Capitolo 22

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~ Ethan's POV:

Oggi ho uno strano presentimento. Sento una certa ansia addosso. Supero il ceck-in e dopo avere consegnato il bagaglio, il biglietto e mostrato i documenti recupero la carta d'imbarco e trovo il gate. Passo tranquillamente lo scanner salutando qualche guardia che conosco. Attendo l'orario prestabilito e finalmente mi ritrovo su questo maledetto aereo pronto per raggiungere Vancouver. Ho preferito un viaggio corto anziché prendere l'auto e fare delle soste. Mio padre arriverà sul tardi a casa e voglio accoglierlo e riabbracciarlo per come si deve. Non ci vediamo da mesi e ammetto che mi manca parlare con lui e battibeccare per cose futili. Mi mancano le sue perle di saggezza, i suoi commenti sarcastici e le sue occhiate complici. Abbiamo trovato un appartamento niente male. La vista è spettacolare e il quartiere tranquillo e non troppo lontano dall'appartamento di Anya e della mia Emma.
Spero di farle una piccola sorpresa anche se ho il sospetto che si trovi con Parker in questo momento. Quei due sembrano affiatati e già sposati nonostante i piccoli litigi comuni. Questa cosa mi fa davvero paura e mi rende parecchio insicuro e nervoso. Mi destabilizza perché io non sarò mai come lui. Io sarò sempre uno stronzo bugiardo che demolisce ogni cosa.
La gelosia che nutro verso questa ragazza è così tanta che ho paura di commettere altri sbagli allontanandola ulteriormente dalla mia vita.
Ho troppe cose a cui pensare in questo periodo. La nascita della mia nipotina, il divorzio di mia madre, il nuovo lavoro di mio padre, la fine del mio. Ho uno strano accumulo dentro e rischio di scoppiare.
Passo la mano sul viso frustrato. Devo resistere ancora qualche mese. Un bambino a pochi sedili di distanza continua a frignare mentre il padre e la madre sono troppo impegnati a discutere tra loro. Spero di non finire in quel modo. Non voglio essere un padre assente, un marito stanco, tanto meno troppo rigido.
Infilo le cuffie e provo a rilassarmi per il resto del volo.
Arrivo a Vancouver con ben due ore di ritardo. Mi accorgo subito del tempo e del freddo.
Recupero la valigia e mi incammino verso l'uscita dell'aeroporto. Infilo un berretto e chiamo un taxi.
Il traffico è snervante ma rispetto a New York o Las Vegas, accettabile e sopportabile.
Arrivo di fronte al palazzo. Pago la corsa al tassista e recupero le valigie. Suono e la voce di Mark rimbomba attorno.
«Aprimi cognatino!»
Ride per il diminutivo. Se c'è una cosa che non si può usare con lui è proprio questa.
Uso il vecchio ascensore traballante presente in questo palazzo storico. Attendo alzando gli occhi al cielo e quando sento il classico suono seguito dell'apertura delle porte, mi ritrovo due braccia addosso.
Anya si avvinghia strillando e stampando tanti baci sulle mie guance.
«Fatti vedere!» stringe il mio viso.
La tengo con delicatezza per paura che si faccia male nel suo stato, ma come sempre è una pazza. La gravidanza la sta rendendo ancor più imprevedibile.
Mark scuote la testa prima di salutarmi con un breve abbraccio. Trascina la valigia dentro e poi mi fanno entrambi cenno di entrare per pranzare con loro.
«Come stai?» domanda mio cognato mentre ci sediamo a tavola.
Mi stringo nelle spalle. «Stanco», replico.
«Dopo ti accompagno io a casa, poi facciamo un giro?»
Accetto. Ho bisogno di passare del tempo con il mio migliore amico. TJ la prende sempre e troppo sul ridere.
Mark invece comprende perfettamente il mio stato d'animo e in più non mi giudica mai ridendo di me ma tenta di farmi ragionare.
«L'avete vista?» domando incapace di tenere a freno le domande su di lei. Devo sapere dove si trova prima di andarla a trovare e magari vederla con lui mandando in tilt il mio cervello.
«Oggi no», Anya fa una smorfia. «Sarà da Parker, avevano un appuntamento ieri».
Stringo la presa sulla forchetta e metto in bocca una manciata di riso per trattenere ogni pensiero.
In parte comprendo la sua indecisione. Non posso giudicarla per questo. Da un lato c'è il suo Parker, il ragazzo che l'ha tenuta al sicuro per mesi mentre dall'altro vorrei che scegliesse me e solo me perché lei è solo mia. Questa sua indecisione nasce anche a causa mia. Ho destabilizzato la sua tranquilla quotidianità. Ho dato una scossa alla sua nuova vita trascinandola ancora nel mio mondo.
«Pensi di andarla a trovare prima della tua ripartenza?» domanda biasciando Anya guardandomi con i suoi occhi chiari in grado di mettere in dubbio ogni cosa certa.
«Si, ho bisogno di vederla e accertarmi che stia davvero bene per come vuole fare credere».
Anya smette di masticare. «Pensi che stia mentendo?»
Annuisco pulendo gli angoli della bocca e sorseggiando un po' d'acqua.
«Cosa avete fatto a Las Vegas?» inarca un sopracciglio.
Forse arrossisco perché Mark ridacchia dandomi subito una pacca sulla spalla. «Amico mi sa che hai fatto il danno questa volta!» continua a ridere.
Allontano il piatto vuoto e sospiro. «Penso lo abbia fatto più lei dentro la mia testa», ammetto.
Anya guarda Mark poi tocca la pancia e sorride. «Prima o poi sceglierà. Datele un po' di tempo. Conosco Emma, si starà sentendo sotto pressione e quando si sente così è meglio non pressarla troppo. Tu non fare cazzate!» si alza per prendere il secondo.
Dopo pranzo mi riposo sul divano accanto al mio amico. Le ore di viaggio mi hanno distrutto. Devo fare una doccia e una dormita.
«Quando arriva papà?»
«Questa sera sul tardi. Non ha specificato, sai com'è!» brontolo stropicciando gli occhi. «Ti dispiace se faccio una doccia prima di uscire?»
«Fa pure fratellone! In bagno trovi quello che ti serve». Asciuga le mani e va a sedersi accanto a Mark che le posa subito un bacio sulle labbra e poi sul ventre dove la mia nipotina inizia a crescere. Ricordo del regalo che le ho preso e sorrido chiudendo alle mie spalle la porta del bagno.
Dopo la doccia, mi sento parecchio rilassato.
Mark mi attende per la nostra uscita così mi affretto a recuperare il regalo porgendolo ad Anya che strilla emozionata quando scarta l'involucro trovando una tutina con la stampa degli AC/DC. Incredula inizia a stringerla al petto e poi scatta delle foto da mandare a mamma e alle sue amiche lontane e credo anche ad Emma anche se so che continua a fare attenzione con lei principalmente dopo la sua fuga. Sappiamo che Emma sta soffrendo in questo periodo. Avere due amiche in dolce attesa le fa riaffiorare un vecchio ricordo. Se ci ripenso la rabbia prende il sopravvento perché la perdita del nostro bambino, mi fa sentire in colpa. Non ero con lei in quei tre mesi e questo senso di colpa continua a lacerarmi dentro perché forse tutto questo sarebbe potuto andare diversamente.
In questo momento avremmo avuto un piccolo Jace o Noel o Noah o una piccola Rachel o Ashely tra le braccia.
«A cosa pensi?»
Mark mi riscuote dalle mie strane fantasticherie. «Niente andiamo? Lascio le valigie e facciamo un giro!»
Saluto Anya ed esco dall'appartamento con il mio migliore amico che continua a fissarmi con sospetto. Se metto in mostra i miei pensieri, mi prenderà per stupido e non è quello che voglio. Ormai non posso cambiare quello che è stato. Posso solo andare avanti smettendola di fare continui errori e di mentire.

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