#24

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«Cazzo!»
Mi allontanai e prendendomi il mento tra il pollice e l'indice mi sistemai la mascella, provai ad aprire e chiudere la bocca più volte e sbuffai.
«Andiamo Miller! Tira fuori i coglioni e prendimi a calci sul serio!»
Lo ignorai, forse ritenere tutto questo ridicolo non mi dava l'energia per fargli male sul serio.
«Possiedi una forza sovrumana e non la usi, i tuoi colpi sono deboli, come quelli di un ubriaco incazzato»
Alzai un sopracciglio alla metafora elaborata che aveva utilizzato e scossi la testa trattenendo una risata.
«Credo sia una stronzata Matt, non voglio farlo»
Gli passai accanto dandogli una spallata e mi sentì afferrare per un braccio.
«Okay, vuoi sapere quello che voleva dirti Dylan? Bene, gli risparmio il fiato. Me la sono scopata sai, si la tua ragazza, in sei anni cosa credi che abbiamo fatto è?»
Gli allontanai il braccio e lo guardai negli occhi.
«Stai mentendo»
La mia voce tremò, suonando più come una frase consolatoria per me.
«Fidati, ti sei perso troppo Miller»
«Finiscila»
«Dovevi sentirla, è stata la troia migliore che abbia avuto accesso al mio letto»
Sorrise e strinsi un pugno, il mio cuore cominciò a battere troppo velocemente, il sangue aveva preso una corsa tutta sua e la rabbia stava premendo sulle tempie martellante.
Mi scagliai contro di lui e cominciai a prenderlo a pugni e calci che schivò come un maestro. Alla fine lo colpì e riuscì a scaraventarlo contro un albero che si spezzo cadendo a terra, sorrisi guardando la mia mano e mi avvicinai camminando.
«Ora ci siamo»
Disse pulendosi il labbro spaccato e pieno di sangue, come si passò la mano il taglio scomparve e io sorrisi.
Lo presi per la giacca e lo alzai in piedi, lo presi a calci e lo lasciai ancora cadere a terra, mi accucciai accanto a lui, con una mano lo tenni per il petto a terra e con l'altra tirai fuori la calibro 23 di Tessa dalla tasca.
«Non sarebbe mai venuta a letto con te Matt»
Sussurrai puntandogli la canna della pistola sulla gola. Lui rise e mi guardò storto.
«E come fai ad esserne sicuro Miller?»
Alzai un sopracciglio e sorrisi avvicinandomi al suo orecchio.
«Aveva ancora il mio odore addosso quella sera Biondino»
Sussurrai alzandomi e lasciandolo andare.
Lui fece lo stesso e si ripulì i jeans dalla terra.
Mi voltai ancora una volta e gli sparai alla gamba, lo sentì imprecare e sorrisi rimettendo via la pistola.
«Cazzo Drake! Perché?!»
Alzai le spalle.
«Nessuno insulta la mia ragazza Matt»
Tornai sui miei passi e sorrisi nel vedere Dylan appoggiato allo stipite della porta, una tazza fumante di caffè in una mano e l'altro braccio alzato a metà con la mano aperta rivolta verso di me, ricambiai il cinque ed entrai prendendo un respiro.

Appoggiai la schiena alle fredde piastrelle dietro di me, poi anche la testa, lasciando che l'acqua tiepida mi scivolasse sul viso. Mi morsi un labbro e mi passai una mano tra i capelli sbuffando al silenzio. Le continue parole di Dylan mi stavano torturando la mente da ore ormai, uscì dalla doccia spegnendo l'acqua, mi asciugai e infilai un paio di boxer e un paio di pantaloni della tuta di Dylan, mi stavano un po' stretti, ma era meglio di niente.
Percorsi il corridoio più silenziosamente possibile e aprì la porta a destra entrandoci, accesi la luce e mi resi conto di essere entrato nella stanza sbagliata.
Mi guardai intorno, l'enorme letto a baldacchino, le lenzuola chiare ancora profumavano di ammorbidente, una lunga scrivania era tenuta ordinatamente e l'alta finestra dava sul balcone del giardino sul retro.
Smisi di strofinarmi i capelli con l'asciugamano e mi soffermai su una vecchia fotografia, sorrisi prendendola in mano e un brivido mi percorse la schiena quando mi fermai a guardare il sorriso di Tessa, in quell'immagine era ancora una bambina, ma quel sorriso me lo ricordavo bene, sorrisi a mia volta e guardai il viso del bambino accanto a lei. Mi accorsi solo in quel momento del suo sguardo, sembrava la guardasse come se avesse paura di perderla da un momento all'altro, quello sguardo che possiede chi ci tiene sul serio.
Posai la fotografia di nuovo sul comodino ed uscì scuotendo la testa.
Mi passai una mano sulla faccia e la sentì bagnata. Lacrime calde non smettevano di scendere sul mio viso e io alzai gli occhi al cielo.
«Fanculo»
Mormorai raggiungendo velocemente la mia stanza.
Egoisticamente ora avrei voluta averla qua, sfiorargli i capelli, sentire il suo profumo, sfiorarle la pelle in ogni suo centimetro e poterle dire tutto quello che penso, ma non volevo più limitarmi a pensarla, la volevo tra le mie braccia subito, poterla toccare davvero, sentirla mia realmente e l'avrei fatto il prima possibile, non me ne sarei rimasto con le mani in mano se non fosse stato così difficile riportarla a casa.

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora