#36 Tessa

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Sedevo davanti a lui ora.
In quell'immenso ufficio ben arredato e dal dolciastro aroma di arancia speziata. Mi era stata data una camera, una doccia e dei vestiti puliti, era bastato così poco per ottenere un lusso del genere dopo giorni di completo isolamento.
Mi passai una mano sugli stretti jeans chiari che sembravano essermi stati cuciti addosso, i suoi occhi brillavano di una strana luce e io sorrisi ancora aspettando che iniziasse a parlare.
«Non puoi leggermi Ryan»
Lui annuì una volta e io mi portai una gamba sull'altra.
«Lo so, Angelo»
Rispose fermando il tamburellio delle sue dita sulla lucida scrivania​ di ciliegio. Alzai leggermente il mento spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e alzando intorno a me un fresco profumo di shampoo.
«Dov'è lui?»
Domandai sfidando ancora la sua mente, lui sorrise ampiamente, alzandosi poi in piedi mi diede le spalle sistemandosi la cravatta.
«Dov'è, dov'è, dov'è... dipende Tesoro, può essere nelle tue stanze ad aspettarti, oppure sotto due metri di terra. Io vi ho creato, io so come uccidervi e bla bla bla
Ma questo...»
Disse voltandosi e avvicinandosi a me.
«Dipende solo da te»
Si accucciò spostando la sedia, su cui mi ero accomodata nella sua direzione, ora i suoi sadici occhi azzurri erano fermi nei miei, il loro contrasto quasi poteva toccarsi.
Si avvicinò al mio collo e io rimasi immobile, sentivo il suo sguardo sfiorarmi la pelle con fermezza.
«Uccidi gli ultimi due nomi della lista e ti sarà dato il privilegio del perdono»
Annuì tesa e lui si spostò da me sorridendo, la sua mano passò lentamente sulla mia coscia e mi strinse il polpaccio.
«Non sbagliare Angelo»
I suoi occhi si fermarono qualche secondo nei miei e sorrise alzandosi in piedi.
«Non ti chiederò il perché, ma se devo uccidere ancora una volta voglio farlo a modo mio, che tu sia d'accordo o meno»
Dissi alzandomi dalla sedia e facendo qualche passo indietro, mi sistemai la bianca maglietta a maniche corte che mi era stata data e lasciai scivolare i miei lunghi capelli lisci in avanti.
«In altre circostanze ti avrei dato la libertà più assoluta, ma questa volta si fa a modo mio, sempre che tu desideri davvero ciò che hai chiesto in cambio»
Mi passai un pollice sul labbro inferiore e battei le palpebre sentendole più pesanti del solito, forse per le ciglia cariche di mascara che da tanto non usavo.
«Li conosci»
Sorrisi soddisfatta leggendoglielo negli occhi.
«No»
Rispose titubante, alzai un sopracciglio e annuì.
«Non era una domanda Ryan, ma questo conta poco, anzi niente, dimmi ciò che devo fare»
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi concentrandomi sul chiaro pavimento che dava luce alla stanza, la porta si aprì con un lento cigolio e mi voltai incontrando quel paio di occhi verdi che credevo di aver spento anni fa.
«Aston, ben arrivato»
Alzai un sopracciglio, non sorrideva, sembrava più spento del solito, ma per quanto sapessi che non aveva nulla di suo fratello, qualcosa in me scattò, ricordandomi Drake.
«Tessa»
Mi chiamò Ryan, alzai lo sguardo da terra e smisi di pensare a lui.
«Sarà più facile di quanto tu creda»
Corrugai le sopracciglia confusa e gli feci un cenno di risposta. Si guardò il polso, rigirandosi il quadrante del costoso orologio nelle dita, sorrise e tornò nei miei occhi.
«Pranziamo Tesoro?»
Mi presi qualche secondo e scossi la testa.
«Non ho molta fame»
«Okay, allora riformulo la frase...»
Alzai un sopracciglio e lo vidi estrarre la pistola dalla tasca, mi irrigidì senza separare il contatto con i nostri occhi.
«Andiamo a pranzare»
Annuì mettendo le mani avanti, mi stupì della paura che sentivo scorrere nelle mie vene, ma non lo diedi a vedere.
«Okay, calmati adesso»
Dissi cercando di capire che avesse in mente, lo vidi avvicinarsi di qualche passo, e più passi faceva, più la mia ansia cresceva.
La canna della sua pistola si posò sul mio stomaco e lo vidi fare più pressione, mi si spezzò il respiro, ma rimasi in silenzio.
«Tu non mi dai ordini Angelo»
Annuì e un suono ovattato seguito da un dolore lancinante mi prese alla sprovvista.
Mi guardai il buco che mi aveva fatto nello stomaco e mi portai le mani sulla ferita per fermare il sangue. Una lacrima mi scese involontaria e caddi in ginocchio trattenendo le urla.
Ryan si inginocchiò davanti a me e con la canna della pistola mi spostò i capelli dal viso.
«La senti Tessa? Questa è l'umanità, il dolore, il rimorso...ci siamo quasi, ma tu continui a pensare a quel ragazzo e così non va»
Mi sentì mancare qualche battito, il sangue cominciò la sua corsa improvvisa e la mia mente lentamente si calmò.
Stavo guarendo.
I suoi occhi mi squadrarono il viso e io mi sentì male.
«Sei troppo testarda Bambina, smettila di pensare e dimenticati dei sentimenti, se vuoi sopravvivere devi stare alle mie regole»



Humans (Sequel of Dangerously)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora