Prologo.

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Martedì 1 Settembre 2015

Musica, alcol e fumo erano i componenti ideali per rendere una serata con gli amici perfetta.

Erano quelli gli elementi che caratterizzavano ogni festa che si svolgeva in una città americana come Beverly Hills, California.

Feste, feste, feste.

Un incubo per i genitori, che temevano per la vita dei loro figli, un sogno per tutti i ragazzi, che aspettavano con ansia quel momento di evadere dalla realtà.

Evadere ed evasione erano poi le chiavi d'accesso per la miglior sensazione di libertà che si potesse provare, l'unico problema era che le feste non erano esattamente degli ambienti adatti per lo scopo che tutti si prefiggevano di avere, piuttosto erano un territorio da caccia per ragazzi alla continua ricerca di svago e senza alcun pudore, che si avvinghiavano a ogni ragazza che fosse disponibile.

Mente degenerata ma nascosta da visi apparentemente perfetti.

Rappresentante di questa categoria era, senza ombra di dubbio, Richard Parker, che come sempre non se ne perdeva una.

Tutti lo conoscevano, infatti, Richard oltre ad essere uno dei ragazzi più popolari, era anche uno dei più belli: i capelli biondi erano sempre curati e incontrando i suoi occhi, così azzurri e limpidi, ci si poteva vedere quasi il cielo; i lineamenti erano perfetti e risaltavano su quel viso angelico spesso adornato da simpatiche lentiggini; ma la parte migliore era il fisico, atletico e altrettanto perfetto, che quella sera era messo in risalto da una camicia bianca aderente, pantoloni neri firmati e scarpe certamente costose, forse di marca italiana.

Ogni più piccola cosa in lui faceva ricordare il principe azzurro, dunque, quello che avrebbe salvato qualsiasi ragazza da ogni pericolo e soprattutto ne avrebbe avuto cura.

Solo apparenza.

Pura, semplice e maledetta apparenza.

Richard Parker non era così serafico come sembrava.

Lui era il classico ragazzo irraggiungibile, stronzo e soprattutto sciupafemmine. Non sapeva cosa volesse dire "amare", ma conosceva bene il significato di "usare e gettare".

Nei suoi 17 anni di vita non aveva mai avuto una ragazza fissa, le sue relazioni (se così potevano essere definite) erano insignificanti e basate solo su rapporti sessuali, nessun sentimento di mezzo.

Adorava avere il controllo della situazione: inizialmente riusciva a stordire le sue "vittime" con il suo fascino da seduttore e i suoi modi di fare galanti, cortesi, molto accostumati; le faceva cadere ai suoi piedi, le portava alla più completa venerazione e, dopo aver ottenuto ciò che voleva, le abbandonava in meno di un millesimo di secondo.

Tutte le ragazze conoscevano quelle sue caratteristiche e quel suo metodo, ma ancora molte si lasciavano abbindolare credendo che sarebbero riuscite a farlo innamorare davvero.

Illuse.

Povere illuse.

Richard Parker non era in grado di provare amore, piuttosto attrazione fisica.

Anche quella sera provò quella sensazione.

Lì, in mezzo alla pista da ballo, fra corpi saltellanti, sudati e in preda all'eccitazione, aveva notato una ragazza in particolare, che vedeva ogni volta di sfuggita ma che non era mai riuscito ad osservare attentamente.

Una ragazza che al contrario delle altre non aveva fatto nemmeno caso alla sua presenza.

Una ragazza che non lo stava cercando fra la folla e che neppure lo degnava di uno sguardo.

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