#19

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Non conoscevo affatto la strada che stavamo percorrendo ed essendomi appena staccato dal disegno di Tessa non avevo avuto modo di notare nessun cartello.
Mi guardai intorno nel buio, il sole era calato da un po' e io alzai lo sguardo verso il cielo notturno ignorando l'afa.
«Ci vuole ancora molto? Sono scomodo qua dietro»
Rivelai sorridendo, la mia mano destra era intenta a giocare con la medaglietta fredda, per qualche secondo mi tornò in mente Lei e quelle maledette sere in cui, attorcigliandosi la catenella all'indice, la usava per avvicinarsi di più alle mie labbra. A distanza di sei anni non me li ero scordati i suoi baci, sapevano sempre di incertezza e dolore. Lasciai la medaglietta e sospirai liberandomi dai ricordi, tanto sarebbero rimasti sempre tali.
«Non molto, ma è ora che tu sappia una cosa»
Alzai un sopracciglio e sentì il camioncino fermarsi ai bordi di una strada deserta, un aria fresca mi avvolse e mi resi conto di essere all'ombra di un albero, a cui seguiva un bosco intero.
Matt scese sbattendo la portiera e indugiando qualche secondo sul corpo di Nathan ancora privo di sensi. Lo sentì salire sul traballante veicolo e passarmi una sigaretta prima di sedersi, accettai l'accendino e feci un lungo tiro rilassando i muscoli.
«Quanto conosci quella ragazza Drake?»
La domanda mi prese alla sprovvista e presi un respiro allontanandomi la sigaretta dalle labbra.
«Abbastanza»
Mentì, a essere sincero, in questi ultimi giorni mi ero reso conto di non conoscerla affatto, o almeno, di conoscere solo alcune parti di quella ragazza, come la determinazione, l'orgoglio, la voglio di non morire che l'aveva portata alla pazzia e alla solitudine da cui non riusciva ad evadere.
«Ti ha mai parlato dei suoi genitori?»
Annuì ricordando quella sera, il sorriso che portava quando mi aveva rivelato che Dylan fosse parte della sua famiglia per vie traverse e che un giorno sarebbe tornata dai suoi genitori.
«Non capisco cosa c'entri»
Ammisi alzando lo sguardo nei suoi occhi trasparenti e freddi, lui annuì e si strinse la bandana nera intorno alla fronte, spostandosi il ciuffo biondo platino dall'occhio.
«O ragioni valide per credere che tutto quello che sai siano stronzate»
Lasciai che la sigaretta si consumasse da sola, corrugai le sopracciglia e non staccai i miei occhi dai suoi.
«Tessa non mi avrebbe mai mentito Matt»
Un sospiro occupò il silenzio e una macchina di passaggio illuminò per qualche secondo i nostri visi stanchi.
«No, certo che no, ma molti avrebbero ragioni più grandi per mentire a lei»
«Parla Matt, mi stai innervosendo a forza di girarci intorno»
Risposi seccato, lo vidi alzare le mani in segno di resa e lasciar cadere quello che restava della sigaretta sulla strada. Si sistemò la giacca di jeans consumata e distolse lo sguardo dal mio.
«Quando siamo venuti a prenderti Tessa non era incazzata con te Drake, fa sembrare che sia così solo perché ha deciso di canalizzare la sua rabbia e il suo disprezzo su di te, nulla di personale, ma accettare verità del genere a volte ti fa fare cose idiote»
Iniziò facendosi scrocchiare le dita di entrambe le mani.
«Ora arrivo al punto»
Attesi ancora e lo vidi diventare più serio del solito.
«La storia del massacro già la sai, quindi salterò quella parte. Quando entrai nell'ufficio di Ryan trovai Tessa con una pistola in mano, la stanza era un gran casino, fascicoli e fogli ovunque, corpi li distesi scomposti da non si sa quante ore e lei faceva paura...»
Esitò abbassando la voce e continuando subito dopo.
«...i capelli davanti agli occhi e appiccicati sulla pelle, i vestiti sporchi di sangue e polvere e il viso distrutto dalle lacrime.
Continuava a spararsi su ogni parte del corpo seduta sulla sedia di Ryan. Nemmeno aveva avvertito la mia presenza. Era un continuo ricaricare l'arma spararsi addosso provocandosi un dolore sovrumano, per poi soffrire ancora togliendosi i proiettili e lasciando rimarginarsi la ferita. Mi avvicinai per fermarla più volte, ma era un continuo respingermi, fino a quando non si è sparata un proiettile nella tempia sotto i miei occhi»
Un brivido scese lungo il mio corpo, tremai per rabbia, per il dolore che stavo provando, ma soprattutto per il senso di colpa della mia assenza.
Matt scosse la testa, come fosse un ricordo ancora troppo nuovo per potersene dimenticare ogni dettaglio.
«La portai con me da Nathan che le estrasse il proiettile, vomitai quel giorno. Lei rimase addormentata per intere settimane e quando si svegliò io e tuo fratello ci spaventammo, pianse per giorni urlandoci in faccia che le faceva schifo l'idea di non poter morire, che non sapeva come uscire da quel limbo in cui si trovava e che malediva l'unica persona che avrebbe voluto accanto e che non c'era»
Alzai un sopracciglio e guardai il biondino portarsi una mano alla bocca e trattenere un gemito.
«Non hai idea di quante volte ha provato a togliersi la vita, si è lasciata cadere da edifici altissimi, a provato a soffocarsi ad annegare, a spezzarsi ogni osso per il gusto di farsi del male per mettere alla prova le sue reali capacità e per non perdere la speranza che un giorno la morte avrebbe vinto, ma non successe e si arrese»
I suoi occhi tornarono nei miei e strinsi la medaglietta di metallo lasciando che la mia voce tornasse.
«Perché raccontarmi tutto questo ora?»
Chiesi confuso
«Perché dovevi sapere tutto prima che ti presentassi suo padre»

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora