Non so cosa mi fosse passato per la testa in quel momento, ma non avrei permesso che un tragico evento accadesse se potevo almeno tentare di evitarlo.I secondi mi erano sembrati ore, le ore mi erano sembrati secoli.
Mentre tutto mi era sembrato un attimo lunghissimo in cui la vita di qualcun altro si trovava in pericolo, in realtà si era trattato soltanto di qualche attimo.
Soltanto pochi attimi in cui avevo scelto di fare qualcosa di cui non mi sarei ritenuta capace, in cui avevo scelto di fare la cosa giusta a discapito di tutto quello che lentamente avevo costruito nella mia vita.
Non avevo pensato a me, non avevo pensato a nulla di ciò che mi riguardava.
L'unica cosa che riuscivo a vedere davanti ai miei occhi era una dolce bambina che camminava in mezzo alla strada, una piccola innocente che stava per non esserci più.
E non potevo permettere che ciò accadesse.
Lasciando cadere tutto ciò che avevo tra le mani, con uno slancio improvviso mi ero catapultata in mezzo alla strada giusto in tempo per afferrarla e fare un balzo di lato insieme a lei per non essere colpite dalla macchina che, senza degnarci di uno sguardo, aveva proseguito la sua corsa.
Ma con quel movimento improvviso avevo sbattuto la testa contro il lampione, mentre il colpo della piccola era stato attutito dal mio corpo.
Non sapevo cosa sarebbe successo, sapevo solo che mi sentivo improvvisamente stanca, senza più la forza di reagire.
L'unica cosa che mi faceva mantenere quel minimo di lucidità che mi era ancora rimasta, era sentire quella bambina di cui non sapevo il nome sana e salva tra le mie braccia.
Sentivo le sue mani aggrappate al mio cappotto tanto strette che costrinsi il mio corpo ad ubbidirmi.
Cercai di aprire lentamente gli occhi facendo una gran fatica, ma dopo vari tentativi falliti ci ero riuscita.
La bambina che si aggrappava a me era bellissima, lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in riccioli morbidi e che le incorniciavano il viso conferendole dei lineamenti dolci.
Mi guardava impaurita con i suoi grandi occhi azzurri.
Cercai di tranquillizzarla, ma una voce mi bloccò le parole in gola.
Cercando di muovermi con cautela, cercai di guardare nella direzione in cui una voce maschile continuava a gridare un nome, probabilmente quello della bambina tra le mie braccia. "Nicole, Nicole".
E fu solo allora che notai un gruppetto di ragazzi correre nella nostra direzione.
Il ragazzo che continuava a gridare ci corse per primo incontro e abbracciò stretta la bambina quasi strappandola dalle mie braccia che ricaddero inermi ai lati del mio corpo.
Non aveva senso che costringessi ancora il mio corpo ad obbedirmi, la bambina era sana e salva ed era solo questo ciò che contava.
Mi ero accorta solo poco dopo di respirare a fatica, era una sensazione strana.
Era come quando togli ad un bambino il suo giocattolo preferito, non poteva farne a meno così come i miei polmoni non potevano fare a meno dell'aria.
Ne avevano bisogno.
Sentivo la bambina singhiozzare tra le braccia del ragazzo per un attimo, poi si era staccata dall'abbraccio e alzando un braccino mi aveva indicata.
"Zio... zio lei sta male. La sua testa sanguina..." Aveva detto al ragazzo col ciuffo biondo.
Non mi ero resa conto che la mia testa sanguinasse.
"Lei ti ha salvato, piccolina?" Le aveva chiesto dolcemente lo zio.
Lei aveva annuito continuando a guardarmi.
Non mi ero accorta che uno dei ragazzi si era allontanato per chiamare un'ambulanza fino a quando non lo sentii parlare.
"L'ambulanza sarà qui fra poco." Ci aveva comunicato.
Poi si era inginocchiato accanto a me e mi aveva preso la mano destra tra le sue, ma non potevo più vedere il suo volto perché le mie palpebre ormai troppo pesanti si erano chiuse.
Cercai di restare sveglia, ma era sempre più difficile.
Alla fine persi i sensi cullata dalle parole di incoraggiamento di quel ragazzo sconosciuto.
-Due giorni dopo❤
Non riuscivo a rendermi conto di quanto tempo poteva essere passato, ma quando aprì gli occhi mi resi conto che ero nell'ultimo posto al mondo in cui volevo essere: un ospedale.
Le pareti intorno a me erano spaventosamente bianche, la luce fioca, il comodino accanto a me era di ferro e le luci sopra la mia testa non erano altro che degli enormi neon spenti che incombevano sulla stanza quasi fosse la spada di Damocle pronta a cadere.
Qualcosa pungeva nel mi braccio, ma non mi disturbai a vedere che cosa fosse.
Come se non lo sapessi già che un ago era nel mio braccio e che a quello stesso ago era attaccato un tubicino che finiva sopra la mia testa dove una flebo era ancora quasi del tutto piena.
Avrei voluto tanto potermi alzare, strappare quella flebo e scappare via.Non potevo sopportare il susseguirsi dei lei tragici ricordi.
Non volevo ricordare.
Volevo andare via da lì.
Chiusi di nuovo gli occhi.
Ero troppo debole per potermi muovere, ma avrei dovuto fare almeno un tentativo prima di darmi per vinta, ma prima che potessi muovere anche un solo muscolo, la porta lentamente si aprì.
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Ciao a tutti☺ come state? Spero che la storia fino a qui vi stia piacendo. Un abbraccio. ❤
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//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤
ФанфикTutti abbiamo storie nascoste nei meandri del nostro passato, storie,episodi che cerchiamo di dimenticare o quanto meno di non ricordare piú. Lei, Amy, é una ragazza decisa a vivere la sua vita, nonostante soltanto tre anni prima aveva vissuto un es...