Capitolo 40

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Vestito rosso fuoco corto dal generoso décolleté. Tacchi alti, trucco leggero, un sorriso stampato sulle labbra e lo stomaco contratto per l'ansia. Suono il campanello e sento dei passi svelti lungo quello che dovrebbe essere il corridoio. Parker tiene stretta la mia mano, una presa quasi dolorosa. Non sembra affatto nervoso o se lo è riesce come sempre a nasconderlo meglio di me. La porta si spalanca e due manine mi si attaccano addosso. Mi ritrovo ad abbassarmi e a sollevare il piccolo Tommy. Lo tengo stretto e stampo piccoli baci sulla sua guancia. Quanto mi è mancato. «Ciao tesoro!»
Tommy lancia uno sguardo a Parker, saluta più per cortesia che per simpatia con la mano e mi trascina verso il soggiorno dell'appartamento della mia amica pieno di gente, senza curarsi del ragazzo che teneva stretta la mia mano pochi secondi prima. Mi scuso con lo sguardo e lo vedo sorridere. So che non è poi così tranquillo. Il pensiero di passare il Natale con gli Evans, mette tutti un pò in agitazione, soprattutto me per ovvi motivi. Lexa arriverà a breve. Per fortuna non passerò la giornata senza di lei. Questo è il mio primo vero Natale. Spero vada tutto bene.
La luce del giorno rende l'atmosfera del piccolo salotto magica. Il tavolo a poca distanza nella sala da pranzo adiacente alla cucina è apparecchiato con cura, con una tovaglia natalizia molto elegante e raffinata. L'albero addobbato in un angolo, le luci colorate accese e appese in alcuni angoli strategici della casa. Le tonalità estive delle pareti e degli arredi rendono l'ambiente accogliente. Questo posto mi piace. Anya è stata brava a sistemare la sua casa. Mi domando come sarà la camera della sua bambina quando inizierà a sistemarla.
Saluto la mia amica che mi getta le braccia al collo ringraziandomi per i regali. Passo al resto dei saluti un pò impacciata. Vengo abbracciata dai nonni, da Ester, da Daniel e poi di nuovo da Tommy che pretende che io mi sieda accanto a lui sul divano per giocare con il suo nuovo gioco al Nintendo Ds. Gli ho regalato proprio uno dei giochi perchè sapevo che non riusciva a trovarlo. Non avrei mai immaginato che ci tenesse davvero tanto.
Non vedo Ethan da nessuna parte e per un momento ho il timore che sia ripartito a causa mia. L'idea di non rivederlo mi logora dentro. Sono giorni ormai che non ci vediamo e che lui mi evita. So che non accetterà mai la mia decisione ma è andata così, non posso cambiare le carte in tavola.
Siedo composta accanto a Tommy mentre Parker prende posto di fronte a me e accanto al nonno che mi osserva enigmatico, uno di quegli sguardi in cui chiede silenziosamente: «è successo qualcosa con mio nipote?».
Credo sappiano tutti cosa ho fatto: ho spezzato il cuore al loro ragazzo per la seconda volta ma questa volta l'ho fatto per proteggermi anche se continuo a sentirmi uno schifo e continuo a chiedermi se ho fatto la cosa giusta accettando la proposta di Parker.
Quando Lexa arriva mi sento un po' più tranquilla. I miei polmoni tornano ad ossigenarsi per un momento. Sono circondata dagli affetti ma sento una grossa mancanza, una al centro del petto che non mi fa respirare. Sento che manca un pezzo importante. Il tassello che tiene unito tutto l'ingranaggio.
«Tutto bene?», domanda la mia amica posando la sua mano sulla mia. David chiacchiera con Parker. I due sembrano andare d'accordo. Anche il nonno sembra a suo agio con lui.
«Penso di sì. Sai, sono un po' nervosa», ammetto abbattuta.
Lexa drizza le spalle guardandosi attorno poi si abbassa per sussurrare: «verrà?»
Mi stringo nelle spalle. «Non lo vedo da giorni. Non ne ho idea». Proprio mentre pronuncio queste parole, in soggiorno arriva lui. Le spalle tese, gli occhi freddi, una posa innaturale ma possente. Lo sguardo calcolatore. Ogni fibra del mio corpo si tende. Sento un brivido percuotermi la spina dorsale. Abbasso lo sguardo e mi alzo chiedendo subito del bagno. Sento mancare l'aria ai polmoni. Non posso farcela. Mentre percorro il corridoio quasi correndo e mi richiudo nel piccolo bagno, continuo a ripetermi come in preghiera di non abbattermi. Cammino avanti e indietro per non perdere il controllo.
Sento le risate provenienti dal soggiorno. Appoggio i palmi sul lavandino e lancio uno sguardo allo specchio. La persona riflessa non sono io, è solo il guscio che ho costruito per non lasciarmi distruggere. Sciacquo le mani e conto per un paio di secondi prima di uscire. Tornata in soggiorno, prendo posto nuovamente accanto a Tommy.
«Non ti sei sposata?» domanda con i suoi occhietti attenti.
Inarco un sopracciglio ridacchiando nervosa. «No piccolo», scompiglio i suoi capelli. Perchè diavolo mi ha appena fatto questa domanda?
«Allora perché non ti sei fidanzata con mio fratello?»
Gli occhi di tutti mi si appiccicano addosso come gomme da masticare sui capelli. Adesso? Schiarisco la voce agitandomi visibilmente sul posto. «Perché sto con Parker e amo lui», rispondo intristendomi. Amo anche tuo fratello, vorrei rispondere mentre mordo le guance.
A Tommy non sfugge di certo il mio sguardo e so che se non lo fermo potrebbe esagerare con le sue domande. «Perché non andiamo a lavare le mani? Tra poco si pranza», mi alzo portandolo verso il bagno. Ester mi lancia uno dei suoi sguardi pieni di scuse, lo stesso fanno Anya e Mark.
Di ritorno mi fermo in cucina per aiutare Anya a tirare fuori dal forno la lasagna che con ogni probabilità ha preparato sua nonna. Non sapevo che cucinasse così bene. Ha un odore buonissimo. Inizio a tagliare e a distribuire sui piatti. Serviamo a tavola e Anya chiama tutti. Vado a finire tra Ethan e Parker. Temo sia stata Lexa perché lei si siede accanto a Tommy e David sorridendo. Mi irrigidisco maggiormente. Questo doveva essere un Natale sereno e in famiglia non un Natale pieno di tensione.
Iniziano le chiacchiere, le risate, le foto. Tutto sembra andare liscio come l'olio. Inizia anche a circolare il vino. Il nonno riempie a tutti il bicchiere e continua rallegrandosi e raccontando aneddoti del passato.
Quando Parker si sporge e pone una mano alla base della schiena, il suo calore sembra bruciarmi attraverso il tessuto dell'abito che indosso. «Sei bellissima», si complimenta contro il mio orecchio. Arrossisco e sorrido come una ragazzina. Stampa un bacio sulla mia guancia e noto subito degli occhi indirizzati nella nostra direzione, cioè su di me e sono peggio di due lame infuocate sul cuore.
Cerco di darmi una scossa e di ricompormi. «Tieni a freno le tue voglie», abbasso la voce guardandolo con malizia.
Parker mette il broncio per un nano secondo poi sorride mozzandomi il fiato come la prima volta che l'ho visto sorridere dopo mesi di duro lavoro nel suo ufficio. Un pò mi mancano quei tempi e quei momenti. Da allora sono cambiate troppe cose.
«Sono giorni che ci tratteniamo. Magari dopo ti rapisco e saliamo di sopra...»
Forse è per il vino da dodici gradi o per l'atmosfera che si respira in questo ambiente, i suoi occhi brillano, le sue labbra sembrano ipnotizzarmi. I suoi lineamenti ai miei occhi prendono forma in modo diverso. È come se avessi di fronte l'ottava meraviglia del mondo. Un angelo tentatore caduto sulla terra. Non so cosa mi sta prendendo. Forse inizio ad essere alticcia ma l'abito che indossa, la barbetta accennata, il sorriso malizioso sulle labbra, gli da un'aria perfetta e sensuale ai miei occhi. La mia mente inizia a fare pensieri perversi su di lui. Quando il mio sguardo si sposta per un nano secondo da un'altra parte come attratto da un forte magnetismo però, sento di avere perso la rotta. Mordo la guancia e torno con i piedi per terra.
Ester mi domanda del lavoro, dei miei progetti per il futuro. Domanda della casa e poi arriva anche la fatidica domanda sulla convivenza. Ethan si irrigidisce e alzandosi da tavola con una scusa. Sobbalzo quando sbatte il bicchiere sul tavolo. Apre la finestra ed esce. Mark si scusa e segue il cognato e amico fuori.
«Stiamo cercando un nostro equilibrio», guardo Parker il quale stringe subito la mia mano prima di portarla sulle labbra per un bacio delicato. Non so lui ma io sto pensando di scappare da questo posto e anche in fretta. Non ho intenzione di buttare in faccia la mia felicità alla persona che continuo ad amare di nascosto e che a causa mia e delle mie scelte sta soffrendo.
«Vivete al piano di sopra?»
«In realtà quando riesco a convincerla la porto nel mio appartamento.»
«Ti da del filo da torcere eh?», domanda il nonno ridendo a Parker. I suoi occhi si posano per l'ennesima volta enigmatici su di me. Capisco cosa vuole dirmi ma non posso, non posso raggiungere suo nipote. Non posso aiutarlo mentre lotta contro se stesso. Non posso abbracciarlo e sentire il sapore di menta sulle mie labbra.
«Si quando si intestardisce diventa irremovibile.» Parker mi abbraccia dandomi un bacio sulla mia tempia proprio mentre rientrano i ragazzi da fuori. Ethan si siede in modo strafottente sulla sedia e riempie un bicchiere di birra mandandolo giù tutto d'un fiato.
«Vi sposerete?». La voce di Tommy mi fa sobbalzare. Lo prendo in braccio. «Non credo sia il momento per questi discorsi piccoletto. Tu vuoi sposarti?»
Scuote la testa facendo una smorfia divincolandosi. «Le donne sono troppo complicate.»
Scoppiamo a ridere tutti tranne Ethan il quale si riempie un altro bicchiere. Quando il nonno lo rimprovera lui ribatte secco di farsi gli affari suoi. Interviene sua madre e poi sua nonna ma lui continua a bere imperterrito e lanciare sguardi astiosi a Parker.
Mi alzo per togliere i piatti e per prendere una boccata d'aria. Anya sembra stanca e non voglio che si affatichi. Tengo molto a lei e alla bambina e non vedo l'ora di tenerla in braccio. In più devo svagarmi un momento o rischio di impazzire.
Arrivo accanto ad Ethan il quale mi passa il piatto. Le nostre dita si sfiorano e mi sento attraversare da una scossa elettrica potente. Barcollo vistosamente. Porto i piatti in cucina e mi distraggo lavandoli. Inspiro ed espiro strofinando i piatti con più forza del necessario.
«Ehi», Lexa blocca le mie mani.
«Ehi», asciugo le mani e tiro su con il naso mentre mi appoggio contro il bancone della cucina. «Non credo di riuscire ancora a trattenermi», sbuffo.
«Che brutta situazione», sospira. «Devi farcela tesoro».
Prendo i piatti puliti e torniamo in sala da pranzo. Mi tremano un po' le mani quando arrivo di nuovo accanto ad Ethan e dopo avere servito il secondo grazie all'aiuto di Ester, torno al mio posto.
Le dita di Parker sfiorano il mio viso e portano una ciocca dietro l'orecchio. Indugiano un momento di troppo e seguono il contorno mentre discute con David e il nonno di politica.
«Emma?»
Seguo Tommy verso la finestra grata per la momentanea distrazione. Ci sediamo nei gradini di ferro e mi mostra le foto della sua gita. Racconta delle sue avventure e delle sue scoperte. Lo vedo entusiasta e non lo fermo neanche quando inizio a sentire freddo e mi abbraccio. Sto tornando a respirare perché sto lontana dai due che continuano a tirarmi da una parte all'altro con il rischio di strapparmi in due come un foglio di carta.
«Tommy devi smetterla di torturare Emma! Torna dentro, subito!»
Salto sul posto e guardiamo entrambi Ethan alla finestra. Guarda freddamente il fratello poi gli da una pacca e lo spinge dentro. Non mi degna di uno sguardo e rimango sola al freddo, colpita dal suo distacco improvviso e doloroso.
Dall'esterno, noto che tutti si stanno spostando in soggiorno per giocare a carte e passare il resto del pomeriggio in allegria. Mi rialzo e liscio il vestitino. Drizzo le spalle ed entro dentro isolandomi un momento in cucina dove per fortuna non c'è nessuno. Mentre sento le chiacchiere e le risate a poca distanza, mi eclisso ed implodo.
«Sento il rumore dei tuoi pensieri».
Trasalisco e per poco non faccio cadere a terra un bicchiere che sto lavando con foga. «Ehi, non ti ho sentito arrivare».
«Eppure in ufficio dicono che ho il passo pesante».
Sorrido grata per la sua presenza. Questo non mi permetterà di distrarmi ma ora non sono più sicura su come rispondere alle sue domande che arriveranno a raffica da un momento all'altro. Poso la testa sulla sua spalla. Massaggia la schiena con il suo tocco delicato. «Stai bene?»
È una domanda a trabocchetto lo so. «È il primo Natale che passo con qualcuno. È ancora una situazione nuova per me. Mi serve un pò più di tempo per elaborare il tutto». Spero che questo basti per metterlo a tacere.
Gira i miei fianchi imprigionandomi contro il bancone. Non ho più fiato. «Sei una pessima bugiarda», bacia la mia fronte e torna dagli altri.
Vengo circondata dalle mie amiche. Anya sembra un po' distratta dal comportamento del fratello che continua ad affogare i dispiaceri nell'alcol mentre Lexa ci parla dei suoi regali di Natale e di come intende sfruttare i buoni che ha ricevuto grazie al nostro ultimo ingaggio. Anch'io ho dei buoni. Penso che li userò per comprare dei libri o per un viaggio. Ad essere sincera, scappare il più lontano possibile è uno dei miei progetti in questo momento.
Mi estraneo ancora un momento prima di dare a me stessa uno strattone e reagire.
Vedendo le mie amiche serene con i loro ragazzi decido di fare lo stesso e vivere il momento con il mio. Mi avvicino a Parker il quale sta parlando con Mark e ha lo sguardo serio, di chi ha appena ricevuto un brutto colpo. Cosa si dicono? Aggrotto la fronte. Quando mi vede però il suo sguardo muta e si rilassa. Chiedo silenziosamente se posso fare qualcosa.
«Vieni qui amore», dice ad alta voce aprendo le braccia.
Una richiesta così intima quel nomignolo, trasforma le mie gambe in gelatina liquida. Lo raggiungo e mi siedo tra le sue braccia. Attorno cala uno strano silenzio. Mi volto e vedo due occhi azzurri trafiggermi. Colta dal panico distolgo lo sguardo. Non posso tirarmi proprio ora indietro. Prendo il viso di Parker tra le mani, stringo le dita e bacio la sua bocca con dolcezza.

La giornata prosegue per il meglio. Giochiamo, scherziamo, guardiamo la tivù. Si chiacchiera del più e del meno. I nonni sono molto divertenti soprattutto quando battibeccano tra loro. Daniel si isola di tanto in tanto e noto come guarda la sue ex moglie. La ama ancora. Perché non prova a riconquistarla?
«Mi aiuti per il dolce?»
Seguo Anya in cucina. Incrocia le braccia e mi fissa mentre taglio la torta e la sistemo nei piattini. Alzo lo sguardo e domando: «Cosa c'è?»
«Dimmelo tu!», si imbroncia e il mio stomaco si contorce.
«Non so che dirti. Non è colpa mia se è andata così.»
«Ti ama e tu gli fai questo!», il labbro le trema. Come se stesse per scoppiare in lacrime. Ad un certo punto si volta e singhiozza.
Spalanco gli occhi incredula e colpita l'abbraccio. «Ehi», asciugo le lacrime con i polpastrelli. «Scusa».
Scosta le mie mani e afferra i miei polsi con forza. «Quando capirete che dovete stare insieme? Quando capirete che non è facendovi del male che andrete avanti? Quando smetterete di rincorrervi e di allontanarvi allo stesso tempo? Io, io non voglio vedervi così! Non posso! Questo era il tuo primo Natale e si è rovinato. Dispiace a me! Tu dovresti essere tra le sue braccia e invece hai deciso di precipitare in una situazione senza via d'uscita», tira su con il naso e sbuffa. Capisco che in parte parlano i suoi ormoni ma ha ragione. Purtroppo le cose stanno andando come devono perchè suo fratello non ha ancora deciso cosa vuole nella vita e da che parte stare. Mentalmente mi do un pizzicotto e mi riscuoto da certi pensieri che non posso permettermi di fare. Sto con Parker, vivo con lui e mi fa sentire protetta e al sicuro. Dovrei ringraziare il cielo per la sua importante presenza e non disperarmi per un altro che non riesce a trovare un equilibrio.
Le sorrido. «È il migliore che io abbia mai passato. Andiamo coniglietta il dolce è pronto!» Porto i piatti in soggiorno.
«Grazie tesoro», il nonno mi fa l'occhiolino. «Tuo marito sarà fortunato ad averti accanto».
«Nonno!», lo rimprovera con lo sguardo Anya. C'è qualcosa che mi sfugge?
Continuo a ripetermelo da quella sera al locale. Perché quando si parla di fidanzamento reagiscono  tutti in questo modo?
Lo so che non accetteranno mai la mia storia con Parker ma sto solo convivendo con lui mica mi chiederà tra poco di sposarci. A meno che...
Il mio stomaco si contrae. Spero di non ricevere brutte sorprese a fine serata. Non credo di essere pronta anche a questo.
Parker mi porge una forchetta della sua torta. Apro la bocca e lecco le labbra piene di cioccolata. Trattiene la voglia di baciarmi e si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi che mi ama e che ha voglia di baciarmi per tutta la notte.

Salutati tutti, saliamo di sopra. «Ti va di uscire? È ancora presto e vorrei avere un ricordo tutto nostro di questo Natale insieme.»
Credo di avere sentito uno strano movimento dentro il mio stomaco. Come se delle falene assassine si fossero appena risvegliare tutte insieme e stessero tentando di librarsi in aria. Pessimo segno. Non succede spesso. Forse sono sbronza per quel vino. Credo che Parker sta tentando di minare le solide difese costruite per proteggermi.
«Si», gli getto le braccia al collo e mi solleva da terra per un bacio sensuale.
Usciamo dal palazzo e camminiamo mano nella mano per le strade. Ci sediamo al parco nella più totale tranquillità. C'è parecchia gente e questo mi fa pensare che non siamo poi così pazzi da volere passare il Natale in un parco, seduti su una panchina scomoda e al freddo.
«Ricordi come ti ho chiesto di uscire con me?»
Rido al ricordo. «Eri un capo esigente».
«Ah sì?», mi fa sedere sulle sue ginocchia. «Lo sono ancora esigente no?»
«Molto», rido sulle sue labbra mentre ci baciamo. Sento il mondo allontanarsi. Lo amo. Amo questo ragazzo. Non posso farne a meno. Mi capisce, mi sostiene, mi ama incondizionatamente, mi trascina nel suo mondo. Non so cosa ci riserverà il futuro ma spero che vada tutto per il meglio.
Allora perchè il mio cuore è ancora diviso?

N/A:
~ Spesso scegliamo la via di fuga, quella facile per superare certi momenti e per vivere serenamente. Ci sono volte in cui sbagliamo e poi dobbiamo fare i conti con la vita, con le persone, con i sentimenti...
Cosa succederà? Emma reggerà ancora questa situazione? Cosa avrà in mente Ethan?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scusate per gli errori o "orrori". Ringrazio come sempre tutte voi per il sostegno.
Spero di leggere i vostri commenti alla "Bonolis" perché sui capitoli precedenti mi sono mancati.
Buona serata :* ~

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