Pov. Carlotta
Joshua mi aveva riaccompagnato a casa. Il silenzio in macchina mi causava un senso d'inquietudine. Niente più battutine a sfondo sessuale, dopo il mio ammonimento. Eravamo tornati congelati. Due cubi che non volevano sciogliersi per ritrovarsi.
Era troppa carica erotica, ogni parola ogni gesto, sguardo che mi riservava. Ed io non potevo lasciarmi abbattere così, come un'onda che sa che si sta infrangendo su quello scoglio. Ma le onde tornano più possenti ed invece io mi sarei solo fatta male in superficie ed in profondità. Lo sapevo.
Tornai a casa esausta, ed il letto era la consolazione migliore, dove lasciar affievolire i miei pensieri e tornare in un mondo diverso, quello dei miei sogni dove lui era il principe ed il cavaliere oscuro.
Il sole sprigionava forte, fuori dalla vetrata e quei raggi si infiltravano senza permesso dentro la mia camera, facendo sembrare le pareti rosse più luminose e vivaci, ed il mio corpo più caldo. Era apparenza era sempre apparenza.
Mi crogiolai ancora, tra l'intorpidimento dovuto ad una sonnolenza ed un sogno che non volevo lasciar andare. Finché non sentii dei rintocchi ritmici di nocche sulla porta.
Doveva essere Margaret. Portava sempre i suoi cornetti. Era la mia fornaia di fiducia.Mi issai dal letto, dandomi un'aggiustata con le dita tra le ciocche stoppose di capelli, che sembravano nodi duri.
M'infilai le ciabatte. Avevo una sorta di passione per le ciabatte strane. Come queste che avevano le unghie rosa piene di brillantini, tanto da assomigliare alla moglie di Big Foot."Arrivo" tentai di alzare il tono di voce stridulo ed impastato, accompagnato con uno sbadiglio da far tremare le mura della palazzina, evacuando l'interno.
Arrancai fino alla porta priva di vitalità e con la velocità di un bradipo, fino a girare il pomello freddo, e voltarmi di spalle per raccattare la borsa che giaceva scomoda sul divano in pelle.
Iniziai a frugare all'interno in camoscio marrone, non dando peso.
"Ciao Margaret. Entra pure" la invitai ad entrare senza neanche girarmi, trovando il portafoglio in cuoio nero.
Lo aprii sfilando una banconota, quando mi girai rimanendo imbambolata sul posto.Stava girovagando con lo sguardo rivolto in alto, attento ad ogni minimo particolare, la casa. Finché non riabbassò la testa normalmente, voltandosi verso di me con un sorrisetto sfacciato.
"Vuoi pagarmi per essere venuto?" Buttò un'occhiata alla banconota appassita tra le mie dita che tremavano, cercando di riprendere le facoltà cognitive."Che cazzo ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare?" Domandai a raffica ed irruente,gettando il portafoglio nella borsa.
"Margaret" si fece beffa di me, vedendo la mia postura stizzita, ed in piena combutta per la sua presenza.
"Cosa ci fai qui?" Gli domandai più pacata, avviandomi verso il tavolo dove vi era poggiato il cartone del succo al pompelmo.
Fece un passo in avanti mesto, rintanandosi nelle spalle alzate.
"Te l'avevo detto che dovevo andare dai miei. La macchina serviva a Yuri e perciò mi..." non lo lasciai finire poiché vide la mia espressione tramutarsi in perplessità, e il mio scuotere con veemenza la testa facendo un risolino da psicopatica."No...no guarda non se ne parla. Puoi andare in pullman, in taxi. Caspita che idea geniale che ho avuto. Quindi grazie per i non cornetti. E tante belle cose" mi avvicinai a lui, poggiando le mani sulle sue spalle più ampie. Tentando di spingerlo fino alla soglia. Poiché forse spingevo me stessa all'indietro perché lui era sempre sul solito posto.
Poggiò le mani su i miei polsi, abbandonando la mia impresa di cacciarlo.
"Ti prego" ricalcò dolcemente, mentre mi morsi il labbro."Fai silenzio. Mitch sta dormendo" lo ammonii, lasciando ogni certezza. Lo avrei accompagnato. Forse perché volevo spendere del tempo con lui. Forse perché ero masochista. Forse perché volevo tornare indietro con i ricordi a noi due in macchina da soli, a cantare canzoni a squarciagola ed i nostri visi luminosi con sorrisi ammiccanti e mani che si cercavano in ogni millimetro del corpo.
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Un Disastro Divertente
ChickLitJoshua e Carlotta ormai hanno ventisei anni. Hanno intrapreso strade diverse, un allontanamento avvenuto qualche anno prima. Hanno una carriera da portare avanti, una vita Rose ma senza Fiori. Lei più disinibita che mai, e sicura di sè. Lui sempre i...