Pov. Carlotta
Eravamo tornati nell'hotel. Via da quel fascio di luce, per stare di nuovo insieme, soli ed avvolti dalle coperte e dall'essere semplicemente noi.
Salutai Samuel e Toby, poiché domani avremmo tenuto l'intervista a Joshua, e dovevo riesaminare la scaletta, delle domande da porgli. Lo avrei fatto dopo.
Rimanemmo da soli in quella cella fredda con i cuori caldi, sentendo i numeri che passavano come i secondi.
"Se l'altra volta ti sei messa il baby doll, presumo che oggi verrà nuda direttamente" proclamò beffardo e sfacciato, sembrando che parlasse con le porte metalliche più che con me, poiché il suo sguardo cristallino restò affisso lì. Finché non lo scivolò verso il mio corpo, lentamente, quasi a squadrarmi e divorarmi, fino ai miei occhi accecati da lui.Ingoiai il magone, deglutendo e cercando di restare lucida. Difficile in quel momento. Quando si trattava di lui la lucidità andava sperduta per i paesi senza mai ritornare dalla padrona.
"Veramente pensavo di venire con il pigiamone di pile. Se non ti dispiace" affermai derisoria, innalzando il sopracciglio per non dargliela vinta, e sbattere le ciglia più volte.Si avvicinò a me, portando una mano sulla parete che produsse un tonfo metallico, incatenandomi con le sue braccia come il suo sguardo ardente. Si chinò con il busto, sentendomi solleticare la tempia dal suo ciuffo ribelle, fino ad arrivare con le labbra al mio orecchio.
"Puoi venire come vuoi. Tanto ogni cosa che indosserai finirà sul pavimento, finché non rimarrai nuda ed esposta a me" sussurrò rauco, con un'intensità capace di liquefarmi. Tanto quanto i miei occhi, in cui ogni secondo che passava cambiavano colore."Convinto il ragazzo" lo ripresi saccente, ritrovando un briciolo di speranza di non abbattermi subito alle sue avance, anche se ormai ero più fritta di un'intera friggitoria.
"Non è essere convinti, me lo dice il tuo corpo" rivelò serio, tornando su i miei occhi, e sfiorandomi il labbro inferiore con il suo superiore, con delicatezza. Finché le porte metalliche non si aprirono piano, portandolo a staccarsi dal mio bollore interno.
"Ti aspetto su" aggiunse, mentre feci un passo, fuori dall'ascensore, dove la suola delle ballerine, calpestò la moquette, e vedendolo sparire piano con il suo sguardo malizioso, tra la fessura che si chiuse del tutto.
Aprii la porta della camera, dove scattò la serratura con un cigolio gracile, e richiudendola alle mie spalle con un tonfo debole.
Mi sfilai il vestito, avviandomi in bagno per una doccia calda.
Richiusi il box doccia, sentendo un brivido di freddo ed una lieve pelle d'oca formarsi, quando aprii il getto d'acqua, che picchiò dolcemente sul mio corpo. Finché non diventò calda al punto giusto, ed inebriandomi dell'aroma del bagnoschiuma alla vaniglia.Lo richiusi, avvolgendomi con un telo il corpo, ed asciugandomi. Non avevo veramente pensato a cosa mettermi. Sarebbe stato meglio non rischiare, ed infilarmi un vestito blu cobalto, con le spalline contornate da margherite. Ricordandomi le sue parole. E nel pensarle mi morsi il labbro. Ogni pezzo che avrei indossato sarebbe finito sul pavimento. Troppo pesante per rimanere addosso, una barriera inutile.
Guardai Mr Wilson, decidendo che stasera poteva restare adagiato beatamente su quelle lenzuola fresche e pulite. Il mio vero Wilson mi aspettava, ed io ero trepidante. Avevo deciso di abbattere quelle mura inossidabili. Mi ero munita di picco, per scalfire i mattoni pesanti e far uscire un fascio di luce potente su di noi.
Mi avviai verso la porta, richiudendola con un cigolio debole, e come sempre aspettare con le palpitazioni accelerate, le porte metalliche che finalmente giunte al piano di aprirono.
Mi guardai attraverso lo specchio, vedendo finalmente la vera Carlotta. La parte di me, rimasta chiusa per troppo tempo. Il tempo che doveva guarire le ferite, aiutare a dimenticare. Ma non era servito. Lui era sempre lì. Perché lui era la mia ferita e la mia cura. Aveva l'antidoto per non farmi sentire il dolore, ma aveva anche il potere di distruggermi.
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Un Disastro Divertente
ChickLitJoshua e Carlotta ormai hanno ventisei anni. Hanno intrapreso strade diverse, un allontanamento avvenuto qualche anno prima. Hanno una carriera da portare avanti, una vita Rose ma senza Fiori. Lei più disinibita che mai, e sicura di sè. Lui sempre i...