23. I saw a shooting star and thought of you.

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Se c'era una cosa che Amber odiava più della sconfitta era ammettere che aveva avuto bisogno di qualcuno che aveva scartato fin dal principio, ed ebbene, ammettere di aver avuto bisogno di Richard Parker, e conseguentemente essere caduta nel suo tranello, era la cosa che la stava letteralmente divorando in quel breve lasso di tempo aggrappata alla sua schiena. 

A momenti si maledisse per essere stata tanto sciocca. 

Quello era uno dei classici momenti in cui si parlava di istanti che potevano cambiarti la vita: lei per tre sciocchi minuti aveva dato il suo numero proprio a lui. 

Arrivarono a casa di Amber con una pioggerellina lieve, perfino sopportabile: forse anche il tempo era stato complice di quello stronzo.

La ragazza scese dunque imbronciata dalla moto e, sperando che tutto si stesse per concludere in quel modo, mise le mani in tasca e fece per abbandonarlo con un atono: - Ciao. 

Ovviamente il loro incontro non si sarebbe mai potuto concludere in quel modo tanto banale. 

Infatti, Richard la afferrò per un braccio e, trascinandola nuovamente vicino a sè, le chiese con tono canzonatorio: - Non dimentichi niente? 

Amber lo fissò, aveva capito quel suo sporco gioco, ma si limitò semplicemente a scrollarsi la sua mano di dosso e aggiungere: - Grazie per il passaggio. 

Il ragazzo non si infuriò, al contrario, sorrise soddisfatto e aggiunse: - Manca ancora qualcosa e, sappi che, ho molto tempo da perdere - concluse alludendo al fatto che non l'avrebbe lasciata andare se non avesse ricevuto ciò che le stava richiedendo implicitamente. 

- Cioè? - chiese Amber tentando di ignorare quell'ultima informazione irritante quasi quanto lui. 

Richard non disse nulla, piuttosto, con quel suo solito ghigno, si morse il labbro inferiore e le sollevò il mento con due dita, come se fosse pronto a baciarla. 

Stava davvero succedendo ciò che avrebbe scatenato una vera e propria bufera? 

Fortunatamente no.

Infatti, Edward, nascosto fra i cespugli del condominio poichè momentaneamente ritornato nel suo vecchio appartamentino, sbucò all'improvviso chiamando Amber per nome e bloccando quella patetica scenetta. 

I due giovani ancora vicini si voltarono di colpo verso di lui e la ragazza, felice di vedere il suo migliore amico lì, mimò un grazie con le labbra. 

Inutile dire che Richard, contrariamente, gli rivolse uno sguardo a dir poco raggelante. 

Quel piccolo idiota per giunta omosessuale, aveva appena rovinato il suo finale perfetto, la ciliegina sulla torta che avrebbe fatto concludere nel modo migliore quella giornata ricca di vittorie. 

Lo detestava profondamente, ma a lui avrebbe pensato in un secondo momento; guardò, così, con superiorità la coppia di amici e accendendo la moto disse: - Ci si vede Amber. Buona notte - e svanì nel familiare buio cittadino senza degnare di uno sguardo Edward, il quale non lo aveva perso di vista neppure per un secondo. 

Una volta andato via "l'intruso" Amber fece per ringraziarlo ma Edward la bloccò chiedendo con il suo solito garbo: - Che cosa mi sono perso in queste poche ore in cui ti ho persa di vista?

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