#73 Drake

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Non ci impiegò molto a riaddormentarsi, forse giusto una ventina di minuti.
Seguì Tessa fuori dalla cameretta lasciando la porta aperta nel caso la bambina chiamasse.
Cercammo la stanza dei genitori e trovato l'interruttore accesi la luce. L'ampia stanza era arredata con mobili di legno, che riprendevano il letto.
La ragazza aprì l'armadio e tirò fuori qualche maglietta scura e qualche felpa.
«Ti è andata bene Drake, questi devono essere sportivi, lui ha un sacco di tute»
Disse divertita passando all'armadio accanto.
Trovò una maglietta nera che lanciò sul letto sopra al cambio che aveva trovato per me. Si spogliò delle armi e dalle fondine che aveva allacciato intono alla coscia destra.
Si tolse la maglia e io alzai un sopracciglio notando una grossa cicatrice nel punto in cui era stata colpita.
Mi avvicinai e le sfiorai la pancia fredda. La ferita inferta da quell'arma stava facendo più fatica del solito a rimarginarsi, la cicatrice arrossata tagliava a metà il disegno della piuma che teneva tatuata. Lei mi afferrò il polso e mi spinse lontano la mano.
«Ti prego non toccarla, fa ancora male»
Le diedi un bacio sulla fronte e la lasciai andare a cambiarsi, poi imitandola.
Sia la maglietta che la felpa mi stavano un po' strette.
Anche se l'odore di quei vestiti non era il nostro mi accontentai di essermi potuto cambiare, mi sdraiai sul letto spegnendo prima la luce, Tessa mi raggiunse poco dopo appoggiandosi sul mio petto.

«Sono preoccupata per Matt»
Disse svegliandomi da quello stato di dormiveglia in cui ero caduto, la strinsi in un abbraccio e lei si sistemò posandomi una mano sul petto.
«È uno che se la sa cavare Rossa»
La sentì annuire e dopo qualche minuto di silenzio pensai si fosse addormentata.
Per quanto stanco mi sentissi non riuscivo a prendere sonno, non mi piaceva l'idea che Ella fosse tutta sola in quella camera.
«Tessa...»
Sentì una vocina sussurrare dall'ingresso della stanza e sorrisi.
«Vieni pulce»
Le risposi spostando Tessa e svegliandola.
I passi della bambina erano talmente leggeri che nemmeno mi accorsi di averla accanto, finché il materasso non si abbassò sotto al suo peso. Mi scavalcò ficcandomi una ginocchiata nello stomaco, alzai le coperte e lei prese posto in mezzo a noi.
La piccola si raggomitolò accanto al mio petto e Tessa le appoggiò un braccio sopra raggiungendo la mia schiena.
Presto il respiro di Ella si fece pesante e sorrisi sfiorandole i capelli.
«Non affezionarti troppo Drake»
Sussurrò la ragazza rivolgendomi uno sguardo nel buio. Io non le risposi subito, mi soffermai invece sul viso addormentato della bambina.
Corrugai le sopracciglia e senza svegliare Ella mi alzai a sedere guardandomi intorno, sentì le coperte tirare e Tessa si sedette coprendo meglio la piccola.
«Che succede?»
Chiese a voce bassa.
«Non lo senti?»
La ragazza alzò un sopracciglio ascoltando con attenzione.
«Non sento niente»
Io gli feci un cenno e mi alzai dal letto.
«Appunto»
Risposi raggiungendo la porta, mi fiondai nel corridoio e raggiunsi la cucina guardando dalla finestra.
«Drake non c'è anima viva, questa parte della città è già stata setacciata»
Tessa mi posò una mano sulla spalla e io lasciai le tendine ritornare al suo posto.
«Solo perché la maggior parte delle case sono a terra non significa che siamo al sicuro. Forse è meglio riempire uno zaino e svegliare Ella»
Dissi fermandomi sui suoi occhi, la ragazza si spostò i capelli da un lato e poi si decise a legarli, dall'espressione sembrava costarle sforzo.
«Stai bene?»
Le chiese prendendole il mento tra il pollice e l'indice per guardarle meglio gli occhi. Lei strinse la presa sulla coda e lasciò ricadere le braccia.
«No, non capisco come faccia a farmi così male la ferita, dovrebbe essersi rimarginata da un pezzo, invece non fa altro che divorarmi le forze»
Il suo tono di voce basso non nascondeva il leggero panico che la tormentava.
Rimasi a guardarla qualche secondo e poi l'abbracciai affondando le dita nei suoi capelli.
«Drake che hai? Non sto mica morendo»
Io sorrisi e la lasciai andare, il suo sguardo confuso e divertito mi fece riflettere.
«A cosa pensi?»
Mi chiese spezzando il silenzio che si era creato senza che me ne rendessi conto.
«Non mi sento al sicuro Rossa, forse se facessi un giro di ricognizione mi sentirei meglio»
Le confessai prendendole una mano, le sue iridi nocciola percorsero il mio viso silenziose ed infine un sorriso spezzò quella monotonia di sguardi.
Si sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni la sua pistola e me la intascò facendomi l'occhiolino.
«Se serve questo a calmarti i nervi, vai, ma torna presto, io non so come comportarmi con...quella bambina»
Sorrisi e guardai il soggiorno buio alle sue spalle.
«Ancora pensi?»
Chiese lei portandosi una mano sul fianco, io abbassai lo sguardo tornando su di lei e mi passai una mano tra i capelli.
«Tranquilla, va a riposare»
Le lasciai un bacio sulle labbra e mi allontanai accarezzandole un fianco.

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora