35. My confusion, my confession... the one I want tonight.

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Richard fumò la sua sigaretta guardando quel buio inquietante al di là del grande finestrone posto in soggiorno.

Sarebbe scoppiato il diluvio universale di lì a poco e sicuramente anche la sua collera sarebbe esplosa in qualcosa di travolgente: Amber aveva rifiutato di suo invito a quella festicciola che aveva organizzato solo per passare un po' di tempo assieme, approfittando dell'assenza dei genitori, ciascuno partito per lavoro chissà dove.

Aveva immaginato tutto alla perfezione: lei avrebbe accettato, sarebbe andata alla festa divertendosi come mai aveva fatto in tutta la sua vita e poi gli avrebbe permesso di vincere quella dannata scommessa, ovviamente a sua insaputa.

Ma no.

Amber si era tirata indietro senza un vero e proprio motivo, mandandolo su tutte le furie, fortunatamente egli si era riuscito a trattenersi. Sembrava stesse facendo dei passi indietro, eppure tutto gli era sembrato procedesse bene.

Cosa stava succedendo dunque?

Inutile domandarselo, non avrebbe trovato una cazzo di risposta comunque, arrabbiato com'era non aveva speranze di riuscirci. Come se non bastasse anche Quince gli aveva dato buca e la festa cominciava ad apparirgli noiosa anche se i suoi invitati sembravano divertirsi.

Conosceva le solite facce, i soliti amici in cerca di qualcuna da portarsi a letto e le stesse tipe che vagavano da un letto all'altro con fin troppa facilità... li conosceva tutti e conosceva anche lei: Dafne Armstrong.

Non l'aveva invitata personalmente, semplicemente facendo entrare il suo amico Gabriel l'aveva vista al suo fianco e l'aveva fatta entrare ovviamente. Voleva andare a letto anche con quel reietto... povera Dafne.

Si era ridotta proprio male da quando avevano smesso di andare a letto per divertimento.

La fissò da quel suo angolino lontano dalla folla e come sempre non poté non ammirare quello splendido corpo che si ritrovava e sempre agghindato nel migliore dei modi.

Quel vestitino rosa cipria e velato era molto attraente su di lei. Riusciva quasi a intravedere la sua sottile biancheria intima bianca, o forse la stava solo immaginando chiamando alla mente tutti quei ricordi che lo vedevano intendo a denudarla.

Oh si, la stava immaginando.

Stava immaginando ancora una volta di avere quel corpo tremante ma pronto a tutto sotto di sè; stava pensando alle sue cosce aperte che non smetteva mai di sfiorare durante i loro rapporti, alle mani sempre così curate di Dafne che le graffiavano le scapole e ai suoi gemiti eccitanti che aumentavano in lui quella voglia bestiale si prendere e possedere le cose.

Aveva bisogno di fare del sesso con qualcuno, subito. E l'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo, in quel caso, era proprio Dafne.

Fece appena in tempo a pensarlo che i loro occhi si incrociarono in tutto quel casino: azzurro e azzurro, un cielo azzurro e cristallino contro un mare in tempesta.

Dafne aveva avvertito da subito che qualcosa non andava, come se avesse costantemente addosso gli occhi di qualcuno; poi, quando si era voltata un istante per via di quella stranissima sensazione, aveva visto Richard.

Quel suo sguardo famelico l'aveva sicuramente messa a disagio.

I suoi occhi la stavano fissando con la stessa intensità, mediante la quale, le chiedeva bramoso di concedersi a lui anche in posti in cui non era possibile.

Aveva paura.

Distolse l'attenzione dal ragazzo e si concentró su quello stupido gioco della bottiglia, che ancora nessuno si era stancato di fare, nella speranza che tutte quelle sensazioni la abbandonassero. Ma, per sua sfortuna, Richard non aveva intenzione di mollare la presa e, in men che non si dica, lo ritrovó seduto con loro in cerchio proprio di fronte a lei, come se la stesse sfidando.

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