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Alzai la testa e sbattei le palpebre più volte, una luce pallida illuminava quella grande grotta e cristalli scuri riflettevano l'acqua sporca dove una ragazza sembrava inghiottita a metà.
Silenziosa si spostò i lunghi capelli da un lato girando appena il viso, ma troppo poco perchè potessi riconoscerla. I miei occhi si fermarono sulla sua schiena chiara, due ali nere d'Angelo erano elegantemente disegnate su essa, mentre piume libere vagavano sulle sue braccia. Si portò una mano sulla spalla, sollevando appena l'acqua scura e lasciandola scivolare sulla spalla, mi avvicinai e un forte odore metallico sembrò intensificarsi. Sfiorai l'acqua a pochi centimetri da me e dalla sua consistenza mi resi conto fosse sangue puro.
Quella ragazza si stava lavando con del sangue. Alzai ancora una volta lo sguardo verso di lei e la ritrovai nella stessa posizione. Una strana senzazione mi prese in pieno petto è cominciai a pulirmi le mani sul petto nudo, macchiandomi del sangue nel quale la ragazza si era immersa.

Mi alzai di scatto, il mio petto sembrava bruciare, mentre i polmoni si riempivano di ossigeno fino quasi a scoppiare. Cercai di regolarizzare il battito del mio cuore e mi tolsi quel lenzuolo da dosso, lasciando che dell'aria mi distraesse.
Passai lentamente le dita tra i miei capelli e chiusi gli occhi appoggiando un gomito sulla mia gamba.

Ancora quel maledetto incubo.
Ancora quella ragazza tatuata.
Ancora tutto quel sangue.

Decisi di alzarmi, ma mi fermai appena i miei piedi scricchiolarono sotto un vecchio parquet. Mi guardai intorno, anche nel buio potevo distiguere chiaramente i mobili di una camera da letto. Corrugai le sopracciglia e feci mente locale per qualche secondo; ricordai di essere stato accompagnato da Matt e, poco a poco, i pezzi del mio puzzle mentale si sistemarono.
Mandai giù un po' di saliva e chiusi gli occhi qualche secondo per riprendere il controllo, feci lunghi respiri e presto mi sentì meglio.
Tornai a sedermi su quello scomodo materasso e scossi la testa cercando di ragionare, avevo bisogno di calmarmi e spesso quando mi sentivo così mi affidavo alla cara e vecchia "amica bottiglia", ma dubitavo che ci fosse dell'alcool in quella stanza. Un leggere brusio attirò la mia attenzione e posai gli occhi sulla fessura della porta, dalla quale entrava qualche spiraglio di luce;
<<Dovrai dirglielo prima o poi>>
Distinsi la voce di Matt e d'istinto mi spinsi in avanti, come se avessi potuto sentire meglio.
<<Non c'è fretta>>
<<"Non c'è fretta" dice anche, abbiamo due settimane per andarcene da qui. Avevi promesso che avresti messo in riga quella ragazza e che se ti avessi portato lui...>>
<<Chiudi la bocca Matt! So cosa ho detto e so cosa devo fare, ma ho bisogno di più tempo>>
<<Notizia dell'ultimo minuto, non ne puoi avere altro. Ti consiglio di spiegare tutto al ragazzo e di mettere in riga la Bambolina, siamo già abbastanza nella merda Nathan, non intendo sprofondarci di più>>
Alzai un sopracciglio, più cercavo di concentrarmi meno quella roca voce mi sembrava familiare.
Incrociai le gambe e sentì i loro passi allontanarsi, allungai un braccio e cercai alla cieca un interruttore di fianco me, ci impiegai qualche secondo, ma alla fine accesi la luce.
Una debole e patetica luce illuminò appena le quattro mura e oltre ad alimentare lo squallore di quel posto, non sembrava aiutare. Socchiusi gli occhi e scesi dal letto avvicinandomi alla scrivania scura davanti la finestra, un vetro era stato sostituito da diversi strati di nastro adesivo, mentre il lieve casino che ricopriva il tavolo mi fece incuriosire, cominciai a spostare quelle scartoffie e posai a terra delle scatole di cartone, contenenti chissà cosa.
Trovai diversi quaderni e cominciai a sfogliarli perdendomi tra quei disegni fatti a matita. Sembravano mappe, alcuni rappresentavano edifici o stanze, mentre altri ancora sembravano ritrarre una figura precisa.
Mi soffermai su uno schizzo in particolare e con le dita sfiorai il foglio consumato. Un ragazzo girato di spalle fumava guardando alti edifici davanti a se, mi concentrai qualche minuto e corrugai la fronte, la mia mente ipotizzava potesse rappresentare me, ma non ricordo esattamente se Tessa sapesse disegnare. Eppure quel ragazzo si ripeteva spesso tra quelle pagine e sembrava somigliarmi sempre di più.
Chiusi il quaderno e alzai lo sguardo verso il sole che stava sorgendo all'orizzonte, le sfumature calde che aveva preso il cielo mi fecero sorridere e distolsi lo sguardo tornando a guardare la stanza.
Su una sedia mezza distrutta notai dei vestiti ripiegati e mi avvicinai per cambiarmi.

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora