21. I'll follow you until you love me.

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Ultima ora del lunedì e pochi sfortunati studenti dovevano sopportare le tirannie del coach Fitzgerald.

Fra quei pochi rientrava anche Richard, il quale, affiancando il suo amico Quince, si accingeva a completare il quinto giro del campo.

Era esausto, stremato, ma continuava a lottare e correre: non aveva intenzione di arrendersi a colui che nell'ultima partita lo aveva punito facendolo espellere dal gioco.

Richard non era tipo da panchina, preferiva l'azione e, l'idea che un fallito come Fitzgerald gli avesse fatto un tale torto, lo mandava in bestia.

Se avesse potuto lo avrebbe certamente ucciso.

Fitzegerald era in grado di rendere tutto impossibile, l'unica cosa positiva era che anche Amber aveva proprio quell'individuo come insegnante di educazione fisica, dunque l'unico che consentiva a Richard di vederla.

Era passata almeno una buona mezz'ora da quando la lezione era cominciata e ancora il giovane non era riuscito a scorgere la figura di Amber, ma come aspettarsi qualcosa di differente? Lei aveva sempre odiato quella lezione, idem per il docente...eppure negli scorsi anni si era mostrata abbastanza portata per gli sport.

Altro cambiamento dovuto alla morte di Jacques? 

Sì, decisamente; ormai quella ragazza era diventata totalmente dipendente da quel tragico evento.  

Chissà perchè però Richard si preoccupava così tanto della situazione se in fondo doveva solo portarsela a letto per scommessa? 

Insomma, lei per lui non era nulla se non un trofeo da vincere...allora perchè spesso egli si ritrovava a interrogarsi su di lei e ciò che le era capitato? 

Scosse la testa poichè incantatosi durante la corsa e immediatamente Quince, completamente sudato e con il fiatone, gli chiese: - Rich, tutto bene? 

Ovviamente si era accorto della sua momentanea assenza. 

- Si - rispose immediatamente il ragazzo senza destare sospetti e per rendere il tutto più realistico aggiunse - Starei meglio se questo coglione smettesse di farci correre come dei cani. 

- Anzi, si è contenuto - si intromise Marika, una delle tante ragazze che sbavavano dietro Richard, dalla fila proprio dietro quella di Richard - di solito ci fa fare venti giri del campo, stavolta si è limitato a dieci. 

Richard fece per rispondere quasi scortesemente, non gli piaceva quando qualcuno che non contava nulla si intrometteva nei suoi discorsi, ma si arrestò non appena udì il tonfo della porta della palestra chiudersi con violenza. 

Nello spazio di un millesimo di secondo si sentì il suono trapanante del fischietto del coach Fitzgerald e la sua voce, altrettanto fastidiosa, urlare: - Stonem! Ancora in ritardo! 

Tutti si voltarono verso la vittima di Fitzgerald, la quale non era altri che Amber Stonem, appena arrivata in palestra. 

La giovane non sembrava essere particolarmente turbata per quel richiamo quasi animalesco del coach, al contrario era indifferente a tutto, tanto che alzò gli occhi al cielo e dando le spalle al coach si diresse verso il cosiddetto "deposito degli zaini" ( l'unico posto semi-pulito della palestra in cui poter poggiare tranquillamente borse e zaini) e disse: - Si, lo so. Mi scusi! 

- "Mi scusi" un corno! - esclamò ancora più inviperito Fitzgerald, il quale odiava certe risposte impertinenti, soprattutto se date da alunne visto che egli tendeva ad essere leggermente maschilista. 

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