#64 Drake

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«Drake ho bisogno di uscire!»
Gridò lei lasciandomi la mano, i suoi occhi intensi mi guardarono confusi, come a capire se avessi afferrato il concetto.
Annuì riprendendomi da quella confusione e la trascinai dietro di me facendomi largo tra tutti quei ragazzi ubriachi e sudati.
Come scendemmo i pochi scalini la musica sembrò diminuire e ancora di più una volta raggiunto il corridoio.
«Mi gira la testa»
La sentì dire alle mie spalle, mi voltai fermando la mia camminata veloce e le spostai i capelli dal viso, gli occhi mi davano ancora fastidio, forse per via dei led all'interno del locale.
«Hai bevuto troppo?»
Lei distolse lo sguardo e si sfiorò la fronte.
«No, ho solo bisogno di aria, è tutto okay»
Mi rivolse un sorriso e la portai fuori, pochi minuti dopo eravamo nel parcheggio, la feci sedere su un muretto e mi abbassai davanti a lei per controllare che stesse realmente bene.
«Come mai tutta quella fretta di andare?»
Le chiesi notando che non avesse nulla che non andasse, lei si alzò in piedi e io la imitai corrugando le sopracciglia.
«È solo che qualcuno mi è venuto addosso e mi deve aver urtato con una bottiglia rotta, avresti voglia di...?»
Mi diede le spalle e spostandosi i capelli alzai un sopracciglio, del vetro era incastrato in profondi tagli in mezzo alle sue ali.
«Non volevo che chiamassero un ambulanza o robe del genere, infondo non è nulla, non me ne ero nemmeno accorta se quel ragazzo con la camicia bianca non mi fosse venuto addosso. Penso di avergli sporcato di sangue una manica»
Continuò divertita lasciandosi passare i suoi lunghi capelli tra le dita. Sorrisi alla tranquillità delle sue parole e piano cominciai a sfilarle dalla schiena quei pezzi di vetro colorato buttandoli a terra.
La sentì sussultare quando levai l'ultimo pezzo di vetro, gli passai una mano sul taglio e lo vidi farsi più stretto.
«Deve esserci una scheggia, c'è qualcosa che mi da fastidio»
Disse guardandosi le spalle e sfiorandomi le dita nel punto in cui già mi trovavo, mi abbassai per controllare ed estrassi un pezzetto di vetro buttandolo a terra.
«In macchina dovrebbero esserci dei fazzoletti»
Annuì e abbassai le mani sperando che l'odore di sangue potesse farsi meno intenso, mi fermai davanti alla sua Alfa e alzai un sopracciglio trovando un suo sguardo.
«Le chiavi»
Le ricordai indicandomi le tasche dei jeans, lei sorrise divertita ed estrasse il mazzo di chiavi dalle tasche posteriori facendole tintinnare. Aprì il baule e cercò qualcosa dentro uno zaino nero, corrugai le sopracciglia e presi al volo il pacchetto che mi lanciò, mi pulì il più possibile e le levai il sangue dalla schiena.
«E quello cos'è?»
Domandai vedendo un pacchetto rosso dentro al baule, Tessa alzò una spalla e chiuse il baule con forza. Si appoggiò alla macchina e incrociò le braccia guardando altrove.
«Era il regalo per Ryan...»
Rispose passandosi la lingua sulle labbra.
«Gli presi quell'orologio a Las Vegas, in occasione del suo compleanno, sai, per cambiare il solito stereotipo della cravatta nuova»
Io annuì e lei si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sfregandosi un braccio. Mi levai la giacca e gliela poggiai sulle spalle con un sorriso.
«Ti va di fare due passi?»
Le proposi dopo qualche minuto di silenzio, lei mi rivolse un sorriso e mi avvolse un braccio intorno alla vita, io la strinsi a me e uscimmo dal parcheggio proseguendo sul marciapiede.
L'aria fredda muoveva i rami degli alberi lungo la via, agitando con violenza le foglie ancora attaccate. L'odore di pioggia delle strade e l'alcool impregnato nei nostri vestiti dava al mondo un sapore diverso dal solito.
«Grazie»
Disse incontrando un mio sguardo, io corrugai le sopracciglia con un sorriso e lei sembrò cogliere la mia confusione, distolse lo sguardo ed evitò una bottiglia a terra.
«Per la pazienza che ci metti ogni giorno, so di essere un gran casino come ragazza, a volte mi chiedo come fai a sopportarmi»
La sentì ridere appena, il suono dei suoi tacchi faceva eco nel silenzio e io non potei fare a meno di scuotere la testa divertito.
«Capita quando si è innamorati, può sembrare assurdo, ma sotto al gran casino che ritieni di essere ci sei pur sempre tu»
Mi voltai e la spinsi contro al muro affianco spingendo il mio corpo contro al suo. Lei alzò un sopracciglio sorpresa e posò le mani sul mio petto.
«Mi sono sempre chiesta una cosa però»
Sussurrò esitando sulle mie labbra, mi allontanai senza separarmi da lei e le dedicai tutta la mia attenzione.
«Non ho mai capito se tenessi più alla Tessa che sono ora, o alla Rylei che fui stata un tempo»
Lasciai che il mio sguardo le percoresse il viso perfetto, le spostai dei capelli dietro l'orecchio e sorrisi baciandole la fronte.
«Mentirei se dicessi di non aver provato qualcosa per quella che eri da bambina, ma non potrei essere più sincero nel dirti che quella che sei ora mi abbia distrutto.
Sei...sei un qualcosa che non posso definire, ma ti posso assicurare che nonostante tu possa possedere due nomi, non sei mai stata più di una persona. E io amo quella persona. Tessa o Rylei non fa differenza, chiamati anche Emma se vuoi, potrei amarti con qualsiasi nome tu indossi, l'importante è che la mia lei, sia tu Rossa»
Poggiai la mia fronte sulla sua e la sentì sorridere in silenzio.
«Mi sento una grandissima stronza»
Ammise alzando lo sguardo, mi sollevai da lei e mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra.
«Meglio stronza che scema»
Risposi sentendola poi ridere, quel suono era tanto bello quanto raro in lei, ed ogni volta che lo udivo non potevo fare a meno di sorridere.
«Quanto sei "romantico" Amore mio»
Sussurrò rigirandosi tra le dita la mia catenina. Le sollevai il mento ed egoisticamente le rubai un bacio.

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora