freddo. Getto il borsone di lato nella mia stanza e mi sdraio sul letto.

Emma: "Sono a casa finalmente!"

Arriva subito una chiamata. Sorrido e mettendo in vivavoce mi sistemo sotto le coperte.
«Il letto non è più lo stesso senza di te», scherza. Lo sento anche sospirare e immagino la sua tristezza che inizia a lacerarmi il cuore.
«Il letto qui è gelido.»
Sospira. «Ho trovato una cosa dolcissima dentro l'armadio. Davvero Emma, non ho parole per dirti che sei meravigliosa. Ti amo.»
Sorrido. «Deduco ti sia piaciuto.»
«Solo? È fantastico il modellino della mia vecchia auto. Come hai fatto a troverlo? Poi Elvis e la nostra foto? non riuscivo e non riesco a smettere di sorridere quando li guardo. La cosa che più mi è piaciuta però è il biglietto. Sono rimasto proprio senza parole. Riesci sempre a sorprendermi piccola. Vorrei abbracciarti e ringraziarti per ore a modo mio.»
«Nessun ringraziamento. È un piccolo regalo fatto con il cuore. Volevo che avessi qualcosa anche tu. Ho pensato a te quando ho visto queste cose e le ho prese. Il biglietto è solo il mio unico modo di ringraziarti per quello che hai fatto per me e per dirti che ti amo. So che non sempre riesco a dirlo.»
Mugola come un bambino capriccioso. «Mi manchi!»
Rido. «Ho lasciato una piccola boccetta del mio profumo nel tuo bagno.»
Lo sento armeggiare con qualcosa poi esulta come un ragazzino. «Essenza di Emma. Dovrò accontentarmi ed essere parsimonioso con questa. Non cambierò le lenzuola per qualche giorno ad esempio.» Faccio una smorfia. «Sto scherzando piccola non fare così.» Ride.
Sorpresa scuoto la testa. «Mi metti a letto? Sono stanca e qui fa un freddo tremendo.»
«Certo piccola. Ti riscaldo io. Vuoi che ti racconti una storia?»
Mi stringo sotto le coperte annuendo. «Parlami della nostra casa», chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suono caldo e familiare della sua voce.

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