16. I follow you dark doom honey, I follow you.

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Esattamente come tutti gli altri teenager della cittá, anche Richard, venuta a mancare la festa, si era ritrovato costretto ad andare al solito raduno.

In altre parole, non aveva trovato nulla di meglio da fare.

Era uscito un pó controvoglia e infatti impiegó qualche minuto in più per arrivare nonostante si servisse della sua moto nuova, ció che lui identificava come il suo "gioiellino".

Parcheggió con una sola manovra, tolse il casco e, una volta sceso dal suo mezzo di trasporto, avanzó verso il suo solito gruppo di amici, ovviamente, senza scordare di mostrare il suo fascino da seduttore.

Sapeva che le ragazze lì presenti lo stavano osservando, tenendolo d'occhio.

Si trattava perlopiù di ragazzine sui 14 anni, appena entrate a far parte del "club", ma non potevano mancare le solite ragazze della sua stessa età che gli sbavavano praticamente dietro senza alcun pudore.

Richard era un pó come una celebrità, sempre sotto i riflettori.

Si scompiglió i capelli e sorridendo maliziosamente proseguì sulla sua strada.

Adorava tutta quella notorietà, non avrebbe saputo immaginare la sua vita in maniera differente, senza tutte quelle attenzioni che gli venivano rivolte.

Adorava la sua vita e adorava soprattutto il fatto che molte persone volevano entrarne a far parte.

Era bello essere Richard Parker, sapere che svegliandosi la mattina avrebbe trovato il cellulare pieno zeppo di messaggi, notifiche e chiamate perse, uscire di casa con la consapevolezza di essere conosciuto e, molto spesso, anche invidiato.

Poteva avere tutto con un semplice schiocco di dita: ragazze, amici, divertimento.

Poteva avere tutto, ma non lei.

Era davvero diventata un'ossessione.

Non poteva peró rovinarsi ancora la serata sprecando tempo ed energia a pensarla e a progettare una sua concquista: aveva una certa reputazione da mantenere, dopotutto, lui rimaneva pur sempre uno dei ragazzi migliori di Beverly Hills.

Si ripeteva spesso quella parole, ma neppure lui ne era pienamente convinto, e, forse, quello era il suo peggior difetto: quando voleva qualcosa non si dava pace fin quando non l'aveva ottenuta in un modo o nell'altro.

Anche quella sera, Richard stabilì di non dedicare a quella ragazza neppure la minima attrnzione, ma non appena vide la cricca degli amici di Amber, la sua mente cominció a navigare fra pensieri e idee varie, nella speranza di trovare un modo per avvicinarsi a lei.

Osservó tutti quegli individui.

Era gente conosciuta, abbastanza popolare e ricercata, ovviamente, si trattava di persone che avevano avuto a che fare anche con Jacques, ma con i quali Richard non sarebbe riuscito ad attaccare discorso facilmente.

Loro sembravano proprio come Amber: tosti, sarcastici, sospettosi, furbi e molto difficili non solo da avvicinare ma anche da ingannare.

Sperare, dunque, nel funzionamento di una qualche strategia con loro era inutile.

Per sapere qualcosa in più su di lei, aveva bisogno di vittime facili, scontate; qualcuno di fortemente ingenuo da poter avvicinare.

Ma chi?

Mentre pensava a qualcosa di ingegnoso, arrivó suo cugino Dominik, il quale gli circondó le spalle con un braccio e chiese: - Allora cugino, a cosa stai pensando?

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