Pov. Carlotta
Stranamente mi alzai dal letto senza l'aiuto della sveglia. Benché il sole filtrasse già dalla tendina azzurra, sapevo che oggi avrei avuto l'incontro con il misterioso cantante. Ero agitata ed in trepidazione. Non sapevo bene come comportarmi, non avevo preparato dialoghi. Solo quando me lo sarei trovato di fronte avrei saputo come reagire.
Avevo ascoltato per radio la sera prima il concerto tenuto nella piazza di Time Square.
Era stato angosciante. Ero masochista, lo sapevo bene, ma volevo testare fino a che punto potevo sopportare tutto quello. La sua voce riecheggiava in quelle piccole casse di metallo, ed il cuore mi rimbombava nel petto con la sua stessa melodia. Una canzone d'amore, ferito, finito.Forse l'aveva scritta per me?! Impossibile dopo quattro anni. Eppure sembrava così, un po' come la nostra storia. Mi accasciai un attimo sul letto, disegnando dei cuori con l'indice, vedendo il lenzuolo formare il cuore ma cancellarlo subito con altre pieghe. Un sospiro arreso e sognante per alzarmi e dirigermi in bagno.
Mi lavai accuratamente. Dovevo mostrarmi al meglio. Provai diverse acconciature allo specchio ovale in camera.
Volevo provare qualcosa di diverso. Mi munii di spazzola, lacca, e forcine. Creare qualcosa di diverso dalla mia monotona acconciatura. Che altro non consisteva in capelli sciolti e fermati dietro le orecchie.Mi guardai corrucciando le labbra in una smorfia di disapprovazione, cercando di aggiustare e non far fuoriuscire ciocche dallo chignon. Scossi la testa, sciogliendoli. Provai con una coda alta e stirata perfettamente. Non ci eravamo. Sfilai l'elastico che li teneva fermi con veemenza. Iniziando a sudare, infastidirmi e le braccia indolenzirsi per quante prove stavo facendo. Ed in tutto questo, l'unica acconciatura che venne fuori...era quella monotona. Mi fermai i capelli dietro le orecchie, annuendo.
Andava decisamente meglio. Come ogni cosa, si tornava e si ricadeva sulla prima scelta. Come un abito. Ne avvistavi uno, te lo provavi e non ti convinceva. Iniziavi a privartene altri mille ed alla fine, inevitabilmente, acquistavi il primo. E lo stesso con Joshua. Lo avevo odiato, avevo frequentato Michael, e la mia scelta era ricaduta su Joshua. Lo spezza cuori. Il collezionista.
Vidii dalla soglia, apparire Mitch. Sbadigliò gutturalmente, camminando come uno zombie, ed una mano dietro la nuca.
"Culetto d'oro. Come ti vesti?" Si appoggiò con la spalla allo stipite della porta bianca, squadrandomi, mentre ero intenta a frugare nell'armadio spalancato, qualcosa di decente."Aiutami. Por favor" lo supplicai melensa ma con una punta di sarcasmo. Era altamente delizioso quando parlava in spagnolo, ed io mio malgrado apprendevo qualche parolina stiracchiata.
"Como puedo decir no, chica" affermò beffardo, passandosi il pollice sul labbro carnoso per poi avviarsi, sentendo il tonfo debole dei piedi scalzi sul parquet rovere.
"Vediamo..." lasciò la frase in sospesa, ispezionando e spostando le grucce che sbattevano tra loro, mentre mi accasciai pesantemente sul letto, dove il materasso protestò, abbassandosi.
Sfilò dall'ammucchiata un vestito nero a tubino, che arrivava preciso fino alle ginocchia, con uno scollo quadrato, mentre mi mangiucchiai l'unghia del pollice, come irrequieta.
"Che ne pensi?" Proruppe limpido, distraendomi dalla mia ansia e dal mio stomaco brulicante. Non ero sicura che la causa fosse la fame.
Guardai da prima il vestito che oscillava sulla gruccia, dalle mani di Mitch fino a risalire sul suo sguardo smagliante.
"Credo che lo metterò" affermai, alzando le spalle e soffiandogli la gruccia di mano, per indossarlo.
"Vuoi un toast?" Mi domandò alzando il tono di voce, poiché era tornato in cucina lasciandomi vestire e tirare a forza su la cerniera del vestito che ogni tanto si bloccava.
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Un Disastro Divertente
ChickLitJoshua e Carlotta ormai hanno ventisei anni. Hanno intrapreso strade diverse, un allontanamento avvenuto qualche anno prima. Hanno una carriera da portare avanti, una vita Rose ma senza Fiori. Lei più disinibita che mai, e sicura di sè. Lui sempre i...