Capitolo 64

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La settimana passa velocemente ed è già venerdì. Seduta davanti al computer, porto avanti una pratica e dopo averla riletta attentamente passo alla stampa. Oggi fa davvero caldo. Per fortuna i tecnici hanno aggiustato in fretta i condizionatori. Ho saltato il pranzo. Non ho molta fame. A dire il vero vado avanti da giorni grazie alle bibite energetiche e a qualche barretta o mela mangiata a metà. Non riesco ad ingerire altro e il pensiero della cena da Anya, mi destabilizza.
Tea bussa alla porta appoggiando sulla scrivania un altro malloppo di fogli. Passa la mano sulla fronte e accaldata dice: «riunione finita finalmente! Non ne potevo più», sorride stanca lasciandosi cadere sulla sedia davanti a me.
Le offro dell'acqua fresca e una bustina di zucchero. Ho notato che non è messa bene ultimamente. La vedo pallida e sempre nervosa. So che soffre di cali di pressione e so che dovrei farle mangiare qualcosa di salato ma in ufficio non si trova molto a parte quei cracker o altre schifezze nella macchinetta e il viaggio sarebbe troppo lungo prima di prestarle soccorso.
«Grazie tesoro. Ultimamente sono sempre stanca e...», impallidisce. Tappa la bocca con la mano. Sembra in stato di shock.
Mi alzo e corro subito da lei. «Tea che cosa succede? Stai male?»
Scuote la testa rialzandosi di scatto. «Cazzo, merda no, no.» Saetta con lo sguardo e i suoi occhi si posano sui miei. «Devi aiutarmi!»
Turbata domando per cosa e scoppia in lacrime. Pensa di essere incinta. Bene penso subito. Tutte mamme e io devo iniziare a convivere invece con il fatto che non potrò averne con Parker. Il pensiero è come un pugno allo stomaco.
Chiedo un permesso e assieme a Tea usciamo per andare in farmacia. Sono parecchio nervosa e tremo mentre aiuto la mia amica con l'acquisto di un test. Non è facile scegliere quello giusto. Ho avuto una cattiva esperienza in passato. Devo riuscire a non pensare a questo, continuo a ripetermi. Devo non pensare a quei momenti dolorosi.
Tea si richiude nel bagno dell'ufficio e dopo un paio di secondi esce appoggiando il test sul bordo del lavandino. «Mancano due minuti. Non posso guardare», le tremano le mani e indietreggia. «Oddio, come farò a dirlo a George. Cazzo!»
Il mio cuore si stringe e mi esce uno strano singhiozzo dalla bocca. Sto per avere una crisi, me lo sento. Appoggio le spalle contro le piastrelle fredde e chiudo gli occhi nel tentativo di calmarmi.
«Ti senti bene? Sei bianca come un lenzuolo»
Apro gli occhi e con un sorriso tirato annuisco. Non sto affatto bene. Ho bisogno di uscire da questo bagno, correre da lui, abbracciarlo e lasciarmi rassicurare.
I minuti passano e Tea finalmente controlla. Sbianca come un lenzuolo poi inizia a piangere prima di abbracciarmi disperata. «Come farò? George non voleva bambini. Ne abbiamo parlato. Mi lascerà...»
«Shhh, andrà tutto bene», il mio cuore ha uno strano spasmo. Sento dolore ovunque. Tea è fortunata e non lo sa. La rassicuro e la lascio di fronte all'ufficio di George affinché possa dargli la bella notizia.
Inizio a camminare a passo spedito verso l'ufficio di Parker. Sento i battiti del mio cuore rimbombare attraverso le pareti con forza assieme al rumore dei tacchi che sono una tortura con questo caldo. Busso alla porta e non appena risponde aprendola dal pulsante, la spalanco, mi assicuro che sia solo e dopo averla chiusa alle mie spalle corro tra le sue braccia.
Colto alla sprovvista, solleva subito il mio viso. Non sto piangendo ma intuisce che qualcosa deve avermi turbata perché mi stringe subito tra le sue forti braccia e sussurra: «andrà tutto bene».
Vorrei tanto che fosse vero. Non andrà mai bene. Sarò sempre in balia delle onde e arriverà sempre quella sferzata che mi farà barcollare e precipitare nell'abisso.
Senza riflettere sulle conseguenze, inizio a baciare sotto il suo orecchio. Le sue mani si posano sui miei fianchi e attirandomi su di sé mi ritrovo a cavalcioni, le sue labbra sulle mie. Solleva la gonna lasciandomi esposta e poi sfila la maglietta stampando baci roventi sulla mia pelle. Mi stringo a lui e sbottono la sua camicia toccando i muscoli sodi sotto. Apro la cintura e poi continuo affannata e accaldata verso i pantaloni.
Morde la mia spalla facendomi emettere un mugolio e tappa la mia bocca con la sua per un bacio profondo e sensuale mentre le sue mani sfiorano il mio intimo e mi stringono contro il suo corpo statuario.
«Dio, ti voglio così tanto principessa ma non possiamo! Non così!»
Sospiro staccandomi leggermente. «Perché?»
«Perché sei scossa!»
Nascondo il viso contro il suo petto. Morde le mie labbra per soffocare i gemiti mentre mi spingo su di lui. Il mio corpo trema contro il suo mentre ripenso a quello a cui sto rinunciando. Posso davvero farcela?
Amo davvero Parker ma posso sopportare anche questo nella vita?
Riscuotendomi, passo le dita tra i suoi capelli e stampo dei baci sul suo viso.
Tiene fisso lo sguardo mentre cerca di capire cosa mi sta succedendo. Sfiora le mie labbra. È stato: intenso. Decisamente intenso. Il suo sguardo mi ha rapito è portato lontano per un momento. Riesce a capirmi immediatamente.
«Hai parlato con il dottore?», domando mentre abbottono la sua camicia recuperando quel poco di autocontrollo rimasto.
«Ha chiamato oggi.»
«E...» attendo che continui.
«Ha visto le analisi. Dice che abbiamo buone possibilità di riuscita», sorride raggiante.
Il mio viso si apre in automatico in un sorriso. «Davvero?» Sono stordita, sorpresa. Non riesco a contenere la gioia. Gli getto le braccia al collo e stringendomi a lui inizio a baciarlo con foga. Geme sulle mie labbra e lo sento di nuovo eccitato. «Dobbiamo trovare il momento giusto ed essere pronti ma senza troppe aspettative», mormora.
«Non stai scherzando vero?», do una sistemata alla gonna.
Afferra le mie mani e bacia il dorso. «No, proveremo quando sarai pronta», dice in modo sincero. Passa un polpastrello sulla mia guancia. Mi accorgo di avere fatto uscire una lacrima. Ricaccio tutto dentro e torno ad abbracciarlo. «Per provare cosa intendi?»
«Fare l'amore su un letto comodo e da soli», sorride.
«Che scemo», lo spingo e ride. «Pensavo ti eccitasse di più una sveltina nel tuo ufficio», lo prendo in giro.
Annuisce e stringe i miei glutei. Trattengo il fiato. «Senti quanto sono eccitato?»
Arrossisco e mi stacco da lui prima di perdere il controllo. «Adesso devo tornare al lavoro signore», stampo un bacio sulla sua bocca. «Ricorda la cena da Anya», dico uscendo con un sorriso da ebete sulle labbra.
Finalmente una buona notizia. Io e Parker potremo provarci per davvero a costruire una famiglia insieme. Mi sembra surreale o del tutto impossibile. Non voglio fasciarmi la testa ma dopo questa bella notizia, torno al lavoro di ottimo umore.

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