Pov. Joshua
Come sapevo, non mi aveva perdonato. Eppure in un attimo quel contatto delle sue labbra dolci e del suo alito alla fragola, mi aveva acceso una luce di speranza. Si era frantumata e schiantata sul suolo freddo, come il vento che mi colpì. Ero ancora su quel terrazzo, e con quel pupazzo in mano. Uno specchio di noi.
Voleva che lo tenessi ancora io. Allora forse no era tutto andato perso. Forse ancora qualcosa c'era. Era come se lasciandomelo mi avesse promesso, che c'era ancora uno spiraglio per un noi. Mi sentivo leggero ma pesante. Leggero perché mi ero tolto l'ultima maschera. Pesante perché mi sentivo solo...cazzo! Ci speravo, fino in fondo.
Mi fermai ad ammirare quei fuochi d'artificio che esplodevano, donando al cielo terso dei colori stupefacenti. Sentii da giù le urla della gente. Ed anche se fossi stato in mezzo a quella platea, la solitudine che ora mi accompagnava era divenuto uno stato d'animo troppo duro da sopportare. Lo sapevo che mi voleva intero. Cosa dovevo fare?! Lo suggerivo a quelle stelle, e neanche loro avevano una risposta imminente.
Avrei dovuto lasciare la mia carriera? Per il suo amore avrei fatto tutto, ma sarebbe stato come negarmi l'aria per respirare. Ma lei non era disposta a compromessi. Magari avrei potuto gestire la cosa. Cosa dovevo fare?!Ero tornato in camera trascinandomi quasi a forza, sentendo il peso del mio corpo, come cemento. Forse sarei voluto rimanere a sentire l'aria fresca notturna, dove il suo odore aleggiava ancora, e si schiaffava contro di me. Come a ricordarmi che di lei potevo ricordarmi solo la fragranza, che ora avevo addosso, mischiata con la mia colonia.
Non chiusi occhio. Perso tra i miei pensieri, tra i mille casini che avevamo. Ogni tanto guardavo Mr Wilson, che teneva saldo e fedele come una carta punti, il suo sorriso da ebete. Lui non aveva risposte. Era un pupazzo dannazione. Chi cazzo trattava un pupazzo come un figlio? Come un amuleto speciale?! Carlotta! Già perché lei era strana, ed io la volevo in ogni stranezza. Il suo straparlare, il suo essere così puntigliosa sulle cose. Precisa fuori e casinista dentro.Mi issai dal letto, dove le molle cigolarono, andando a prendere qualche testo rilegato nella cartellina. Non avevo nemmeno ispirazione per una canzone.
Poi mi soffermai a guardare la valigia aperta sul lato dove dormiva lei del letto, il lato destro. Una maglia di Batman. Non spiccavo certo per originalità, ma mi venne in mente come un flash, delle parole a caso. Il cervello iniziò il suo ingranaggio e prima che potessi ripensarci, la penna che picchiettavo ritmicamente sul foglio bianco, cominciò a scrivere al posto mio. Aveva vita propria, ed io la lasciavo fare, tenuta tra il pollice ed il medio, a sporcare di nero quelle pagine.-•Ho sfrecciato con la mia Batmobile, ho chiamato agenti segreti, fatto rapine, atti illegali, ma sappiamo che noi non siamo normali. Ci estraniamo dalle comuni attività, che c'impone questa civiltà. Per salvaguardarti, di nuovo ammirarti.
Un quadro di Picasso, perfetto un po' distratto. L'angolazione cambia in base alla disposizione.Ma stasera tornerò a riprenderti, come un tesoro dei sette mari, sarò il tuo pirata, salperò sulle navi. Ruberò come capitan uncino, perché il mio scopo è rimanerti vicino.
E non ti perderò, giuro non lo farò. E non ti abbandonerò, giuro non lo farò.Menzogne rilegate in un nylon, stavolta le ho accantonate. Bastonate dimezzate, cosa importa se sei tu che mi hai fatto più male. Sono sceso da questa Batmobile, girovagato per le strade con la bile, mi privi dell'aria di riserva, la tieni tutta per te, mi nutro di te.
Ma stasera tornerò a riprenderti, come un tesoro dei sette mari, sarò il tuo pirata, salperò sulle navi. Ruberò come capitan uncino, perché il mio scopo è rimanerti vicino.
E non ti perderò, giuro non lo farò. E non ti abbandonerò, giuro non lo farò.Sono vicino al mio scopo, intravedo il mio ritrovo, non è un complotto, a fin di bene lotterò ma non per onestà ma per regalarti la mia fedeltà.
Ma stasera tornerò a riprenderti, come un tesoro dei sette mari, sarò il tuo pirata, salperò sulle navi. Ruberò come capitan uncino, perché il mio scopo è rimanerti vicino.
E non ti perderò, giuro non lo farò. E non ti abbandonerò, giuro non lo farò.•-
(Se vi fa cagare capisco. Avevo zero ispirazione.)Ammirai il foglio sporco e bagnato dal leggero sole che filtrava dalla finestra. Il sole si stava svegliando, per chi come me era rimasto sveglio, poco importava. E non me ne fregava un cazzo di andare a tenere un concerto a Montecarlo. Il mio pensiero primario era un altro.
Mi lavai velocemente, sfilandomi la camicia che avevo addosso, che sapeva ancora di lei.
Il getto potente del soffione, non lasciava molto spazio ai miei pensieri, che erano attutiti dallo scrosciare veemente sulla piastra di ceramica.
Uscii afferrando il telo bianco, con il logo dorato dell'albergo, ed acchiappai il telefono. Scorsi con il dito, fino a trovare il nome di David. Probabilmente stava già uscendo di casa per dirigersi da Macy's. Avevo bisogno di parlare con lui. Mi tornò in mente il semplice fatto, che Carlotta non mi chiese nulla su Hudson Valley. Mi aspettavo una delle sue espressioni sorprese, basite, le labbra rosse e carnose spalancate. Ed invece nulla. Troppo presa a ribattere per non prestare attenzione?! Eppure Carlotta sapeva analizzare ogni singola sillaba, che fuoriusciva dalle mie labbra.Sentii lo squillo vivace della linea libera, finché la voce di un David in affanno e lo sfrecciare delle macchine, non arrivò dritta al mio udito.
-Joshua- La sua voce per nulla sorpresa, mi dava conferma che sapeva, o si aspettava, che l'avrei chiamato.-David, ho bisogno di sapere. Hai accennato a Carlotta sul fatto che fossi andato...ad Huds...- la mia voce impaziente, venne spezzata da un suo "SI" detto troppo ad alta voce, forse per sovrastare il chiacchiericcio che aveva intorno.
-Le ho detto dove ti trovavi. Ma forse potresti chiedere al testa di cazzo del tuo manager- proseguì sprezzante ed iroso, rivolgendosi a Yuri che al momento non era con me. In rabbia ed una sensazione strana di inquietudine, si fece spazio tra le mie molecole.
-Che vuoi dire?- domandai secco, poiché il tono usato da David non lasciava spazio ad un puro divertimento.
Lo sentii sbattere una porta, e salire degli scalini in ferro, prima di ribattere alla mia domanda, mentre cacciai fuori dalla valigia dei vestiti puliti.
-Voglio solo dire che il tuo caro manager, ti mette sempre i bastoni tra le ruote. Non lo riesci davvero a vedere? Come se tu fossi solo la sua marionetta da palcoscenico, senza na vita propria. Quando te ne renderai conto me lo dirai. La stai perdendo Josh...- lo sovrastai un attimo con la mia voce che gli chiese "che cazzo insinui" ma mi chiese cortesemente di farlo finire. Cercai di mantenere una calma che non avevo. Azionai il vivavoce, buttando il cellulare sul letto, dove fece un saltello per adagiarsi nuovamente sul materasso, mentre m'infilai la maglia di fretta.-Joshua ti ho appoggiato sul fatto di rivelarle chi eri, anche se non ero d'accordo con la tua messa in scena. Sapevo che non ti avrebbe perdonato, come sapevo che parlandole avrei aumentato la sua curiosità di conoscere lo straniero. Dovevi vederla quando provai a dirle di te. Una prugna secca sarebbe stata meno stantia di lei. Non metto in dubbio la tua carriera, è il tuo sogno...ma...se la ami saprai cosa fare.- concluse infine con le parole caute e consigli, da amico quale era.
Annuii e mi passai una mano tra i capelli, come se potesse vedere la mia ansia, ma ero sicuro che il mio respiro pesante lo avesse avvertito. Poiché mi disse che doveva riattaccare e raccomandarmi di chiedere a Yuri, con il tono duro.
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Un Disastro Divertente
ChickLitJoshua e Carlotta ormai hanno ventisei anni. Hanno intrapreso strade diverse, un allontanamento avvenuto qualche anno prima. Hanno una carriera da portare avanti, una vita Rose ma senza Fiori. Lei più disinibita che mai, e sicura di sè. Lui sempre i...