Pov. Joshua
Molto spesso ti ritrovi a pensare, senza un vero perché ad eventi accaduti nella tua vita. Ti ritornano alla mente come piccoli pezzi di un mosaico, un puzzle che cerchi di unire. Abbiamo tutti dei ricordi. Alcuni fanno male, talmente tanto da volerli eliminare per sempre altri invece ci fanno sospirare e ci riportano in posti paradisiaci.
Mi accasciai sul divano in pelle del camerino. Avevo appena finito il concerto nel Nuovo Messico, precisamente a Santa Fe, la capitale. Eravamo a Luglio. Un periodo fin troppo caldo, ma si sopportava abbastanza bene.
Ero contento per come si stava svolgendo la mia vita dal punto di vista lavorativo. Stava procedendo a gonfie vele. A ventisei anni ero arrivato ad avere molto successo. Erano stati sette anni e mezzo di duro lavoro, ma ora ero qui. Il pubblico mi amava, mi reclamava. Certo non sempre avevo ispirazione per nuovi pezzi. Ma tentavo di far uscire hit ballabili ma ogni volta pensavo che il testo non era di sostanza e corposo come avrei voluto. Per il target andavo bene così, e mi chiedevano di restare su quella linea Pop-R&B. Ed io mio malgrado accettavo. Dovevo far contento il pubblico.
Yuri era divenuto il mio Manager, e dovevo dire che se la cavava egregiamente se non alla grande. Madison la vedevo a volte. Si era fidanzata con un ragazzo Ucraino, ed ora aspettava una bambina che avrebbe chiamato Susan.
Guardai la porta bianca chiusa, gustandomi la pace in quei pochi metri quadri. Le pareti minimali tutte bianche. Non c'era colore non c'era emozione a riempire quello spazio.
Mi alzai, allungando il braccio verso il mini bar per prendere una lattina fresca di birra, che stappai sollevando la levetta di metallo che produsse un suono rilassato, come se avesse esalato un sospiro di sollievo e portarmela sulle labbra con la salivazione azzerata poiché avevo cantato per due ore, ricevendo solo dieci minuti di pausa.Deglutii fortemente, sentendo la birra frizzantina e fresca scorrermi lungo la trachea, ridando vita alle mie corde vocali.
Sentivo il chiacchiericcio che arrivava Sordo alle mie orecchie, da fuori. Era sempre più vicino e capii che era la voce di Yuri, vedendolo apparire due secondi dopo dalla porta.
"Si certo, non mancheremo" parlò verso qualcuno che non vedevo mostrandogli un sorriso genuino, per poi richiudere la porta tirando uno sbruffo mentre lo guardai, offrendogli una birra che prese gentilmente.
"Sei stato grande Joshua" si congratulò, prendendo un sorso di birra, sentendolo scoccare la lingua sul palato.
Mi rimisi a sedere annuendo.
"Grazie. Con chi parlavi?" Gli domandai curioso, poggiando i gomiti sulle ginocchia mentre tenevo con entrambe le mani la lattina, strusciandola in mezzo ai palmi.Si tolse la lattina dalle labbra, prima di parlare e scuotere la testa.
"Domani sei stato invitato a partecipare ad un concerto di beneficenza. Ci saranno molti cantanti e tu porterai un tuo pezzo inedito" rivelò cristallino, mentre innalzai un sopracciglio. Ma prima che potessi proclamare con una risposta, mi riprese poiché vide il mio sguardo azzurro farsi titubante."Dimmi che ne hai uno. Ti prego" mise le mani congiunte, aspettando la fatidica risposta che risolvesse il suo problema e lo portasse a rilassare le rughe sulla fronte.
Girovagai con lo sguardo in cerca di una risposta, battendo i piedi a ritmo sulle mattonelle bianche lucide, con un tonfo ritmato, finché non esalai un respiro smorzato.
"Si tranquillo" lo rassicurai gentilmente, vedendolo sgranare gli occhi scuri.
"Perfetto. Ci vediamo dopo. Ho da finire...una certa cosa" ammiccò con un occhiolino d'intesa mentre scoppiai a ridere d'ilarità, stringendomi belle spalle. Perciò richiuse la porta con un tonfo debole.
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Un Disastro Divertente
ChickLitJoshua e Carlotta ormai hanno ventisei anni. Hanno intrapreso strade diverse, un allontanamento avvenuto qualche anno prima. Hanno una carriera da portare avanti, una vita Rose ma senza Fiori. Lei più disinibita che mai, e sicura di sè. Lui sempre i...