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Pov. Carlotta

Ero affascinata dai suoi movimenti, dal modo in cui cantava. Vederlo di nuovo dal vivo mi aveva trasmesso un brivido che si espandeva in tutto il corpo, come una folata di vento improvvisa, che ti drizzava i peli.
Lo sentivo lungo la spina dorsale, infondo al cuore, nel mignolo del piede e sui polpastrelli. In ogni fibra dentro di me, sentivo il suo ritmo.

Gli occhi che non si mollavano quasi mai, e mi convincevo che di lui non mi sarei mai liberata. Mi sentivo leggera con lui, e poi pesante. Mi dava cose che altri non riuscivano a raggiungere. Mi dava semplicemente la voglia di provare sempre a mettermi in gioco. Quando mi stuzzicava, gli facevo credere che mi dava noia, ed in realtà mi sentivo eccitata ed aspettavo le sue battutine che mi scaldavano.

Perennemente in conflitto. Chi non lo è con se stesso? Scegliamo, sbagliamo. È difficile prendere una strada giusta, non c'è mai. Qualcosa ostacola sempre il percorso. Ma per qualche motivo non volevo sbattere contro un muro inossidabile e mi facevo scudo di una corazza invisibile.

L'attimo in cui le nostre dita si mossero per noi, fu come tornare di nuovo a respirare il nostro -insieme-. Le parole dicevano altro, i nostri corpi lo sapevano. Erano consapevoli di una consapevolezza che non davano a vedere.

Avevo finito di cenare. Avevo ordinato un'insalata con del tofu, per mantenermi leggera. Ed un bicchiere di vino bianco frizzantino, mi fece sentire come una statua restaurata.

Mi vestii con un abito lungo fino a metà coscia, di velluto plissé Argento con delle spalline fini, ed infine delle decoltè nere lucide.
Tenni i capelli lisci, fermati dietro le orecchie, in modo da tenere in vista gli orecchini azzurri. Quei diamantini che avevo conservato. Quelli che ricordavano ciò che avevo iniziato con lui. Sorrisi allo specchio a quel pensiero. Un sorriso dolce e pieno di rossore timido. Era l'effetto che mi faceva quando tornavo con la mente indietro. O semplicemente quando lo pensavo e lo vedevo.

Sentii bussare debolmente alla porta, come se non si volesse far sentire da altre persone. Anche se in quella stanza vi ero solo io.
Presi un profondo respiro, socchiudendo le palpebre, ed inspirai, girando il pomello freddo della porta marrone.

Era davanti a me, di una bellezza sconfinata, ed un tremolio si impossessò del mio corpo, complice del suo.
Aveva un pantalone sartoriale blu scuro, una camicia bianca attillata, e strappata in alcuni punti, lasciando intravedere parti della sua pelle perfetta e gustosa, ed un papillon del medesimo colore del pantalone. Per non parlare dei capelli ingelatinati all'indietro, da rendere il suo ciuffo biondo, luminoso, ed impeccabile.

Mi squadrò da capo a piedi divertito, poiché notò il mio stato accaldato. Così innalzò un angolo delle labbra, dove si formò la virgola e ci passò sopra il pollice con fare provocatorio.

Carlotta contegno, avverto un allagamento nei dintorni! Mi riprese sarcastica la mia vocina interiore, poiché stavo ballando il limbo.

"Ciao" mi richiamò al presente, con voce calda, tanto da avvolgermi e tirarmi a lui.

"Ciao" replicai, lasciandolo passare. Sentii il suo respiro dietro al mio collo, così mi portai una mano dietro la nuca. Forse per non sembrare intimidita, e fargli credere che avessi un torcicollo.
Finché il sua braccio non cinse la mia vita, voltandomi per farmi scontrare contro il suo petto, dove finì il mio palmo aperto. Dove si fermò il mio cuore, per sentire solo il suo battito più frenetico, e rimanerne incantata.

Si avvicinò e ritrassi appena la testa indietro, come una tartaruga che vuole nascondersi nel suo guscio protettivo.
Non dovevo cedere. E solo con questo mantra riuscivo a sopravvivere al suo tornado azzurro cristallino.

Un Disastro DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora