32. You're so damn pretty. If I had a type then baby it would be you.

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Stanca di aver ballato, cantato e urlato per tutta la notte, Amber decise di riprendere fiato sedendosi nel giardino del Boulevard3, proprio accanto alla sala da ballo.

Così, senza curarsi di indossare un cappotto o quantomeno qualcosa che la coprisse, prese il suo pacchetto di sigarette e, indisturbata, si avvió presso il posto prescelto, dove ad accoglierla ci furono solitudine e fresco, esattamente come aveva immaginato.

A Beverly Hills non faceva mai freddo in inverno, c'era sempre quel clima tipicamente autunnale che rendeva le giornate tiepide e le serate più fresche del solito, ma nulla di eclatante.

Amber accaldata com'era, peró, non percepiva alcuno sbalzo di temperatura fra l'interno e l'esterno, così infiló la sua sigaretta in bocca e uscì cercando di accenderla.

Un atteggiamento sicuramente poco adeguato al costume che aveva scelto: una bellissima sirena.

Sembrava davvero una di loro, aveva fatto un lavoro a dir poco magnifico: il trucco di viola, blu, lilla e rosa lucente le ricopriva gli angoli del volto, buona parte della fronte e gli zigomi, con un effetto simile a delle squame; gli occhi castani erano ricoperti da uno strato di tutti quei colori, erano messi in risalto dall'eye-liner glitterato e del mascara che aveva reso le sue ciglia davvero lunghe; la bocca non aveva alcun accenno di rossetto o lucidalabbra, vi aveva messo sul lato centrale solo un velo di ombretto rosa perlato; qua e là erano stati applicate diverse perle come per rendere il tutto molto mistico.

Indossava un top corto, senza spalline, ricamato e bianco che non le copriva interamente la pancia; una gonna lunga a sirena di un morbido e lucente tessuto bianco; portava delle semplici scarpe da ginnastica ai piedi, ma poco importava, nessuno le avrebbe notate poichè sotto la gonna abbastanza lunga.

Aveva aggiunto un po' di quei colori del viso, riproducendo lo stesso effetto, anche sulle parti del corpo scoperte, e aveva aggiunto ai suoi capelli, acconciati in meravigliose onde fluenti, dei fermagli per capelli simili a conchiglie.

Forse nessuna descrizione sarebbe stata pienamente in grado di esprimere la bellezza di quella ragazza nella notte di Carnevale.

Era una vera e propria sirena, ma il suo atteggiamento era quello di una perfetta drag-queen, solitaria e perennemente incomprensibile, meravigliosamente circondata dal suo mondo, in cui nessuno sembrava accedervi, che la teneva lontana dal resto della realtà rendendola indifferente.

In fondo, ad Amber piaceva molto il suo atteggiamento: la differenziava da tutte le altre persone, la faceva sentire un po' più speciale... ma non era l'unica a pensarla così. Quince, infatti, l'aveva intravista alla festa e aveva deciso di seguirla: gli sembrava passata una vita dall'ultima volta che aveva trascorso del tempo con lei o che le aveva anche solo parlato. 

Il ragazzo si era fatto strada fra tutte quelle persone attraversando quella grande sala da ballo e si ritrovò proprio nello spazioso, ma vuoto, giardino del locale. 

Si guardò per qualche istante intorno e poi la vide: seduta a gambe accavallate su uno dei divanetti di pelle bianca che stava fumando, appariva come qualcosa di davvero fenomenale.  

Ancora non si era accorta di Quince, il quale per farsi notare le strappò la sigaretta dalle mani dicendo con un sorriso solare: - Non sta bene il fumo su una bella signorina come te. 

Amber stava per incenerire il suo rivale, convinta si trattasse ancora una volta di Richard, ma non appena si rese conto che in realtà si trattava del suo adorato Quince commentò: - Deve essere un vizio di tutti voi maschi strapparmi la sigaretta di mano. 

Per la prima volta, Quince non fece caso alla sua battuta, non le chiese nemmeno perché l'avesse detto; era così concentrato nel godere della sua compagnia che si sedette semplicemente accanto a lei e disse: - Lo sai che odio vederti fumare. - e davanti agli occhi della giovane gettò la sigaretta nel terreno della pianta lì accanto. 

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