6. I breathe her everytime I see her.

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Sabato 23 Gennaio 2016

Sdraiato sul suo letto, Richard aveva perso la cognizione del tempo, aveva eliminato tutto il mondo circostante e con gli occhi chiusi si era focalizzato su quel pensiero fisso che lo stava tormentando: Amber.

Aveva fatto quella scommessa su di lei a settembre e ancora non era riuscito a concludere nulla, nè tantomeno a iniziare.

Com'era possibile che quella ragazza fosse così irraggiungibile?

Com'era possibile che Amber riuscisse perfettamente a resistergli e ad ignorarlo?

L'aveva incrociata più volte nei corridoi in quella settimana, ma ogni benedetta volta Amber riusciva a svignarsela in un modo o nell'altro.

Era così maledettamente determinata a far finta che Richard non esistesse tanto da guadagnarsi il suo odio.

Detestava quel suo modo di fare così irritante, quel suo camminare davanti a lui con un modo di fare fottutamente sensuale e che lo mandava totalmente in tilt, quel suo provocarlo continuamente con la troppa confidenza che dava a Quince o a qualche altro ragazzo che non era Richard.

Dio quanto la detestava.

Ma, Dio quanto si faceva desiderare quel bocconcino di ragazza.

Richard sorrise fra sè e sè malizioso, un giorno sarebbe riuscito a fargliela pagare per quelle continue fughe che la allontanavano costantemente da lui.

Pensieri insulsi e anche patetici, sotto un certo punto di vista, ma che davano piene soddisfazioni a un diciassettenne come Richard abituato a raggiungere ogni obiettivo.

Ad un tratto il rumore potente di una porta che sbatteva violentemente contro il muro, fece sì che Richard si mettesse subito a sedere spaventato.

Si voltó verso la porta della sua camera e vide Quince, che indossava la sua divisa da calcio e sulla spalla un borsone.

Prima che potesse dire una qualsiasi cosa, Quince lo incitó mostrandosi entusiasta e pieno di energia: - Forza Rich! Muovi il culo dobbiamo andare a stracciare quei coglioni!

- La prossima volta che entri in quel modo, te lo faccio muovere io il culo come si deve - lo minacció Richard mentre si infilava le sue scarpe da calcio.

- Mantieni questa energia per la partita e datti una mossa, lo sai che il coach ci ammazza se arriviamo in ritardo per l'ennesima volta - rise Quince ignorando le sue parole e gettando il borsone per terra come se si trovasse nella propria casa.

- Stavo dormendo, Quince! - si lamentó Richard mettendosi all'in piedi e indossando la maglia della loro squadra appoggiata con cura sul letto.

- E ora sei sveglio, perció sbrigati! - continuó a deriderlo l'amico.

In tutta risposta Richard afferró il borsone, che aveva preparato prima, e uscendo prima di Quince disse: - Datti una mossa, grattachecca.

- Grattachecca!? Che cazzo di insulto sarebbe? - chiese Quince seguendolo giù per le scale mentre rideva.

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