#71 Drake

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Guardai il viso di Tessa, era più pallida del solito e probabilmente aveva perso più sangue di quanto fosse visibile, i suoi occhi erano chiusi, ma respirava ancora fortunatamente.
«Come si chiama?»
Chiese la piccola inclinando la testa verso destra nascondendo le mani nelle maniche della giacca, io sorrisi cominciando a sfilare del fil di ferro.
«Tessa»
La bimba continuò a guardarla, infine si accucciò a terra a terra.
«È bella»
Disse rivolgendomi un sorriso sincero.
«Si, è davvero bella»
Le risposi cominciando lentamente ad avvolgere la lancia nel punto in cui mi aveva indicato poco prima la bambina. Finché Tessa non si fosse mossa sarebbe andato tutto bene.
«Incomincia con la "T", come quello della mia mamma. Si chiama Theresa, sai?»
Il silenzio che c'era intorno a noi non mi trasmetteva nulla di buono, la terra tremò ancora e io tenni fermo il corpo della ragazza sentendo lo stomaco contorcersi.
«E tu hai un nome?»
Le chiesi rivolgendole un veloce sguardo, lei annuì e alzò lo sguardo.
«Mi chiamo Ella Miller»
Rispose con una vocina acuta e tenera come quella di ogni bambina.
Corrugai le sopracciglia e mi fermai.
«Miller?»
La bimba si alzò in piedi e io la guardai confuso.
«Quello è il mio cognome, ma il mio nome è Ella. Solo che la mamma mi dice sempre di rispondere così quando mi chiedono come mi chiamo»
Tornai sulla lancia e feci il terzo giro per sicurezza sporcandomi le mani del sangue della ragazza.
«Ella allontanati di dieci passi indietro»
La piccola cominciò a contare e si fermò portandosi le mani sugli occhi.
Io mi alzai e afferrai la lancia con entrambe le mani.
Fa che funzioni...
Pregai in silenzio esitando, presi un respiro e tirai verso di me la lancia con forza, il più velocemente possibile, come la estrassi il fil ferro cedette e l'arma si aprì ad una velocità impressionante, spalancando le sue lame affilate come fossero ali.
Buttai quell'orrore a terra e mi avvicinai a Tessa che sembrò finalmente rilassarsi sfinita.
Con uno scatto fui in ginocchio accanto a lei, le sfiorai il viso e le diedi un bacio sulla fronte prendendola in braccio.
«È viva?»
Chiese Ella avvicinandosi correndo e alzandosi in punta cercando di vederle il viso.
«Si piccola, ma ha bisogno di riposarsi un po'»

Con Ella incollata a me e Tessa in braccio vagai alla ricerca di una struttura ancora in piedi, trovai poco dopo due ore di cammino una casa e non vedendo né sentendo nessuno entrai.
Diedi per scontato che la corrente fosse staccata, ma almeno avevamo fatto in tempo per la notte, appoggiai Tessa sul divano e mi accorsi che Ella ancora la guardava seduta in silenzio sul tavolino di legno. Mi passò una coperta da infondo al divano e io sorrisi coprendo la ragazza, che ora sembrava aver ripreso un po' di colore.
Rimasi a guardarla qualche minuto poi la bambina mi tirò per la maglia.
«Io ho fame»
Disse a voce bassa ascoltando il suo stomaco brontolare. Mi alzai in piedi e lei mi prese la mano seguendomi in cucina. Aprì il frigo, ma non mi fidai a prendere nulla li dentro, cominciai a guardare negli scaffali e tirai fuori dei cracker, qualche biscotto, della marmellata e qualche succo di frutta.
«I dolci per cena?»
Domandò la piccola alzandosi in piedi sulla sedia e battendo le mani entusiasta.
Sorrisi divertito e mi sedetti al tavolo con lei.
«Sei il papà più bravo del mondo!»
Disse aprendo quella busta di biscotti al burro e cioccolato.
La guardai mangiare, e più fissavo il suo viso più mi sembrava familiare.
«Ella come si chiama il tuo papà?»
La piccola mi passò il barattolo di marmellata e io lo aprì, lei si sdraiò quasi sul tavolo per intingerci dentro il biscotto. La guardai disgustato e divertito allo stesso tempo.
«Papà»
Rispose lei con tutto il biscotto in bocca, si pulì le labbra dalla marmellata di fragole e poi si leccò la mano. Non sapevo se essere schifato o divertito da quella scena.
«Si certo, che stupido»
Dissi alzando un sopracciglio e tornando a guardare fuori.
Il mio sguardo si spostava dalla bambina alla finestra, avevo l'ansia che qualcuno potesse trovarci, e nello stesso momento, la mia mente vagava alla ricerca di risposte sul cognome di quella bambina. Una parte di me pensava fosse una coincidenza, l'altra parte invece si faceva domande su domande.
Un profondo sbadiglio attirò la mia attenzione ed Ella si alzò in piedi sulla sedia stropicciandosi gli occhi. Mi voltai e trovai della carta per pulirle la bocca, lei mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, scese dalla sedia e io rimasi immobile qualche secondo.
Mi sfiorai la guancia perplesso e la seguì in salotto. Il divano era vuoto, la coperta a terra e la bambina si sdraiò addormentandosi quasi subito. L'acqua di un rubinetto scendeva occupando il silenzio di quella casa, cercai il bagno e bussai aprendo piano la porta.

Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora