18. And hey darling, I hope you're good tonight.

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Amber, a differenza di quanto aveva riferito a Dafne, non si lasció accompagnare da nessuno a casa.

Declinó ogni passaggio che le venne offerto e, stringendosi nel suo kimono, intraprese la strada di casa.

Il tragitto era breve e nonostante fosse tardi, visto che il giorno avrebbe dovuto partecipare alle lezioni scolastiche, per le strade della città c'erano ancora persone: non le sarebbe successo nulla.

Tranquilla come non mai, dunque, camminó lentamente gustandosi ad ogni passo il piacere della solitudine e il gusto gelidamente piacevole di quel venticello invernale che in pochi apprezzavano.

Non era l'unica ad apprezzare certi dettagli invisibili, Quince ne era una conferma.

Infatti, il ragazzo quella sera, poichè non aveva preso parte a quei soliti raduni giovanili, si trovava già a letto, intento a fissare l'immensità di pensieri che non gli passavano mai in mente durante il giorno.

Non sapeva nemmeno lui perchè si stesse concentrando tanto proprio quella notte prima di un test di fisica.

Quince cambió lato del cuscino sbuffando per l'ottantaquattresima volta.

Sentiva la necessitá di dormire ma i suoi occhi non volevano saperne di chiudersi, rimanevano aperti come a ricordargli che era troppo nervoso per raggiungere la quiete necessaria per trascorrere una notte pacifica con il suo sonno.

Cosa fare dunque?

Certamente Quince non era tipo da camomille e tisane varie per dormire bene; se aveva bisogno di rasserenarsi contava solo sull'aiuto di Amber.

Da qualche tempo si era reso conto che quella ragazza era in grado di farlo stare bene, di ristabilire la sua calma interiore ed eliminare tutte le preoccupazioni almeno in momenti della giornata tanto importanti come la notte.

Prese così il cellulare e controlló l'ultimo accesso a whatsapp della ragazza.

Era ancora online e ció poteva significare solo due cose: o era sveglia che si crogiolava nel calduccio del suo letto leggendo qualcosa, oppure, si era addormentata lasciando il cellulare sotto carica e con la chat aperta.

Fra le due opzioni la più credibile era la prima, ma conoscendo il soggetto, era meglio non dare nulla per scontato.

Quince decise comunque di tentare, in fondo, non aveva nulla da perdere: compose il numero della ragazza (ormai imparato a memoria per quante volte lo aveva fatto) e chiamó.

Attese solo qualche istante e dopo uno squillo circa, udì la voce di Amber rispondere con un tono pacato, come se si trattasse di un sussurro: - Pronto?

Forse era assonnata e probabilmente non aveva neppure voglia di parlare al telefono, perlomeno quello era ció che il suo tono di voce suggerriva; ma Quince non potè fare a meno di accorgersi del largo sorriso che gli si era disegnato in volto non appena aveva sentito Amber.

- Ehi Am - rispose prontamente facendo intendere la sua gioia nel sentirla.

Quince la immaginó sorridere avvolta nel buio non più pauroso della notte.

Amber sorrideva spesso quando riceveva una telefonata da parte di qualcuno che le stava a cuore e, anche quella volta, rispose con fare divertito: - Non so perchè, ma prendendo il telefono, senza guardare il nome sul display, ho avuto la netta sensazione che mi stessi chiamando proprio tu.

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