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Pov. Joshua

Potevo prendere a pugni il mondo intero. Cazzo! Risentire il suo sapore ancora una volta. La sua pelle diafana che in otto fottuti anni sapeva ancora soggiogarmi, inebriarmi di susina con quel sapore salato che lasciava sul palato. Perché Carlotta era dolce e salata, era un mix che non potevo cancellare neanche volendo. Il suo desiderio era palpabile quanto il mio. Inutile nascondersi dietro una barriera di cristallo dove potevi vedere tutto. Come quelle vetrine che ti separano dal negozio, ma tu al di fuori vedi cosa contengono all'interno.

Le avevo sputato in faccia parole dure, non avrei chiesto scusa. Era qualcosa che mi logorava, mi sentivo completamente frustrato. Fuori e dentro di me. Avrei voluto riparare al danno commesso. Ho aspettato troppi anni. Se avessi usato di più la mia testa, ciò non sarebbe successo. Era davvero troppo chiedere una seconda opportunità? Uno spiraglio di speranza vana, di poter vedere se la nostra relazione sarebbe divenuta altro?! Forse era chiedere l'immenso, ma per Carlotta l'avrei trasformato in possibilità. Ma lei questa opportunità non me la voleva dare.

Sbattei la porta con irruenza, dietro le mie spalle. Avviandomi verso l'ascensore. Quando una voce familiare al mio udito, frenò la mia corsa verso quelle porte metalliche.

"Joshua. Ho sentito litigare è successo qualcosa?" Mi girai verso Madison, con aria scocciata ma le rivolsi lo stesso un sorriso anche se stirato. Non avevo voglia di parlare.

"No, niente" mentii vedendola annuire, e guardare il cellulare, per riporlo in borsa con irruenza.

"Tu, come stai?" Le domandai, cambiando volutamente discorso. Alzò gli occhi sbigottiti verso di me, per spostarsi i capelli biondi con un gesto della mano come frustrata.

"Sempre le solite cose" affermò asettica, alzando le spalle come sconfitta.

"Si aggiusterà tutto" la rassicurai, pigiando il bottone dell'ascensore, sperando che arrivasse in fretta e mi trasportasse lontano da questo piano.

"Lo spero" mi comunicò fievole, prima di salutarmi ed avviarsi nella sua stanza.
"Lo sai che per qualsiasi cosa, ci sono Joshua" aggiunse, voltandosi a metà viso verso di me, ed annuii come ero solito fare da un po'.

Tornai in camera, sbattendo di nuovo la porta con veemenza che produsse un tonfo assordante.
Non era solo l'abbraccio con Madison. Era tutto l'insieme. Piccoli pezzi che mano mano si erano rotti, ed era difficile ricomporli. Non avevamo una colla abbastanza forte. Speravo di trovarla, ma non sempre le cose vanno secondo i nostri piani. Era destino che dovessimo riscontrarci, ma era anche destino che dovevamo stare assieme. Non lo capiva. Non lo accettava. Un mezz'uomo. Ecco cos'ero.

La mattina dopo, Yuri mi venne a comunicare che Carlotta era già partita con Samuel e Toby. Non aveva avuto neanche l'accortezza di venirmelo a dire lei di persona. Le facevo talmente provare tanto odio, da non essere in grado di dirmi le cose come stavano?! Dio. Io l'avevo posseduta. Sentivo come cazzo ansimava. Fottuto io che ci speravo. Aveva il suo Mitch. Come un tempo aveva il suo Michael. Ma nessuno mi aveva impedito di farla mia con il corpo e con il cuore, e neanche Mitch me l'avrebbe impedito. O qualsiasi altro nome del cazzo.

Mi accasciai sulla poltrona di pelle Beige del Jet. C'era anche Madison con noi, che ogni tanto tentava d'iniziare una conversazione. Cosa si era presa. Un anno sabbatico? Beh poteva tornare da sua figlia, invece di sbattermi il cazzo a me.

"Joshua ti vedo stra..." sbuffai, girandomi verso di lei nella parte opposta del Jet, mentre teneva una tazza di caffè fumante in mano.

"Non è giornata. Non voglio essere scorbutico. Ti pregherei di non parlarmi, non ora" proclamai secco ma tentando di non essere burbero con chi forse non se lo meritava. Guardai Yuri scuotere la testa, ma lo lasciai perdere. Rimettendomi a guardare il finestrino piccolo, e la distesa di nuvole, rivivendo i ricordi con Carlotta che speravo tornassero presenti e futuri molto presto.

Un Disastro DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora