TRENTANOVE / TRZYDZIEŚCI DZIEWIĘĆ

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"Deve esserci un errore" dice guardandomi "qui c'è scritto che non avete lo stesso DNA, non è possibile"
"Il dottore ha detto che è sicuro al 100%, è la realtà, Sebastian non è mio figlio Laura"
"Non può essere, non può essere.."
Mi avvicino e cerco di rincuorarla. Trema e piange, la abbraccio.
"Laura ve la caverete, ne sono sicuro"
"Invece no, io avevo bisogno di te Piotr, ne avevo bisogno. L'altro non so neanche chi sia, non so nulla"
"Mi dispiace"
Alza lo sguardo e mi fissa con rabbia.
"Non dire che ti dispiace non ci hai mai voluti, non hai mai voluto Sebastian!"
"Non è vero e lo sai bene. Mi sono affezionato a lui, è un bambino adorabile ma non puoi pretendere che gli faccia da padre se non è mio figlio"
"No, certo che no"
Mi alzo e vado a prendere dell'acqua, quando torno la trovo con le mani nei capelli che singhiozza.
"Bevi un po'.." le porgo il bicchiere e lei lo prende, bevendo qualche sorso.
"Ho fatto un casino Piotr, ho fatto un casino.."
"Vedrai che si sistema tutto, hai tuo figlio è questa è l'unica cosa che conta"
"No, non hai capito. Ho fatto delle cose essendo convinta che lui fosse tuo figlio e ora non posso tornare indietro"
"Di che parli?"
"Ho comprato una macchina, mi serve, ho dovuto farlo.." dice singhiozzando "ma ora, ora non posso pagarla"
Non la amo e averla intorno mi infastidisce ma non sono cattivo, non sono una bestia. La aiuterò se posso.
"Quanto ti serve?" Le domando e lei subito alza la testa, si asciuga le lacrime e mi avvicina.
"Cinquemila per l'auto.. ma poi c'è Sebastian anche lui mi porta tante spese e io non posso.."
"Laura senti io voglio aiutarti e lo farò" prendo il libretto degli assegni e gli firmo un assegno da diecimila euro "solo ti chiedo di non importunarmi più, non sono niente per te e non voglio più trovarti fuori alla mia porta. Ti aiuterò ora, ma non vuol dire che puoi venire sempre qui a chiedermi soldi, ora basta"
"Ma per chi mi hai presa? Non lo faccio per i soldi" dice alzandosi e sfilandomi da mano l'assegno, sembra essersi ripresa.
"No, certo che no.." mi alzo anche io, spero che sparisca dalla mia vita definitivamente.
"Me ne vado, togliamo il disturbo"
Annuisco e lei va in camera a prendere Sebastian, lo mette nel carrozzino, prende le loro cose e si avvia verso la porta.
"Ciao Laura, ciao piccolo"
"Dimenticati di noi, addio" dice, come se fosse una sua decisione.
Chiudo la porta e corro in bagno, mi faccio una doccia, mi preparo e mangio un tramezzino di quelli già confezionati al volo e salgo su, voglio assolutamente parlare con Silvia.
Busso e dopo qualche secondo d'attesa mi apre Arek.
"Ciao Piotr"
"Ciao Arek, c'è Silvia? Devo assolutamente parlarle"
"Ehm no, è all'accademia, torna per pranzo"
"Non posso aspettare, vado da lei"
"Pioootr ma che succede?"
"Niente, ho avuto il risultato del test e voglio parlarne con lei"
"Positivo o negativo?"
"Poi ti dico, lei deve essere la prima a saperlo! Ora scappo, ciao Arek"
"Va bene, ciao"
Corro via, scendo a piedi i quattro piani e prendo la mia auto. Guido fino all'accademia e parcheggio a cazzo di cane, entro nella scuola e fermo una bidella.
"Scusi, la 2ª b fotografia?"
"Primo piano, la seconda aula sulla sinistra"
"Grazie mille"
"Ma scusi, lei chi è?" Mi chiede rincorrendomi.
"Devo parlare con un alunna, non si preoccupi"
"Ma non si può, è vietato!"
"Mi faccia la multa!" Dico e corro via.
Arrivo al primo piano, e subito trovo l'aula che cerco: la 2ªb fotografia.
Busso e qualcuno mi dice 'avanti', il prof, credo.
"Buongiorno, mi scusi" dico e guardo tutte le ragazze e i ragazzi, finché non incrocio il suo sguardo. Appena mi ha visto ha spalancato gli occhi e il mio cuore ha iniziato a volare.
"Mi dica, signor Zielinski" andiamo bene, sa anche chi sono.
"Dovrei parlare con Silvia Milik, se non è un problema per lei"
Lui guarda me e poi Silvia che non dice una parola.
"Se sono cinque minuti, va bene"
"Certo"
"Va bene, vai Silvia"
"Grazie prof" si alza e noncurante dei cinguettii dei compagni mi raggiunge.
Appena siamo fuori l'aula la abbraccio, la stringo a me e lei fa lo stesso.
"Mi sei mancata tantissimo Silvia, non sai quanto" le sussurro.
Lei si sposta e mi guarda.
"Perché sei qui?"
"Ho avuto il risultato del test e voglio che tu sia la prima a saperlo"
"Allora dimmi"
Prendo una boccata d'aria, le prendo le mani e inizio a parlare.
"Sebastian non è mio figlio"
Mi guarda per qualche secondo sbattendo più volte le palpebre, sul suo viso mi sembra affiorare un sorriso ma poi ciò che dice mi lascia senza parole.
"Questo non cambia niente tra di noi, se fosse stato tuo figlio avresti scelto loro e non me"
"Ma che dici Silvia? Io voglio stare con te, e non pensare a se lui fosse stato mio figlio, lui non lo è quindi ora ci siamo solo io e te, come prima di tutto questo casino" le dico, accarezzandole il viso.
"Devo tornare in classe"
"Perché fai così? Io voglio stare con te e so che anche tu lo vuoi, non complichiamo una cosa così semplice, per piacere Silvia"
"Ho bisogno di pensarci" mi dice.
Sono davvero scioccato, non mi aspettavo tutto questo.
"Va bene, se è questo che vuoi lo rispetterò"
"Grazie, ora devo andare" mi dice, fredda come un iceberg.
"Si ma prima.." la tiro a me e la bacio. La bacio come se non l'avessi mai fatto prima, la bacio come se la dovessi conquistare d'accapo. "Ci vediamo a casa" le dico staccandomi, lei annuisce e torna in classe.
La mia piccola donna, non voglio altro che lei, ora ne sono sicuro più che mai.
*******
Il bambino non è suo figlio.
Continuo a ripetermi questa frase mentre fingo di continuare ad ascoltare il professore.
Non posso negare che è stata una bella notizia per me, io amo Piotr, davvero tanto e il fatto che non abbia un figlio ci facilità le cose però non so, è come se non fossi convinta, vorrei che lui mi dimostrasse con i fatti che mi vuole davvero.
Finalmente si fa l'ora di uscire ed esco prendendo la mia auto e tornando a casa.
"Sono a casa" dico entrando.
"Vieni, la pasta è pronta" mi risponde Arek.
"Si grazie" mi siedo ma non ho molta fame in realtà.
"Piotr ti ha detto la novità?"
"Sì certo"
"E perché non siete nel suo letto a fare l'amore?" Mi dice e mi imbarazzo da morire, Arek è comunque mio fratello e parlare di queste cose mi fa strano.
"Arek, ma che dici? Oddio" mi copro per un attimo la faccia ma lui mi prende la mano.
"Dai su, è normale.. comunque perché non state insieme?"
"Non ne sono convinta"
"Ma come?!"
"Non lo so, non sono sicura di voler tornare con lui"
"Hai solo paura, perché sai che stavolta sarebbe davvero amore, da entrambe le parti"
"Ho le mie ragioni"
"Spero che torniate presto insieme"
"Vediamo come va e basta"
"Va bene, buon appetito"
"Buon appetito" dico e cominciamo a mangiare.
Mangiamo, sparecchiamo e sistemiamo un po', poi me ne vado in camera.
Accendo il computer, collego la Nikon e inizio a lavorare ad alcune foto per un progetto. Mentre le foto si caricano mi faccio un giro sui social e ciò che leggo su Facebook mi fa mancare l'aria.

//Piotr Zieliński// •Se devi amare, devi amare forte•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora