Capitolo 25

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Seguire mister Marshall in tribunale non è mai stato così faticoso. Dopo la notte trascorsa con gli amici e la fatica di tenere sotto controllo i sentimenti, gli incubi e le paure, già di prima mattina mi sento spossata. Cerco di mantenere i nervi saldi e seguo Jessy e le sue direttive. Entriamo in una sala riunioni ampia. Il tavolo lungo in legno scuro, le pareti asettiche, due piante agli angoli trascurate e impersonali. Le sedie girevoli dall'aspetto comodo. Prendo posto accanto a Marshall mentre Jessy si siede dall'altro lato. Ci vengono distribuite delle fotocopie e inizio a leggere per ammazzare il tempo.
Si tratta di un caso conosciuto ma come sappiamo avrà esito positivo per la nostra cliente ecco perché siamo in questa sala, per trovare un nuovo accordo ed evitare i media.
Dalla porta aperta si sentono delle voci in avvicinamento. Continuo a leggere il rapporto sul foglio e sono concentrata su alcuni errori di ortografia presenti. Quando alzo lo sguardo, mi si gelano le vene. Io mi blocco, lui si blocca. I nostri occhi si incrociano per un nano secondo intenso e doloroso e poi sfuggono da altre parti. Il mio cuore ha un sussulto alla vista di Parker. È passato un mese e a me sembra una vita. Rivederlo così, mi fa stare male. Ha un leggero accento di barba sul viso che gli dona, occhi attenti e calcolatori, sguardo come sempre penetrante.
Prende posto proprio davanti a me mentre i suoi colleghi chiacchierano e i due clienti entrano in sala ignari della vera tragedia che si sta consumando dentro il mio cuore. Lui al contrario, non sembra affatto turbato o agitato o se lo è lo nasconde bene.
La nostra cliente, mi saluta con un abbraccio caloroso consapevole di avere vinto mentre il suo ex ha uno sguardo freddo e distaccato e mi porge solo la mano con una stretta patetica e veloce. Sembra uno di quegli uomini annoiati e dediti al tradimento e alla bella vita. Ricordo di averlo visto in tivù ma non importa cosa o chi sia, la legge è uguale per tutti.
Mentre iniziano, comincio a pensare che conoscendo Parker non vorrà perdere. Troverà un modo per annientare le difese e farà crollare ogni certezza, lo fa sempre. Rimango posata e distaccata mentre gli avvocati discutono in attesa del suo colpo fatale. Prendo appunti quando Marshall me lo chiede gentilmente. «Emma, potresti prendermi anche un caffè per favore?»
«Certo signore», mi alzo e vado a prendere il caffè al mio capo. Mi ringrazia con un ampio sorriso e torna al lavoro.
Mentre mi siedo noto con la coda dell'occhio lo sguardo di Parker. Tiene le dita serrate nella penna sbiancando le nocche e ha la mandibola contratta mentre uno dei suoi colleghi gli sussurra qualcosa contro l'orecchio. Sento una fitta al cuore e vorrei scappare o mettermi ad urlare perché tutto questo è assurdo.
«Sappiamo del testamento. Quei gioielli sono della signorina grazie al defunto, ma il valore affettivo è del marito e non può appropriarsene.» Esordisce uno dei ragazzi esasperato. Deve essere un novellino.
«Quei gioielli, sono stati donati alla signorina dal defunto. Non possiamo rinnegare la volontà di una persona che quando ha firmato il documento era capace di intendere e volere. Io direi di accordarsi così: la signorina prende parte dei cimeli mentre al signore va la parte che gli spetta per valore affettivo. In questo modo entrambe le parti avranno ottenuto quello che vogliono. Si accorderanno da soli e secondo i propri gusti di fronte una guardia.»
Iniziano a discutere su questo e Parker mette a tacere tutti con il suo carisma e la sua attenzione verso il lavoro. Lui e Marshall valutano in modo pratico i pro e i contro e alla fine risolvono tranquillamente il caso stringendosi la mano. Vanno molto d'accordo. Finita la strage, tutti si alzano, si stringono ancora una volta la mano ed escono dalla sala.
«Mister Marshall le dispiace se fermo un momento la sua segretaria?»
La voce di Parker mi arriva alle spalle e sento di essere appena stata colpita. Fa che non si riferisca a me, fa che non si riferisca a me, sussurro mentalmente.
«Le parlerà a cena giovanotto. Adesso dobbiamo proprio andare.»
Lascio sfuggire un sospiro di sollievo e con molta fretta supero due dei ragazzi e mi incammino verso l'uscita in compagnia di Jessy turbata per la richiesta improvvisa di Parker. «Secondo te cosa voleva quel gran pezzo di ragazzo?»
Mi stringo nelle spalle. «Non lo so più da un mese cosa vuole.»
Jessy mi guarda curiosa. «Era lui il tuo ragazzo vero?»
«Già. Spero solo di non essere obbligata a parlare con lui durante la cena. Non sarebbe un bello spettacolo.»
Marshall ci lascia a casa dandoci appuntamento per la cena e Jessy mi avvisa che passerà a prendermi.
Una volta a casa anche se stanca, faccio una doccia e mi rilasso sotto il getto caldo dell'acqua. Indosso un tubino rosso molto aderente ed elegante comprato in una delle uscite curative a base di shopping con Lexa. Sistemo i capelli lateralmente con delle forcine in modo da averli tutti su di un lato in morbide onde. Mi trucco con una linea perfetta di eyeliner, abbondante mascara e un rossetto rosso non troppo acceso sulle labbra. Infilo i tacchi e quando Jessy mi fa uno squillo per avvertimi che è arrivata, scendo di sotto.
Jessy è una ragazza bassa e mora. Ha due occhi marroni tendenti al nero, capelli scuri mossi e lunghi. Ha la carnagione olivastra e ha indubbiamente una sua bellezza. Sotto il cappotto, indossa un abito corto grigio molto appariscente. «Ci sarà da divertirsi.»
«Sei mai stata a queste cene?», domando inserendo la cintura.
«Si, quasi sempre finiscono con una rissa o con qualcuno che stramazza a terra ubriaco. Quasi sempre io mi ritrovo a letto con uno degli avvocati. Se qualcuno dei vecchi si avvicina e io sono ubriaca, ti prego allontanami da lui.»
Ridiamo e ci godiamo il viaggio verso la cena di lavoro.
La villa è molto grande e baronesca. Ci sono tante tende rosse, scale in legno tenute a lucido, maggiordomi, sale immense dove conversare e tante luci.
Dopo un momento di imbarazzo, notiamo Marshall. Ci aiuta a togliere il cappotto riempiendoci di complimenti. In sala ci sono parecchie segretarie compresa Tea la quale non appena mi vede arrivare corre ad abbracciarmi.
«Anche tu qua? Oddio Emma, sei dimagrita tantissimo.»
«E' solo la palestra», faccio il gesto della mano come per scacciare un pensiero fastidioso. In realtà non è solo colpa della palestra.
«Tea, lei è Jessy la mia nuova collega. Jessy lei è Tea», tolgo dall'imbarazzo entrambe. In breve iniziano a chiacchierare e si crea una certa sintonia tra le due così io posso distaccarmi.
«Sediamo vicine a quanto pare», indica il tavolo alle spalle dove c'è George e un ragazzo. Annuisco e un pò in ansia ci dirigiamo verso il bar. Prendiamo un bicchiere di prosecco e ci voltiamo quando sentiamo delle ragazze bisbigliare eccitate. In sala entrano un uomo e una donna con molta eleganza. Sento dire dal gruppo di ragazze che sono i proprietari della casa, i signori: Palmer. Al loro seguito un ragazzo. Quando fa il suo ingresso rimango impalata perchè è Luke. Non doveva lavorare? Cosa ci fa in questo posto?
Non ho un momento per riflettere perchè dalla porta, entra anche Parker accompagnato da una ragazza. Spalanco gli occhi e la bocca incredula. Sento una strana fitta al cuore. Le mani tremano e mi costringo e distogliere lo sguardo da loro. Tea mi lancia subito un'occhiata mordendo il labbro a disagio mentre Jessy aggrotta la fronte e manda giù l'alcolico prima di dire sottovoce con il suo fare civettuolo: «Non voleva parlarti di questo vero?»
Faccio spallucce e con disinvoltura e tutto l'autocontrollo di cui dispongo, bevo e rivolgo le mie attenzioni ad un uomo che mi sta salutando. Con molta cortesia porge la mano afferrando la mia e baciandola. «Devi essere Emma, Marshall mi ha parlato tanto della sua nuova dipendente.»
«Spero non abbia detto qualcosa di brutto sul mio operato», rispondo con un sorriso timido.
L'uomo affascinante ride e scuote la testa. «Solo che sei brava e sai il fatto tuo. Sono molto curioso nella vita e per questo non ho saputo resistere alla tentazione di conoscerla mia cara.»
Arrossisco visibilmente e sono pronta a rispondere. «Zio, non dovresti importunare una così bella ragazza.» Mi volto e vedo Luke con un sorriso dolce sulle labbra. «Emma» saluta.
«Luke»
Lo zio del ragazzo ci guarda curioso. «Vedo che vi conoscete»
«Si, Emma è una piacevole compagnia. Sei bellissima.» Risponde con sguardo fisso Luke.
«Bene, sei al sicuro con mio nipote. Vi lascio soli. Divetitevi», fa due passi prima di voltarsi. «Un ballo è mio», sorride e torna dai colleghi.
Prendo un bicchiere e sorseggio per placare la sete che sento. Ho la gola secca e le mani sudate. Non pensavo di poterlo trovare in questo posto e non pensavo di vedere Parker in compagnia di una così bella ragazza. Sto provando così tante sensazioni dentro che sento di svenire.
«Non mi avevi detto che ti saresti divertito ad un compleanno?»
Luke sorride. «I miei mi hanno costretto ad indossare la cravatta per sta sera al posto del grembiule. Era più appropriato.» Ridiamo brindando.
«Penso che questa sarà una bella serata», Tea ci raggiunge salutando timidamente Luke. Glielo presento ma lei già sa chi è e da dove proviene. Tea sa sempre tutto. Anche Jessy si avvicina e si mette in mostra per richiamare l'attenzione di Luke che al momento segue ogni mio gesto. Mi sento controllata e studiata. Sento anche una certa gelosia e non so fino a quanto riuscirò a resistere.
«Se continui a fissarli ti ritroverai con gli occhi asciutti», sussurra Tea.
Distolgo subito lo sguardo dalla coppia della serata. «Hai ragione, scusa. Ho solo bisogno di una boccata d'aria fresca. Scusate.» Poso il bicchiere sul tavolo ed esco sull'enorme balcone. L'aria è gelida e mi abbraccio ballando leggermente sul posto per riscaldarmi. Respiro lentamente e conto un paio di volte per riprendermi. "Posso farcela" continuo a ripetermi come un mantra. Torno dentro e mi fermo proprio sulla soglia della finestra.
Due occhi azzurri mi stanno fissando intensamente ma non sono gli unici. Ci sono anche quelli attenti di Luke il quale si avvicina in fretta superando vari pretendenti e porgendomi la mano domanda: «le va di ballare signorina?».
Fisso la mano tesa del ragazzo che ho davanti e accetto senza esitare. Sono ad una cena di lavoro e questa casa è proprio la sua, non posso rifiutare ed essere scortese. Inoltre non voglio rifiutare, voglio divertirmi e passare una serata serena e lontana dallo sguardo rovente del "mio" ragazzo.
«Ti stavano azzannando non appena sei entrata da quella finestra. Sicura di non essere una celebrità?»
Penso alle copertine dei giornali. Sono sicura che abbia letto qualcosa sul mio conto e mi affretto a precisare: «erano solo delle pubblicità. Inoltre non sono brava a ballare quindi se ti pesto i piedi, non farmi causa o io sarò costretta a farla a te in qualità di mio psicologo.»
Luke ride e alcune ragazze si voltano per ammirarlo. Ha un sorriso da ragazzino, denti perfetti e barba curata. Ciò che sicuramente attrae del suo aspetto, sono i modi abili e delicati. «Non farò nessuna causa alla donna che paga il mio stipendio al bar».
«Bene perchè non mi spillerai altri soldi.» Ridiamo entrambi.
Dopo il ballo mi accompagna al tavolo, scosta la sedia e mi fa sedere. «Grazie», sto trattenendo una battuta e se ne accorge. Si abbassa contro il mio orecchio mentre Marshall ci osserva. «Le battute sono ammesse anche a tavola miss». Arrossisco mentre si allontana e abbasso lo sguardo schiarendo la voce. Jessy si avvicina lasciando in sospeso il discorso con un ragazzo. «Conosci parecchia gente. Anzi parecchi ragazzi fighi. Dobbiamo frequentarci», sorride eccitata all'idea.
«Vedo che conosce mio figlio...»
Ci voltiamo tutti. Il proprietario della casa e ospite della festa mi guarda. Mi alzo subito con disinvoltura. «Signor Palmer è un piacere conoscerla».
«Mi chiami pure Steven. Allora? Come conosce mio figlio?»
Lancio uno sguardo a Luke il quale se la ride sotto i baffi seduto comodo e in attesa. Decido di essere sincera. «Ci siamo conosciuti ad una serata karaoke. Sapeva che ha una bella voce suo figlio?»
Luke arrossisce e ride divertito quasi strozzandosi mentre Steven guarda stordito il figlio e poi scoppia subito a ridere dandomi un'affettuosa pacca sulla spalla. «Glielo dicevo anch'io da piccolo sa? Peccato abbia cambiato idea sulla professione. Riservi un ballo per me, ci tengo a chiacchierare ancora con lei signorina.»
Torno a sedermi sventolandomi con la mano e Tea si fionda subito accanto a me per spettegolare. Sono rossa in viso e odio tutte queste attenzioni. Il momento peggiore arriva quando Parker si siede davanti a me con la sua ragazza. Come se volesse sbattermi in faccia la sua nuova conquista. Ignoro il suo sguardo e chiacchiero per distrarmi con Tea o con Jessy quando non è coinvolta in una strana conversazione con un tizio accanto a lei che continua a punzecchiarla. Temo proprio che quei due si conoscano e si piacciano a vicenda.

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