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Pov. Carlotta

Tornai a casa, per prendere la valigia. Tra poco sarebbe venuto a prendermi. Avvertivo la gola secca e lo stomaco ballava, uno sballottamento stava avvenendo dentro di me.

Vidi Mitch vestirsi, e nel frattempo presi dello scotch dal mobile, strappandolo con i denti per appendere un foglio con uno schema delle cose, sul mobile marrone dell'anta della cucina.
Finché non sentii il campanello produrre il suo trillo e riverberarsi tra le pareti e nel mio udito.

Mi avviai, ingoiando il magone e l'adrenalina che mi scorreva nelle vene, mantenendo una voce normale e pacata.
-Chi è?- Il citofono bianco tremava tra le mie mani, ed erano scivolose, tanto che temevo i sarebbe caduta la cornetta, mentre con l'altra mano, toccavo la corda di plastica nera arricciata per perdere tempo.

-Sono Margaret- Sentii la voce derisoria di Joshua e riattaccai senza rispondere, ma aprendo il portone di giù.

Sentii la porta bianca del bagno spalancarsi ed un Mitch che finiva di mettersi il gel su i capelli, tirando in su le ciocche corvine.
"Chi era?" Mi domandò, tornando a prendere un asciugamano per pulirsi le mani.

"Joshua. È...qui sotto" borbottai in agitazione, ed il piede si muoveva frenetico in su e giù come se stessi facendo uno step.

Aprii la porta bianca, debolmente, cacciando un sospiro pesante, ed inalai altra aria pulita per rinvigorirmi dentro. Ero un ammasso di emozione, un fascio di nervi, tesa come le corde della sua chitarra sul quale passava il plettro ed in quel momento la sua figura era il plettro che mi faceva suonare ogni nota dentro.

Scesi le scale, seguita da Mitch, ed afferrai a valigia tra due mani per la pesantezza.

"Ricordati. I bianchi separati dai colorati. Ripetilo come un mantra" lo avvertii scendendo le ultime scalini di marmo e sentendolo acconsentire con un "hmm".

Posai la valigia a terra esalando un altro sospiro e sciogliermi le braccia indolenzite per girarmi verso di lui.
"Ti ho scritto uno schema. I nomi dei vari detersivi ed a cosa servono. Leggi. E...insomma non vorrei trovare un porcile...ti voglio bene" finii di fargli le mie raccomandazioni con una punta di paura ed incertezza se avrebbe mandato a fuoco la casa o in pieno allagamento come un oceano. Lo vidi ridere di gusto, sotto il mio sguardo e gli occhi rimpiccioliti, prima di scuotere la testa ed abbracciarmi.

"Ti voglio bene, mammina" pronunciò beffardo, con le labbra su i miei capelli, sentendo il fresco del suo alito avvolgermi. Finché non sentii il rumore cigolante e pesante del portone aprirsi. Mi girai trovando Joshua con la mascella contratta ed i suoi occhi mare più scuri, come la notte che incombe, e fa sembrare quell'azzurro, catrame.
Ma in un attimo ricambiò espressione, mostrando un sorriso stirato verso Mitch che mi scostò dolcemente, allungando la mano verso Joshua che accettò la presa salda.

"Trattamela bene" lo avvertii Mitch, strizzandomi l'occhiolino.
"Mancherai culetto d'oro" mi prese il mento tra il pollice e l'indice in maniera delicata, soffiando quelle parole sulle mie labbra schiuse ed averti il suo alito di menta fresco, prima di lasciarmi un bacio casto, sotto lo sguardo di Joshua.

Adoravo quando prendeva queste iniziative così diaboliche, e la mia soddisfazione era immensa.
"La tratterò con i guanti" replicò Joshua con un certo tono di sfida ed uno sguardo altrettanto guardingo negli occhi.

Lo guardai prendermi la valigia e scendere gli scalini di marmo beige della palazzina, mentre salutai Mitch che richiuse il portone con un tonfo metallico.

"Premuroso da parte tua fargli una scaletta" si fece beffa di me, aprendo il portabagagli dietro, per adagiare la valigia, che sollevò senza troppo sforzo. Era dannatamente perfetto. Aveva un jeans chiaro che enfatizzava le sue gambe tornite ed il suo culo tonico, una maglia di lino bianca bucherellata, ed un giubbotto di pelle nero.

Un Disastro DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora