25. I will try, until I die.

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Domenica 14 Febbraio 2016

Dafne scese dalla sua auto impetuosa come un mare in tempesta, avrebbe potuto travolgere chiunque con la sua ira apparentemente inspiegabile.

Quella era la prima volta che arrivava ad una festa completamente sobria, non aveva bevuto neppure un piccolo shot di vodka o qualsiasi altro alcolico, dunque, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere totalmente tranquilla, fresca, piena di vita, forse semplicemente più felice del solito; invece sembrava il diavolo in persona in cerca della sua vittima da sbranare e portare con sè all'inferno.

All'ingresso consegnò il biglietto velocemente e si gettò fra la mischia di ragazzi e ragazze già entrati, sapeva già dove andare e chi cercare, dopotutto Lui era stato il suo pensiero fisso da quella fatidica mattina di due giorni fa.

Richard e i suoi giochetti sporchi come lui avevano fatto il giro dell'intero istituto e, cosa peggiore, non perchè avesse fatto una delle sue scontate bravate ma perchè si era esposto totalmente facendo quella specie di regalo ad Amber.

Ancora poteva ricordare l'espressione quasi spaventata dell'amica alla vista di tutto quel teatrino sul suo banco mentre le altre ragazze, riconoscendo quell'inconfondibile accendino nero, rosicavano poichè avrebbero tanto voluto essere al posto di Amber. Ma quelle stupide non potevano capire la gravità della cosa, non potevano capire ciò che Dafne ed Amber riuscivano a vedere in quel gesto falsamente innocuo architettato da una mente subdola e marcia come quella di Richard.

Salì l'interminabile rampa di scale di vetro scalciando via tutti quei petali di rose rosse che avevano gettato lassù allo scoccare della mezzanotte; ciò significava che tutte le coppiette erano già state riunite e, dunque, c'era anche la probabilità che Richard avesse provato a cercare Amber.

Dafne si affrettò a percorrerle e arrivò al piano superiore, nel quale si trovava una folla variopinta maggiore rispetta a quella del piano più basso; venne travolta inaspettatamente chissà dove, nemmeno lei riusciva a capire in che direzione si trovasse, ma ad un tratto si sentì afferrare per il bacino da delle mani possenti, che la trascinarono nel piccolo corridoio lì presente.

Non aveva bisogno di guardarlo in faccia per vedere chi fosse stato, era sicura che quell'energumeno fosse proprio Richard.

La conferma giunse non appena quelle mani la spinsero bruscamente contro il muro e la bloccarono per i polsi senza darle alcuna via di scampo, poi si ritrovò sovrastata dal volto di Richard a pochi centimetri dal suo naso.

I due si guardarono intensamente negli occhi per qualche istante ma a lei bastò per perdersi in quell'azzurro così travolgente e limpido da inquietarle l'animo ulteriormente; la faccenda non la spaventava, al contrario, la spingeva ad andare oltre.

Tra i due il primo a parlare fu Richard, il quale, senza mostrare alcun segno di felicità, chiese trucemente: - Che ci fai qui?

Sentire quel tono non era mai stata la cosa più piacevole che potesse capitare a qualcuno, generalmente quando la si udiva poteva significare solo due cose: era arrabbiato con qualcuno o, nel peggiore dei casi, era arrabbiato proprio con te.

La ragazza istintivamente rabbrividì, precedentemente era sempre stata terrorizzata da quella voce, ma lì, in quel preciso istante, non poteva mostrarsi debole, così lo affrontò e rispose senza paura: - Non sono affari che ti riguardano.

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