Sorrisi incontrando il viso di Drake riflesso nello specchio, mi voltai e tirai giù la canotta finendo di asciugarmi le mani.
«Come stai?»
Chiese chiudendosi la porta alle spalle. Abbassai lo sguardo sfiorandomi la pancia.
«Non lo so a dire il vero, sono ancora intontita, ma grazie di non avermi fatto uccidere»
Lui sorrise avvicinandosi e prendendomi le mani, il suo profumo era lieve, coperto dalla polvere e l'odore del sangue, mi mancava sentirgli addosso l'odore del fumo delle sue malboro.
«In realtà devi ringraziare Ella»
Disse cominciando a rigirarsi la sua medaglietta tra le mani, che ancora portavo al collo io.
Currugai le sopracciglia e lui sembrò leggermi nel pensiero.
«La bambina, il suo nome è Ella Miller»
Alzai un sopracciglio e lui sorrise divertito annuendo.
«Già, Miller è il suo cognome»
Scossi la testa confusa e feci finta di nulla.
Mi abbracciò e io mi lasciai stringere, felice che potessi lasciarmelo fare ancora.
«Menomale che eri veloce è»
Commentò sarcastico lasciandomi un bacio sulla guancia.
Gli mollai un pugno sul braccio e lui rise con me spostandosi.
«Quella cosa è spuntata dal nulla ad una velocità impossibile, mi ha presa in pieno senza che me ne accorgessi, aveva una potenza bestiale, mi ha spinto contro a quel muro con una violenza folle...»
Mi sfiorai la pancia e tornai sui suoi occhi.
«Non credo di aver mai provato tanto dolore in vita mia, in confronto la mia prima tortura era il paradiso»
Mi bloccai e un senso di nausea m'invase, quel dolore mi tornò in mente, sentì quasi la pelle lacerarsi ancora e la costola spezzarsi con violenza. Mi voltai e vomitai inginocchiandomi davanti al gabinetto.
Drake mi raccolse i capelli e mi accarezzò la schiena dolcemente.
Qualche minuto dopo mi pulì le labbra con la mano e mi alzai andando a sciacquarmi la bocca con del colluttorio che trovai li, sentendo ancora la testa girarmi.
«Ehi...»
Strinsi ai lati la ceramica di quel lavandino e alzai lo sguardo verso il riflesso dell'espressione preoccupata del mio ragazzo.
«È tutto okay...ora mi passa»
Lui mi guardò poco convinto e abbassai lo sguardo chiudendo gli occhi.
«Rossa guardami»
Mi fece voltare verso di lui e mi alzò il mento cercando i miei occhi, le sue iridi verdi avevano un tono quasi spaventato.
«Sei senza forze, hai perso molto sangue e la rigenerazione deve averti fatto esaurire le energie, andiamo a mangiare qualcosa»
Corrugai le sopracciglia e mi guardai intorno confusa.
«Dove siamo?»
Chiesi rendendomi conto solo ora di essere probabilmente dentro una casa non mia.
«Era una delle poche case ancora in piedi, tu avevi bisogno di riposo ed Ella di mangiare. Quando il governo ha evacuato la città penso che non abbiamo nemmeno lasciato fare le valigie ai civili. In cucina c'è del cibo e scommetto che nulla è stato portato via»
Annuì stringendo con forza la ceramica dietro la mia schiena, la sentì creparsi e smisi di fare pressione.Passando per il salotto buio ascoltai il respiro pesante della bambina occupare il silenzio, doveva dormire profondamente.
Il ragazzo mi fece accomodare in cucina e mi passò dei biscotti. Non avevo tutta questa voglia di mangiare, ma in qualche modo le forze avrei dovuto recuperarle.
«Drake che intendi fare con quella bambina?»
Chiesi a voce bassa per paura di svegliarla, lui smise di guardare fuori e mi rivolse uno sguardo, sembrava stanco e forse una dormita gli avrebbe fatto comodo, infondo era più di una settimana che non chiudevamo occhio. Forse anche a noi Angeli dopo un po' le batterie si consumavano.
«Non lo so, ma non ho intenzione di abbandonarla»
Sorrisi portandomi alle labbra quel biscotto e addettandone un pezzo.
Finì quasi la scatola, più per golosità che per fame.
Il suo sguardo tornò fuori dalla finestra, con la notte il silenzio sembrava essere l'unica cosa che non convinceva Drake, si alzò dalla sedia più volte per assicurarsi che nessun soldato fosse nei paraggi.
Un rumore improvviso attirò la mia attenzione e mi voltai verso l'entrata del salotto, Ella era in piedi, si stroppicciava gli occhi assonnata e si avvicinò a me salendo sulla sedia più vicina.
«Ciao»
Mormorò allungando la manina verso gli ultimi due biscotti rimasti, li mangiò lentamente e aspettò che Drake si accorgesse di lei. Lui si voltò rivolgendole un sorriso e lei spostò i capelli dal viso.
«Sei scomoda sul divano?»
La bambina non rispose, guardava invece il biscotto che teneva in mano, forse combattuta se finirlo o meno.
Mi alzai ed Ella sembrò risvegliarsi cominciando a seguirmi, io girai alla cieca sperando di trovare una stanza da letto, se Drake aveva ragione e i civili non avevano fatto valigie, significava che forse un cambio sarei riuscita a trovarlo.
Aprì la prima porta dopo il bagno e alzai lo sguardo vedendo appese al soffitto centinaia di stelline verdine che si illuminate.
«Wow»
La bambina mi passò tra le gambe stringendo ancora il biscotto in mano, cominciai a far scivolare la mano sul mobile affianco a me e schiacciai un pulsante per sbaglio, una lampada si accese illuminando la cameretta di una bassa luce ambrata.
«Devono avere un generatore di emergenza»
Disse Drake sbucando alle mie spalle.
Ella si sistemò nel letto e io mi soffermai su di lei qualche secondo in più.
Il maglioncino a collo alto color panna era macchiato di sangue, probabilmente non suo. I leggeri leggins neri le accettuavano le gambe magre, mentre gli stivaletti scuri sembravano stargli un po' grossi.
Mi avvicinai all'armadio, indaco come ogni mobile presente in quella stanza. Aprì le ante e cercai una maglietta pesante.
Quella camera doveva appartenere ad un bambino visto i vestiti presenti, afferrai una felpa blu con la stampa di una galassia e raggiunsi la bimba che nel frattempo aveva riempito le lenzuola di briciole.
«Alza le mani Ella»
Lei mi sorrise e si lascio svestire e rivestire come fosse una bambola.
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Humans (Sequel of Dangerously)
FantasySequel di Dangerously. Erano passati sei mesi ormai da quando i due ragazzi si erano concessi a Rayn. La possibilità di essere curati e la libertà che gli fosse stata concessa dopo era la loro unica speranza, ma il tempo, si sa, cambia le persone. U...