~ Ethan's POV:«Buongiorno amore!» bacio ripetutamente il suo viso. Mi sento carico, pieno di energie e pronto a passare una giornata con la mia bellissima metà.
Emma mugola. Dovrebbe dormire ma sono troppo euforico per non punzecchiarla, per non approfittare di ogni singolo istante con lei. Sposto le labbra sul suo collo lasciandole uno o due succhiotti. Rabbrividisce. Ghigno continuando a stuzzicarla. «Dai svegliati!»
Posa una mano sul mio viso. «Ti rendi conto che posso dormire e tu mi svegli? Io... io ti mangio!» si alza di scatto provando ad occhi chiusi a mordermi. Rido e lei si blocca imbambolata. Afferro la sua guancia avvicinandola. Strilla prima di rannicchiarsi tra le mie braccia. La stringo forte mentre il suo cuore batte veloce. È questo il suono dell'amore. Quello dei nostri cuori che battono all'unisono.
«Dove mi porti oggi?» sorride mozzandomi il fiato.
Picchietto l'indice sulle mie labbra e lei pronta schiocca un bacio che mi fa accaldare. Non se ne accorge ma è bellissima ed è tutta mia. Ogni giorno con lei è speciale, unico, indimenticabile. Ogni giorno con lei è una continua scoperta. La amo più di un attimo fa. È bellissima e mi sta guardando assonnata, in attesa.
«Oggi ti porto a Las Vegas!» rido quando mi colpisce.
«Non hai progettato niente ammettilo!»
Mordo il labbro e lei posa il dito sopra per fermarmi. «Ok, volevo solo svegliarti e passare tanti minuti con te. Non ci vediamo in settimana se non per dormire...» brontolo. Lei sorride raggiante. Quel sorriso meraviglioso che mia fa innamorare ogni volta. «Va bene! Allora che ne dici se facciamo colazione fuori? Ti va al parco?» si alza ma la trascino nuovamente su di me. Oppone un po' di resistenza ridendo. «Prima voglio un bacio come si deve!»
Strofina il naso contro il mio. I miei muscoli si tendono. Il mio corpo va in surriscaldamento mentre mi bacia con trasporto. Il mio corpo si sistema sul suo, le mie mani sollevano la sua coscia. Geme mordendo le mie labbra mentre mi spingo su di lei. Appoggio la fronte sulla sua affannato.
«Ok alziamoci prima che ti leghi a questo letto!»
Ridacchia e quando nota il mio sguardo serio scatta in piedi strillando. Si veste davanti a me. Mi godo lo spettacolo delle sue bellissime forme e lei mi minaccia con lo sguardo. Mi alzo per vestirmi. Indosso una canottiera grigia e pantaloncini. Recupero anche un cappellino mettendo la parte della visiera dietro. Fuori fa caldo in questi giorni e il rischio di sentirsi male è alto.
Lavo il viso e i denti per svegliarmi del tutto e dopo avere recuperato il telefono e le chiavi, usciamo. Stringo la mano di Emma camminando per le stradine già affollate di pedoni. Di tanto in tanto la avvicino per baciarle una guancia. Sembra tranquilla e a suo agio. La vedo diversa. Ha una luce diversa da settimane, le più belle della mia vita.
Ci fermiamo al bar per prendere caffè e colazione poi ci spostiamo al parco. Seduti sull'erba ci godiamo le prime luci del mattino e il primo pasto della giornata in totale tranquillità.
Si sporca gli angoli con la cioccolata. È parecchio golosa e questo mi è sempre piaciuto di lei. Passo il polpastrello e porto il dito in bocca. Distoglie subito lo sguardo.
«Stai bene?» domando quando la vedo con le guance rosee.
Annuisce facendo una faccia strana. Beve un po' di te' e alza il viso verso il cielo. Non capisco cosa le sta succedendo.
«Ehi!» l'attiro a me. Sistema la testa nell'incavo del collo mentre il mio braccio le avvolge le spalle. «Sto bene», deglutisce quasi a fatica.
Non sono sicuro. Adesso è pallida e ha lo sguardo di chi sta per vomitare. Afferro il suo mento. «Emma?»
Si alza. «Possiamo andare via? C'è un odore terribile!»
Mi alzo in fretta. Si ferma per prendere una bottiglietta d'acqua ad un distributore tracannandone una metà. Questa cosa mi preoccupa. Non capisco se sta davvero bene come dice o mi nasconde qualcosa. Inizio a preoccuparmi ma sembra avere ripreso colore.
Si volta abbracciandomi. Rimango stordito. Che cosa le prende? Così mi confonde.
«Sto bene, non preoccuparti!» sorride tappando la mia bocca con la sua. Il mio corpo si rilassa mentre le mie braccia la stringono. Siamo fermi in mezzo al marciapiede. La gente ci supera mentre noi continuiamo a baciarci.
«Non farmi preoccupare e non nascondermi niente Emma. Ti prego!» sussurro.
Sorride tranquilla. «Sentivo solo caldo e c'era una strana puzza attorno tutto qua! Sto bene!» schiocca un altro bacio e poi mi trascina per i negozi con lei.
Mi è sempre piaciuto il modo in cui fa shopping. Compra solo quello che le piace dopo tante domande e dubbi mentali da risolvere. La aiuto come posso quando mi chiede un parere.
Sto cercando di non ripensare a prima. Ho avuto davvero paura. Sembrava che dovesse svenire da un momento all'altro. Non voglio che le succeda qualcosa.
La osservo mentre sceglie delle canottiere colorate e degli shorts da abbinare.
Il mio telefono vibra. «Ehi amico dove sei finito? Oggi giornata libera? Bevuta tra amici?» domanda Mark. In sottofondo sento la piccola Stella.
«Ehi, ho avuto da fare al lavoro. Comunque si oggi sto con Emma. Siamo usciti. Vedrò cosa posso fare. A che ora?»
«Per le nove, da David! Vedi di esserci! Le ragazze usciranno tra loro.»
Emma non lo sa?
«Perfetto a stasera!»
Chiudo la chiamata avvicinandomi a lei. «Come stai?» domando ancora preoccupato.
Posa una mano sulla mia guancia baciandomi. «Sto bene! Davvero è stato solo un momento avrò avuto un abbassamento improvviso di pressione. Capita a tutti! Con chi parlavi?»
«Mark mi ha invitato ad una serata tra maschi al locale. A quanto pare anche voi ragazze uscirete!»
Controlla il telefono. «Si a quanto pare!» non sembra convinta. Ma cosa le sta succedendo?
La trascino fuori dal negozio. «Emma mi sto preoccupando. Mi dici che cosa succede?»
Singhiozza. Il mio cuore perde dei battiti. Sollevo il suo viso asciugandole le lacrime.
«Sono state settimane fantastiche e ho paura che da un momento all'altro vada tutto male. Ho paura Ethan. Non lasciarmi!»
La abbraccio forte. «Andrà tutto bene! Sono qui piccola!» bacio il suo viso coperto di lacrime. La sua fragilità improvvisa mi destabilizza. «Ti prego Emma devi credermi! Io ci sono! Ci sono e voglio esserci! Dimmi cosa devo fare! Cosa devo fare per farti stare davvero bene?»
Tira su con il naso. «Non andare via!»
Sorrido. Asciugo le sue lacrime abbracciandola e tenendola stretta. «Ti amo! Ti amo Emma! Non vado da nessuna parte senza di te!» bacio il suo viso, il suo collo.
Sorride sentendosi stupida e blocco i suoi pensieri con un bacio improvviso e possessivo. La trattengo sentendo una sensazione di benessere e sicurezza. «Accanto a te è come se ogni cosa fosse al posto giusto!» le sussurro. «Accanto a te, sono dove devo essere!»
Mi stringe. «Grazie! Scusami! Scusami!»
«Va tutto bene!» stringo la sua mano e continuiamo il nostro strano giro.
Non mi sento tranquillo. Questo suo strano crollo, mi ha spiazzato. Continuo ad osservarla mentre gira tra i vari reparti del supermercato. Continuo a fare attenzione, a seguirla facendo finta di niente mentre la aiuto con la spesa.
«Cosa prepariamo per cena?» domanda leggendo una confezione di paté.
«Prepariamo noi delle pizze?»
«Ci serviranno gli ingredienti per condirle»
Sorrido. «Vado subito!»
Mentre prendo gli ingredienti la vedo barcollare e reggersi al ripiano. Getto tutto dentro il carrello prendendo il suo viso. «Tu stai male! Ti porto subito in ospedale!»
Si appoggia stordita. «No, no sto bene!»
Non sta affatto bene. Ha di nuovo il viso come se avesse appena visto un fantasma. Mentre ci avviciniamo alla cassa mi assicuro che non svenga. Paghiamo e sistemo tutto in auto visto che siamo sotto casa.
Premo sull'acceleratore. Emma tenta di protestare ma sono davvero allarmato. È pallidissima.
«Non trattarmi come una bambina! Sto bene!» protesta. Non si regge neanche in piedi ma ha la forza di mentire.
Entriamo in ospedale mentre tento di non sbraitarle contro. Un dottore si accorge di noi ma quando sta per avvicinarsi Emma cade a terra. Mi agito. Non si muove. Due dottori la portano in una saletta cercando di svegliarla. Stringo la sua mano.
«È successo altre volte?» domanda uno di loro dai capelli bianchi e dallo sguardo attento. Non capisco niente. Sono agitato.
«Questa mattina ma non è svenuta».
Emma apre gli occhi frastornata mentre l'altro dottore le controlla la pressione con una smorfia.
«Che succede?» domanda flebile.
I miei occhi si riempiono di lacrime. Ho il cuore che batte a mille. Stropiccio gli occhi ricomponendomi. Non posso farla preoccupare se sta male. Devo essere forte. Sono suo marito e devo starle vicino.
«Si è sentita bene in questi giorni?»
«Si», risponde senza esitare. Batte le palpebre turbata da questa domanda.
«Ha avuto mancamenti?»
«No, questo è il primo!» mi guarda frastornata.
«Ha avvertito stanchezza? Lavora tanto?»
«Lavoro tanto sì ma non ho avvertito stanchezza».
Stringo la sua mano. «Cosa ha?»
«Pressione bassa» replica il dottore. «La terremo qui per un'ora per accertarci che si riprenda poi potrà tornare a casa. Eviti le situazioni stressanti e si riposi».
Emma annuisce e rimasti soli la abbraccio. La stringo forte prima di baciare le sue labbra. «Mi hai fatto preoccupare!»
«Scusa!»
Scuoto la testa. «Stai male e ti scusi?»
«Non voglio che ti preoccupi per me!»
Sbuffo dal naso. «Sei mia moglie! Devo!» bacio ancora le sue labbra. «Ti terrò d'occhio!»
Sorride. «Chiederò un'ora in meno per rientrare prima a casa, promesso!»
Sembra stanca così lascio che si riposi. Prendo posto accanto a lei e accarezzo la sua testa mentre se ne sta ad occhi chiusi. Mando un messaggio a mamma per avvertirla. Vuole venire ma le assicuro che saremo a casa tra qualche ora.
Quando il medico torna, visita nuovamente Emma. «Ok signora Evans, si assicuri di mangiare e di non sottoporsi a situazioni di forte stress. Se ha una ricaduta, non esiti a tornare».
«Grazie», si alza.
Ad ogni passo la osservo. Guido piano mentre torniamo a casa. Ad un certo punto la sua mano si posa dietro la mia nuca accarezzando i miei capelli. «Smettila di pensare. Sto bene», bacia la mia guancia.
«Non hai visto come sei caduta di colpo a terra priva di sensi!» stringo la presa sul volante.
«Fermati!» strilla di punto in bianco.
Colto alla sprovvista freno di colpo rischiando di farci tamponare da qualcuno che non rispetta la distanza di sicurezza.
«Che succede?»
Sgancia la cintura sistemandosi su di me. Prende il mio viso tra le mani. Un gesto naturale il suo. Con i pollici accarezza la porzione libera di pelle accanto alla mia bocca e mi bacia. Sono disarmato. «Sei un marito meraviglioso e sono fortunata. Non potevo chiedere di meglio. Adesso però, smettila di preoccuparti per me. Mi riposerò, promesso!» bacia ancora le mie labbra prima di tornare sul sedile e allacciare la cintura.
«Lo so che non lo farai. Per questo mi assicurerò che tu abbia un paio d'ore libere per rilassarti! Capisco che l'ultimo periodo deve essere stato stressante. Nuovi ritmi, nuova situazione, nuove aspettative. Devi capire che io non pretendo niente! Voglio solo te accanto a me!» gesticolo nervoso.
Tira nuovamente la cintura per sporgersi e baciarmi. «Non pensare minimamente che sia tua la colpa di questo. Ho avuto solo un abbassamento di pressione. Capita però adesso mi sento davvero bene e ho una gran fame. Abbiamo saltato il pranzo...»
Annuisco avviando nuovamente il motore ma non replico. Non mi convince. Se si sente sotto stress per qualcosa, dovrebbe dirlo. Dovrebbe fidarsi per una buona volta.
Arrivati a casa, la obbligo a sedersi sul divano ma ovviamente non ascolta e prende posto sullo sgabello per osservarmi mentre preparo qualcosa di veloce per noi.
Mangia tranquilla mentre di tanto in tanto il suo sguardo le ricade su di me. «Come stai?»
Sorrido. Tipico di Emma preoccuparsi per gli altri quando è evidente che è lei quella a stare male. «Sono preoccupato per te!» porto i piatti dentro il lavandino.
Gira il bancone abbracciandomi. «Sto bene. Fidati!»
Stacco le sue braccia dal mio collo. «Sei una pessima bugiarda! Allora, cosa guardiamo?»
«Devi uscire con i tuoi amici!»
Scuoto la testa. «Io non ti lascio qui da sola. E se ti senti male? Se svieni? No, non posso!» dico agitandomi.
Emma ride abbracciandomi di nuovo. «Ti amo!»
Mi coglie sempre alla sprovvista. Sa come stendermi in un colpo solo. «Ti amo anch'io piccola!»
Il campanello suona. Emma inarca un sopracciglio. «Aspetti qualcuno?»
Nego con la testa mentre mi avvicino alla porta. Lexa e Anya entrano quasi correndo. Abbracciano Emma chiedendole come sta. Lei mi minaccia con lo sguardo. Alzo le mani. «Non sono stato io!»
«È stato papà. Mamma lo ha chiamato e lui ha fatto passaparola!» spiega mia sorella trascinando Emma in soggiorno. «Adesso ci prendiamo cura noi di lei. Tu raggiungi Mark. Ti aspetta a casa!»
Emma prende Stella e sorride. Mi avvicino a lei. «Sei sicura?»
Sospira sorridendo. «Starò a casa con queste due pazze. Va a divertirti!» mi bacia a stampo.
«Vuoi che ti porti qualcosa?»
Sorride timida. Mi fissa con i suoi occhioni grandi. «Potresti passare da quella pasticceria sempre aperta e prendere qualcosa da mangiare insieme. Che ne dici?»
«Ok adesso vattene!» sbotta Lexa. «Troppo miele! Vai, esci!»
Sbuffo. «Se sta male chiamate immediatamente!» le ammonisco. «A dopo!» bacio Emma ed esco di casa.
Non mi sento affatto tranquillo ma Emma non sarà sola. Scendo al piano di sotto dove Mark mi aspetta. Vede che non sto affatto bene e non mi tempesta di domande.
«Ti stai sentendo un pessimo marito?»
Lancio uno sguardo al mio amico prima di abbassare le spalle e annuire.
Ride. «Anch'io a volte ma non è così! Fidati! Lei starà bene vedrai! A volte le donne hanno bisogno di rimanere da sole con le amiche.»
«Si, ma lei non sta bene. Che diavolo di marito sono se le permetto di rimanere in casa e io vado a divertirmi?»
«Un marito che non opprime sua moglie! Adesso datti una calmata!»
Entriamo al locale e rimango quasi di stucco. TJ sorride prima di avvicinarsi e abbracciarmi. Lo stesso fanno Seth e Camille. Sally invece saluta con la mano.
«Che bella sorpresa!» dico stordito.
«Noi andiamo da Emma!» Camille trascina Sally e Tea a casa. Prima le domando di farmi mandare un messaggio da Emma per farmi sapere come sta. Camille annuisce. Credo sappia già tutto. Con Mark e Anya di mezzo non può essere altrimenti.
C'è anche Parker e George. Rimpatriata tra maschi?
Mi siedo al tavolo iniziando così una strana serata tra amici. Ogni pensiero però va ad Emma. Il mio telefono vibra e lascio uscire un sospiro.
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Unstoppable 3
RomanceQUESTO È IL TERZO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima e seconda storia per capire questo terzo capitolo • TRAMA: È passato un mese da quando Emma è ritornata nella sua Vancouver, a casa. Il soggiorno a New York, non è andato...