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Pov. Carlotta

Ognuno dentro di noi ha delle consapevolezze. Certezze. Ci rifugiamo solitamente in quelle. Perché sai che lì non sbaglierai mai. Ed io quanto mi sbagliavo. Mitch era una mia certezza. Un punto fermo quanto tutto ruotava o rotolava, mentre ora a rotolare era tutto quanto. Precipitava e si schiantava al suolo, con un tonfo pesante. Non avevo più certezze. Mi era passato dalla testa di andare da Maggie, il suo manuale, le tante regole che mi ero impegnata a memorizzare in testa, esaurendo la memory-card del cervello. Non me ne davano una di ricambio. Ed invece erano vere le sue ultime parole, alla fine del libro. Ricordo ancora più o meno cosa citava:
-Ma Ragazze mie...vi svelo una regola, la più importante forse. Non esiste regola che tenga in amore. Siamo tutti cuori solitari, che prima o poi si affiancheranno ad un altro cuore. E tu puoi solo acconsentire, lasciarti trasportare. Perché la regola più fondamentale, è di amare e rischiare, senza rimpianti. In una vita che corre frenetica, sai che accanto alla metà del tuo cuore, non sarà sprecata.

Forse aveva ragione, forse no. Ma non potevo andare dalla madre di Joshua. Non ero in vena di consigli. Ma l'unica persona pazza che mi metteva di buon umore, era un buon rifugio.

Quel pomeriggio incontrai Amanda. Ero scossa, stanca dal viaggio di ritorno. Ma la stanchezza è solo uno stato mentale. Ero stanca dentro. Avevo visto la mia vita come un palloncino pieno d'aria, scoppiare il secondo dopo, come un ago appuntito, che fa esplodere quel palloncino che prima fluttuava allegro.
Quando le dissi, che non doveva dire nulla a Greg si cucì la bocca, con un gesto tra il pollice e l'indice, con tanto di fiocco sull'angolo delle labbra sottili.

M'incontrai a casa sua. L'unico posto più tranquillo, dove magari gridare la mia esasperazione.
Guardai l'appartamento, in cui ero entrata poche volte. I muri di ogni stanza erano colorati con pitture diverse. Mettevano allegria. In soggiorno, vi era un tavolo rotondo marrone, con delle fish appoggiate sopra. Il tavolo di David, ed il suo venerdì fatidico, in cui si dava al poker.
Mentre la cucina era una delizia. Tutta in muratura bianca e verde acqua, dove un balcone spazioso, offriva una vista soave, dove New York, non sembrava così caotica.
Ci mettemmo a sedere, sulla sedia bianca in ferro battuto, davanti ad un tavolino rotondo, della medesima struttura e colore.

Sentii un leggero venticello, accarezzarmi la nuca, ed il rumore piatto di qualche macchina in lontananza. Finché non sentii il rumore della tazzina, poggiata sul tavolino. Alzai lo sguardo verso Amanda, che si strinse nel cardigan grigio, per un'improvvisa pelle d'oca. Guardai la tazza fumante, dove ancora vi era la bustina del thè allo zenzero, infusa dentro.
Sentendo il rumore strascicato della sedia difronte alla mia, in cui si mise comodamente a sedere Amanda, e prese la tazza con entrambe le mani.

"Per essere agosto fa freschino" proclamai con la prima frase insensata che mi fosse venuta in mente, togliendo la bustina dal liquido, per poggiarla sul piattino di porcellana turchese.

"Carly..." mi riprese severa Amanda, vedendo i suoi occhi ambrati pieni di disappunto, e le labbra corrucciarsi in una smorfia, mentre alcuni riccioli li elevava il vento, dalla sua folta capigliatura.

"Mitch" affermai il suo nome, in tono arreso, angosciato, girando il cucchiaino all'interno della tazza, che strusciava sul fondale, per amalgamare i granelli di zucchero grezzo.

"Che diamine c'entra Mitch con Joshua ed il programma televisivo. Con la capra bavosa, ed il montone di Yuri?" Mi domandò in evidente confusione, soffiando all'interno della tazza ancora fumante.

Presi un profondo respiro, notando la nube come una spirale, dissolversi nel vento caldo, e guardai il cielo sereno, quasi dipinto. Dove piccole nuvole, come pezzi di cotone, stavano appoggiate sopra, quasi ad essere finte, tornando a fissare i suoi occhi indagatori.
"Joshua in questo momento non c'entra. Si è vero ho abbandonato, se così si può dire, il programma per colpa sua. Ma il problema è Mitch e la sua omosessualità" ammisi mordendomi il labbro in soggezione, mentre sgranò i suoi occhi da cerbiatta indifesa.

Un Disastro DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora