Mi mancava l'aria, il mio cuore non aveva mai battuto tanto forte in vita mia.
Gli occhi di Phil esitarono qualche secondo e io scoppiai, mi avvicinai al tavolo e sbattei con forza le mani sul ferro ammaccandolo.
«Ha i miei geni e quelli di Drake, che poi sia stata creata in un laboratorio tra provette e microscopi poco importa, è nostra, è mia e nessuno me ne ha mai parlato! Quella bambina è mia figlia!»
L'uomo si alzò e mi guardò mettendo le mani avanti.
«So che sei furiosa adesso, ma la nascita di quella bambina, quando si scoprirà com'è nata, farà la storia della scienza»
«Non farà nessuna storia»
Lo fermò freddo Drake prima che potesse aggiungere altro, gli rivolsi uno sguardo e lui puntò un dito sul tavolo.
La sua espressione seria mi fece quasi paura.
«Chiudiamo il discorso, non voglio sentire altro per adesso»
Concluse uscendo, lasciando così dietro di sé un silenzio irreale. Rivolsi uno sguardo a Phil e lo seguì all'esterno, camminava velocemente, fino ad uscire dalla piccola radura dove il bosco si faceva più buio nonostante la luce chiara del mattino.
Lo afferrai per la felpa e lui si fermò.
«Drake»
Lui rimase girato di schiena feci per poggiarli una mano sulla spalla, ma la ritirai a pochi centimetri dal suo corpo sfiorandomi un braccio.
Non sapevo cosa dirgli nonostante ora avessi la sua attenzione, sentivo la sua rabbia, la sua angoscia e la sua paura senza essere lui.
Il vento ci prese alla sprovvista facendomi volare i capelli ovunque, l'odore terreno del luogo si mescolava all'odore della legna bruciata che alimentava il fuoco a pochi metri da noi.
«Non gli bastava l'averti strappata da me, facendomi vivere nel senso di colpa per anni, per poi trovarti e scoprire che in realtà non era solo colpa mia, non bastavano le scelte di Aston e quelle di Nathan, non gli sembrava abbastanza avermi tenuto mesi chiuso in una cella, troppo lontana anche solo per sfiorarti e non era ancora abbastanza nemmeno portarti via da me all'improvviso. Doveva avere il controllo! Doveva finire di costruire la nostra vita!»
Lo lasciai sfogarsi, nonostante il tono di voce normale sapevo che dentro di sé gridava. Si sentiva dal tono spesso e a volte rauco.
Si portò una mano tra i capelli ormai fuori taglio e rimase fermo qualche minuto in silenzio, non avevo mai visto Drake piangere, eppure in quel momento mi sembrava così fragile quel ragazzo. Gli girai intono, il dorso della mano appoggiato sulla fronte, gli occhi chiusi e le lacrime che scendevano liberandolo dal male che provava.
«Mi ricordava qualcuno, aveva qualcosa di familiare eppure non ci sono arrivato»
Aggiunse all'improvviso con voce rotta. Mi avvicinai e gli asciugai le lacrime, lui aprì gli occhi e notai in essi un leggero rossore che illuminava le sue iridi smeraldo.
Parlava di Ella ora, io non sapevo nemmeno cosa provare, forse non me ne ero nemmeno ancora resa conto.
Il suo sguardo mi seguiva le forme del viso in silenzio.
«Ha i capelli scuri, ma non sono neri come pensavo, credo che siano sul bruno, come li avevi tu da bambina. Ha la forma dei tuoi occhi e le tue labbra»
Disse sfiorandomi il labbro inferiore con il pollice.
«Ha il tuo sorriso»
Continuai io accennando ad uno di essi.
«E la tua positività»
Aggiunsi ricordando la sua vocina risuonare in nota musicale. Lui sorrise e mi fece una carezza attirandomi a sé.
Mi strinse con forza e mi diede un bacio sulla testa.«Tu sai chi è Theresa?»
Chiese rompendo il silenzio e lasciandomi andare io annuì.
«È la donna che ci insegnò le lingue prima che ci spostassero dentro al campo»
Lui corrugò le sopracciglia guardando altrove.
«Ella mi disse che era lei sua mamma»
Io mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrisi a quel ricordo.
«Si faceva chiamare Mamà o Mamma, non ti viene in mente?»
Lui annuì e si passò una mano sul viso.
«Hai ragione, ricordo vagamente...»
Rispose tornando sui miei occhi. Sembrava perso e confuso, eppure non aveva messo le mani avanti quando aveva scoperto chi era la bambina.
«Non so se riuscirò a tornare in quella tenda e guardarla in faccia»
Ammise dopo qualche secondo guardando verso l'accampamento la piccola giocare. Correva inseguita da un Superiore, che facendo finta di faticare a starle dietro le strappava una risata ogni tanto.
Sorrisi ed Ella si fermò incontrando il mio sguardo, le iridi grigie di quella bambina mi strinsero lo stomaco. L'uomo la prese in braccio e lei tornò a ridere.
Mi voltai portandomi una mano sulla bocca e alzai lo sguardo verso gli alberi quasi spogli.
«Perchè quelle iridi?»
Chiesi all'improvviso sentendo le braccia del ragazzo avvolgermi, lui alzò le spalle e mi coccolò per qualche istante.
«Non lo so, anch'io me lo sono chiesto, ma non mi va di parlare con Phil adesso»
Io annuì e chiusi gli occhi restando in silenzio.
Qualcosa mi avvolse le gambe da dietro, anche se quelle piccole braccia non riuscirono a chiudersi completamente intorno ad entrambi, mi guardai dietro e Drake fece lo stesso.
Lui mi lasciò andare prendendola in braccio e io le sistemai i capelli disordinati, li portava lisci perfetti quanto i miei.
«Ciao Ella»
Lei sorrise e fece finta di prendere il naso a Drake incastrando il pollice tra l'indice e il medio.
«Ehi!»
Sbottò lui facendo il finto infastidito e riempendo di solletico la piccola che tornò a ridere cercando di bloccare la mano del ragazzo.
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Humans (Sequel of Dangerously)
FantasíaSequel di Dangerously. Erano passati sei mesi ormai da quando i due ragazzi si erano concessi a Rayn. La possibilità di essere curati e la libertà che gli fosse stata concessa dopo era la loro unica speranza, ma il tempo, si sa, cambia le persone. U...