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Pov. Joshua

Incantato da lei. Sempre dal suo immenso imbarazzo. Sembravo non riuscire a fare a meno di farla godere. Come sempre abusavo troppo di Carlotta, e come sempre non ne avevo abbastanza.

Solo io sapevo quanto mi esprimessero i suoi ansimi. Bruciavano le corde vocali della sua voce melodiosa, ed io esigevo di quella corda graffiata e melensa. Quasi disperata.

Volevo confessare davanti a tutti la ragazza che amavo. Senza badare troppo alle conseguenze. Quando hai un peso nel petto, ti devi liberare per sentirti padrone di te stesso. Era ciò che avevo fatto. Ciò che aveva reso anche il pubblico felice.
Un po' meno Yuri, che quando finì il concerto mi venne a bussare nel camerino. Dove intanto pensavo al dopo concerto, nel letto con Carlotta. Alla sua pelle diafana e nuda. Solo al pensiero mi morsi il labbro.
Sapere che mi stava aspettando in stanza, sul nostro letto. Mi mandava a puttane il cervello.

Aprii la porta infastidito da quelle nocche che battevano sul legno con tonfi ritmici.
Guardai il suo viso impassibile, con una nota irosa, sulla fronte corrugata dove linee si formarono come grinze.

"Piaciuto il concerto?" Domandai normale, sapendo bene a cosa mi riferivo. Mi girai dandogli le spalle, ed aggiustandomi il ciuffo biondo, bagnato.

"Nel contratto non c'era una piazzata pubblica. Una rivelazione così. Chi ti ha dato il consenso di farlo?" Sentii il suo della sua voce spigoloso, porgendomi quella domanda lecita. Mi fregava qualcosa del suo parere?! Non me ne fregava un cazzo.

Mi girai con un sorrisetto sfacciato, infilandomi la maglia bianca.
"Me lo sono dato da solo. Il pubblico ha apprezzato" gli feci notare l'evidente, spiegando una mano in avanti e alzando le spalle.

Osservai il suo volto, farsi più accigliato, ma rimanere sul posto, come un soldato con le braccia lungo i fianchi.
"Non puoi fare di testa tua. Potevamo organizzare qualcosa. Un'intervista dove rivelavi di chi eri innamorato. Ma come sei dolce Joshua. Scommetti manderesti a puttane anche il frutto del tuo lavoro per lei. Lo faresti?" Domandò caustico, fissando i miei occhi che si fecero glaciali in quell'istante.

Afferrai la lattina di birra vuota, che avevo poggiata sul tavolino, schiacciandola tra le mani, con talmente tanta rabbia che mi avrebbe tagliato la mano.
"Della mia vita privata...cazzo. Te l'ho ripetuto mille volte, è affare mio. Intesi? E si. Si lo vuoi sapere, mille volte si. Manderei tutto in fumo. Perché la amo. Ma forse questa parola non la conosci, dato che appena sanno il tuo carattere di merda si dileguano." Affermai iroso, pungente più che potessi, sentendo la rabbia sviscerarsi e bruciare nelle vene con il sangue caldo. Avevamo gli occhi puntati addosso come due palle di fuoco. Iniettati di sangue.

"Mi fai ridere Joshua. Ma ogni cosa ha una conseguenza. Bel concerto" tornò più pacato e asettico. Come se non lo avesse smosso per nulla la mia sfuriata. Si portò le mani in tasca, accennandomi un sorriso stirato, prima di richiudere la porta, con un tonfo pesante.

Finii di prepararmi, non dando peso alle sue parole. Più volte avevo ripetuto che doveva stare fuori dalla mia vita, occupandosi solo del lavoro. Non ero un burattino da manovrare. Avevo dei sentimenti, pilotati verso Carlotta, e non potevo più nasconderlo. La volevo nella mia quotidianità. Avrei trovato un metodo, una soluzione per non farla mai sentire sola. Per non farle mai credere che per lei non ci sarei potuto essere. Anzi. Ero convinto che la stella cadente che avevo visto due mesi prima, fosse stata la stessa che era passata sopra il tetto di casa sua. Convinto che in quel momento i nostri occhi puntavano la stessa stella, la stessa direzione. Ed il desiderio espresso coincideva. Come coincideva quello di quando eravamo bambini.
Era il desiderio di ritrovarci. Ed ora era lì. Quasi ad aver paura di essere stato a dormire per troppo tempo, come un sogno perfetto. Ed appena apri gli occhi, ti accorgi che non è così.

Un Disastro DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora