Capitolo QUINTO❤

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Ero uscito fuori con Fede per lasciare il tempo a Amy di cambiarsi e forse, anche di calmarsi e stare un poco da sola magari l'avrebbe aiutata.

Non avrei saputo dire cosa avesse precisamente, ma qualunque cosa fosse doveva avere a che fare con quel medico che l'aveva visitata e che le aveva firmato le dimissioni dell'ospedale.

Non solo era sbiancata appena lo aveva visto varcare la soglia, ma mi era sembrata spaventata.

Era possibile che quella ragazza avesse avuto un passato difficile?

Che cosa le era successo di così grave da aver paura dei medici?

Non mi capacitavo di come si fosse insinuata tra i miei pensieri dall'incidente di due giorni fa e ancora adesso.

Quando avevamo raggiunto la piccola Nicole, non mi aspettavo che fosse abbracciata ad una sconosciuta.

Lei la teneva stretta a sé per paura che potesse di nuovo scappare via.

Sembrava sveglia quando eravamo arrivati sul posto, ma quando Fede aveva portato via la bambina dalle sue braccia le aveva lasciare cadere inermi sull'asfalto.

Non mi era sembrato un buon segno.

Dopo aver chiamato l'ambulanza mi ero inginocchiato accanto a lei e le avevo preso la mano sinistra tra le mie.

E avevo iniziato a rassicurarla dicendole cose come "non mollare, andrà tutto bene."

Avevo cercato di infonderle coraggio.

In quei due giorni l'avevo vista dormire, avevo notato i suoi lunghi capelli neri, i lineamenti dolci, il corpo snello sotto quelle lenzuola rigorosamente bianche e, alla fine i suoi grandi occhi color cioccolato, scuri e profondi, che ti riempivano l'anima soltanto a guardarli.

"Ben?" Mi aveva richiamato la voce di Fede.

"Dimmi" gli risposi tornando a guardarlo.

"Cosa facciamo adesso?" Mi chiede, ma io non riesco a capire la sua domanda.

"In che senso?" gli chiedo senza capire.

"Con lei" mi disse semplicemente.

"Cosa vuoi che facciamo?! Non mi va che rimanga da sola perciò per un po starà da me..." Gli rispondo semplicemente.

"Okay... ma ora dimmi una cosa. Perché ti sta così tanto a cuore?" Mi aspettavo la sua domanda, ma non avevo voglia di rispondergli.

La verità era che non lo sapevo neanche io.

Le uniche certezze c'è sentivo di avere erano che non mi sentivo di abbandonarla e che sentivo che avesse qualcosa di speciale.

"Ora non importa vado a vedere se è pronta."

Dissi avvicinandomi alla porta per poi bussare.

Un attimo dopo la porta era stata aperta e una Amy bellissima si era materializzata sulla soglia.

"Sei pronta?" Le chiesi gentilmente.

"Si" mi disse senza alcuna emozione.

Non ci feci caso e, tutte e tre, ci avviammo verso l'uscita.

L'aria fresca era un toccasana dopo essere stati per un po' di tempo al chiuso e capivo che lo era soprattutto per lei.

Ci avviammo verso la macchina di Fede in silenzio.

Io non avevo alcuna intenzione di perderla di vista neanche per un momento, non volevo che le succedesse niente.

Sapevo che mi stavo comportando da iperprotettivo nei suoi confronti ed ero io il primo a non capirci niente.

Solo che mi sembrava così fragile, così esile che con un soffio di vento di poco più forte, avrebbe potuto volare via.

Nei pressi della macchina lei si sedette dietro, mentre io e Fede avanti.

Mi accorsi sin da subito che qualcosa non andava perché lei era subito sbiancata.

Guardai assecondando la direzione del suo sguardo e notai quasi subito quale fosse il suo problema.

Dall'altra parte della strada c'era il dottore che l'aveva visitata e che le aveva firmato l'uscita dall'ospedale.

Non stava prestando attenzione a noi, ma seduto al posto del guidatore in quella che era la sua macchina, una Mercedes benz nera, stava guardando la fotografia tra le sue mani.

La scorsi a malapena, ma per quanto l'avessi vista poco quando passammo accanto alla sua, mi sembrava un viso familiare.

Lui non si era accorto di noi, intento com'era a visionarla, ma nonostante ciò un Amy dallo sguardo terrorizzato se ne stava accucciata sul sedile con la testa tra le mani.

Avrei voluto capire cosa stesse succedendo, ma dallo sguardo di Fede e dal modo in cui stringeva il volante capivo che se ne era accorto anche lui.

Era chiaro che quella ragazza avesse avuto un trauma e che in qualche modo quel medico c'entrava.

Nessuno di noi osava dire neanche una parola.

E mi sentii sollevato soltanto quando la macchina si era fermata davanti a casa mia.

Mi girai a guardarla, ma lei non si era spostata di un millimetro, anzi sembrava che si fosse addormentata.

Quando scesi dalla macchina dopo aver chiuso lo sportello, mi ero avvicinato dal lato da cui era salita lei e avevo aperto il suo.

Il respiro regolare confermava che si fosse addormentata così la presi gentilmente tra le braccia e mi avviai verso il mio appartamento seguito da un Fede troppo silenzioso.

Non gli chiesi subito ciò che lo turbava, ma entrato in casa portai prima Amy nella stanza degli ospiti che c'era a casa mia.

L'appoggiai gentilmente sul letto e uscii dalla stanza fino ad arrivare in cucina dove Fede mi aspettava.

Ci guardammo per un attimo poi lui mi chiese: "secondo te le è successo qualcosa in passato che la terrorizza al tal punto?" Non gli risposi subito.

Ripensavo a tutte le reazioni di quella ragazza che erano una più incomprensibile una più dell'altra.

"Si." Risposi infine "qualcosa la terrorizza e noi dobbiamo capire cos'è e come possiamo aiutarla." Lo pensavo sul serio.

E con l'aiuto dei ragazzi, ci sarei riuscito.

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Ciao a tutti☺ come state? Ecco un altro capitolo. Spero vi piaccia. Un abbraccio. ❤

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora