CAPITOLO QUARANTAQUATTRO❤

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Finalmente riesco di nuovo a riaprire gli occhi.

L' ultima sensazione provata è davvero difficile da dimenticare, così come è impossibile da dimenticare di essere stata in un altro paia di braccia che non fossero quello del ragazzo che amo.

Ero intontita, non capivo quasi praticamente nulla e all' inizio mi è stato davvero facile credere -o meglio ancora di voler credere- che fosse stato lui a salvarmi.

Gli abbracci possono sembrare tutti uguali, no?

Infondo è lo stesso procedimento: due persone si avvicinano molto l' una all' altra e una delle due allunga le braccia per stringere sé la persona verso cui le proprie braccia sono rivolte.

E la persona abbracciata a sua volta allunga le braccia e stringe a sé l' altra persona.

Non c' è niente di strano, no? No.

Ma quando ami qualcuno e le sue braccia ti avvolgono, non è un abbraccio qualunque.

No, in quel preciso momento ti senti al sicuro, ti senti a casa e senti che non solo ci resteresti per sempre, ma anche che non vorresti essere in nessun altro posto al mondo.

Semplicemente perché nessun posto al mondo potrebbe mai essere simile alla sensazione che hai quando abbracci la persona che ami.

Tutto questo mio discorso mentale appena sveglia, anche se sento movimento nella stanza intorno a me e quindi tengo gli occhi rigorosamente chiusi –almeno per il momento- è perché a primo impatto, intontita da qualcosa, non avevo capito che non fossero le braccia di Ben ad avvolgermi.

Lo avevo capito soltanto mano a mano che l' effetto della droga –che non sapevo nemmeno di quale si trattasse, per quanto ne sapevo poteva anche essere un semplice sonnifero- si stava via via affievolendo permettendomi di riprendermi abbastanza da essere un minimo lucida e quando mi ero resa conto di non essere tra le sue braccia, mi era preso un attacco di panico interiore che mi aveva scombussolato tutto quanto.

E le domande avevano iniziato a scorrermi velocemente nella mente, come quando sei convinta che stia per succedere qualcosa di irreparabile.

Domande come:

●Chi è quest' uomo?

●Perché mi avrà rapita?

●C'entra con Manuel o è qualche serial killer che avrà già ucciso quei due malcapitati perché erano stati sul suo territorio? E sta per uccidermi?

●Devo fargli capire che sono sveglia? Devo lottare? Stare in silenzio?

E ho continuato con queste domande finché non mi sono sentita posare delicatamente su di un letto.

L' uomo non aveva detto una parola, così dopo un po' avevo preso coraggio e avevo aperto gli occhi, ma lui non era più lì.

Qualche istante dopo mi ero resa conto –sentendo l' acqua scorrere nel bagno- che si stava facendo una doccia, così ne avevo approfittato per aprire la porta e per tentare di scappare.

Mi ero avvicinata alla porta lentamente e avevo provato ad aprirla, ma non c' era stato nulla da fare.

Presa com' ero dal cercare di aprirla, non mi ero accorta che un' altra porta si era aperta e che l'acqua della doccia aveva smesso di scorrere in bagno.

«Puoi provarci quanto vuoi, ma è chiusa a chiave. » aveva detto la sua voce alle mie spalle.

Era una voce bassa, roca.

Una di quelle che una ragazza vorrebbe ascoltare sotto le lenzuola o almeno da quanto mi avevano detto.

Sai che roba! Come se delle persone sotto le lenzuola volessero davvero sentir parlare, soprattutto se nel mezzo c' era una certa attività.

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora