11. We always knew that you would take me out there.

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Sabato 30 Gennaio 2016

Frastornata e tentennante Amber si aggirava per le strade della città come se fosse una specie di zombie.

Non era nel suo stile camminare con lo sguardo colmo di sonno, uno sbadiglio costante e un andamento afflosciato simile a dei jeans abbandonati per terra, privi di senso e movimento.

Era strano da spiegare e da vedere, eppure, Amber Stonem, alle dieci di un sabato mattina, stava girovagando sulla strada principale della città pronta al ritorno nei bassifondi ai quali era sempre appartenuta.

La Young Drive non era minimamente paragonabile alla Carmelita Avenue, nonostante la prima fosse un posto confortevole in cui vivere.

Ma ad Amber non interessava granchè del luogo, piuttosto il suo obiettivo principale era vivere.

Non importava dove o come, ció che contava era solo farsi trascinare da quel tempo interminabile ma che poneva una fine ad ogni cosa.

Se ella fosse stata un'altra persona, peró, si sarebbe occupata davvero di cose più futili, come ad esempio la sua presentazione.

Era inverno, eppure in giro non c'erano altro che donne e uomini accuratamente sistemati e vestiti, come se si trovassero giorno dopo giorno su di una passerella; in mezzo a tutte quelle persone, lei si distingueva.

Ovvio dopotutto.

In un inverno in cui la moda dettava capi con tonalitá calde, Amber spiccava con il suo vestito blu elettrico e il cappotto bianco.

Divina e affascinante, avrebbe certamente affermato un amante della diversità.

Ma lei era fatta così.

Lei era quella diversa, quella inspiegabilmente e immancabilmente fuori dal comune.

Amber era quel tipo di ragazza che non si poteva incontrare due volte nella stessa vita.

Era strano da dire e anche da pensare, ma Amber era la reale Margo Roth Spiegelman di cui parlava John Green in Cittá di Carta.

Certo da qualche tempo si era assopita e rintanata nel suo minuscolo angolo di mondo, ma lei era davvero la ragazza dalle mille sfaccettature, la ragazza esagerata e all'estremo di ogni confine.

Amber aveva sempre fatto ció che aveva voluto e, con la sua stravaganza, era riuscita a conquistare l'amicizia di molti ragazzi, la fiducia di molti amici e il cuore del suo adorato Jacques Marceau.

Era sempre stata particolare ma quella caratteristica la rendeva unica e al centro del mondo.

Solo lei poteva vantarsi di essersi infiltrata nel backstage nel bel mezzo delle riprese di un film, di aver fatto l'autostop fino a Boston e di aver rinchiuso l'ex-regina delle cheerleader nello sgabuzzino delle scope.

Ovviamente, le sue avventure non si fermavano lì, erano molteplici, disastrose, divertenti, spericolate e...finite.

Esattamente come Margo Roth Spiegelman alla fine del romanzo seppellisce quel quaderno e anche una parte di lei stessa, Amber Stonem smise di fare l'avventuriera.

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