Capitolo trentaquattro ❤

78 9 2
                                    

Quel giorno era uno di quei pochi giorni in cui mi sentivo in sincronia con il mondo.

Io non andavo troppo piano e lui non andava troppo veloce per me, anche se non ci incontravamo veramente quasi come fossimo stati due rette parallele, sinceramente mi andava bene che fosse così.

Mentre tutto scorreva inesorabilmente davanti ai miei occhi mentre guardavo fuori dal finestrino e la mia testa vagava alla ricerca di una meta precisa, non sentivo nulla di più che una fievole felicità che lentamente stava cominciando a diventare via via più grande a mano a mano che il treno mangiava i chilometri.

Non sapevo bene se stessi guardando fuori da ore o se fossero semplicemente passati pochi minuti, ma senza che sapessi dire come, in me era rinata una speranza nuova.

Sebbene la parte meno coraggiosa e forse anche incredibilmente più saggia di me, aveva già iniziato ad avvertirmi che anche questa sarebbe stata distrutta come le altre e che mi sarei nuovamente ritrovata a piangere in silenzio nella mia inesorabile solitudine che non trovava pace per la maggior parte del tempo.

In qualche modo che neanche io comprendevo, avevo deciso di rischiare.

Era vero anche che, lui è ancora lì fuori e mi cerca disperatamente come se fossi indispensabile per la sua vita e non come se volesse soltanto possedere il mio corpo e soggiogare la mia anima ai suoi voleri di stalker.

Era vero anche, purtroppo, che non si sarebbe fermato di fronte a nulla per arrivare a me e per distruggermi completamente.

A volte mi sentivo così sola e rinchiusa nelle mie incertezze, poi, però, quando voltavo lo sguardo sulle persone accanto a me, ormai quasi tutte addormentate, mi sentivo un po' più forte, un po' più sicura, come se fossero state loro la mia ancora di salvezza per tutto questo tempo e non me ne fossi resa conto, sempre troppo presa sui miei problemi senza pensare a come si sentissero anche loro, come sarebbe stato per me perderli provando a capire comera stato per loro lavermi quasi persa.

Volevo davvero cercare di capire, ma a volte proprio non ci riuscivo.

Come mai si erano affezionati a me che non ero altro che un completo disastro che cercava di fare del proprio meglio in questa vita che non ti concede tutto il coraggio di cui avresti bisogno, ma solo una minima parte?

Come facevano a stare bene nellavermi accanto da momento che non gli avevo procurato altro che preoccupazioni con i miei stessi problemi?

Come potevano volermi bene, come potevano vedere in me unamica, una persona forte e ancora come potevano pensare che io fossi meravigliosa?

La verità era che non lo ero affatto. In tutto questo tempo ero sempre e stata solo un egoista stupida che non aveva pensato altro che a sé stessa ingoiando le pillole amare dei propri pensieri e dei propri problemi, ma con il solo ed unico risultato di arrivare a scatenare un uragano di forze maggiori.

Anche luragano Katrina aveva fatto decisamente meno danni di me in poche ore, che io in tutta la mia vita.

Nonostante tutto questo, mi avevano dato la forza di rimettermi in piedi una volta ancora e di ricominciare a lottare, anche se con un po' meno forza di volontà di prima.

Avrei tanto voluto essere libera, spensierata senza dovermi sempre guardare le spalle e senza dover dare conto dei miei spostamenti a qualcun altro e magari chissà che, un giorno non molto lontano, questo mio desiderio si sarebbe potuto avverare.

Soltanto quando smetto di guardare le stelle e mi giro a guardare i miei amici mi accorgo che gli unici ancora svegli siamo io e Yuri.

Tutti gli altri, invece, stanno già dormendo e, come facciano a dormire in questi sedili scomodi rimarrà sempre un mistero.

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora