- Forse un giorno capiremo;

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Forse un giorno capirò perché serve sempre andare troppo lontano.

Perché quando si guarda l'orizzonte non si è mai vicini.
Perché ho lo stomaco contratto la notte,
quando mi infilo sotto le coperte e dall'altra parte è vuoto.

Forse un giorno smetterò di guardare fuori dalla finestra,
di spostare le tende timoroso di vedere la neve che cade fuori.
Poserò gli occhiali lontani dagli occhi stanchi di piangere
e mi chiederò che fine ho fatto,
se vale la pena, la strada che ho preso,
se ne valgo la pena.

Perché sono stanco.
Perché se chiudo gli occhi e allungo una mano
posso sfiorare le tue dita, per un secondo, per un effimero secondo
ho la sensazione che c'è davvero qualcuno.
E il mio cuore non è più solo.

Perché è inutile cercare di appigliarsi a due mani,
così disperati da perdere la presa mille volte,
scivolare in basso, sbucciarsi gomiti e mani
e rimanere in bilico sul ciglio del burrone.

Risaliamo, perché è l'unica possibilità.
Risaliamo con le unghie nella roccia
e un urlo per ogni pietra in bilico che ci sbilancia.
Risaliamo e arrivati in cima piangiamo.
Piangiamo sotto la pioggia perché é l'unica maschera naturale
che si permette di ingannarci ancora un po'.


Rimangono le urla e l'incertezza,
l'odio e l'avversione degli altri che ci intimoriscono.
Ma non cediamo.

Ci sputano addosso, perché siamo piccoli, perché siamo soli.
Perché osiamo girare mano nella mano con persone dello stesso sesso,
solo perché loro non ci hanno negato l'amore
una volta che hanno visto tutti i nostri difetti.
Ci prendono a botte perché stiamo in un angolo,
con i capelli a coprirci gli occhi rossi.
Ci prendono a calci nella pancia in un vicolo
solo perché il nostro più grande tesoro è un libro.
Sbriciolano le nostre relazioni sociali come una sigaretta al vento
solo perché abbiamo un opinione,
solo perché non portiamo gli ultimi pantaloni alla moda
o la borsa intonata alle scarpe.
Ci scrivono con gli indelebili sulle braccia mille classificazioni
solo perché abbiamo gli occhi lucidi
e le occhiaie pesanti sotto gli occhi.
Perché per arrivare al giorno dopo magari abbiamo lavorato tutta notte.

Ma noi siamo come voi, anzi siamo meglio:
noi lottiamo, ci alziamo dall'angolo in cui ci avete messo,
ci contiamo le ferite e arranchiamo fino a casa
sperando che nessuno veda la vergogna nei nostri occhi
più che sulla nostra pelle.
Ci ripuliamo, con l'acqua fredda per mezz'ora sotto la doccia
rimaniamo assorti in un altro mondo.
E poi usciamo ancora: zoppichiamo di nuovo in avanti.

E arriviamo, da soli. Perché siamo soli davanti a voi,
a voi che arrivate in gruppo
e ci mandate in frantumi il cuore, a terra il corpo.
Ma arriviamo, arriviamo da soli.

Lo vedevo negli occhi degli altri, lo vedevo chiaro
e cominciai a crederci.
Credere che ero un debole, un perdente,
che dentro di me ci fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa di rotto.

Ma poi capisci, capisci senza crescere perché gli adulti smettono di capire:
gli adulti continuano a copiare mentre i bambini capiscono.

Perché la nostra vita va ben al di fuori nelle mie limitazioni,
della mia pelle, dei miei movimenti, sentimenti, attenzioni.
Perché anche se poi arriverà la tempesta io sarò sempre qui,
i piedi ben saldi per terra e la testa oltre il nero delle nuvole.
Io sono voi.

Sarò la minima imperfezione di tutti,
quel dettaglio che si cerca di nascondere con tutti se stessi,
le mille espressioni e i mille vestiti.
Sarò quell'imperfezione palese
che da vergogna farò diventare invidia
e allora sarai stella.

Perché nella vita puoi fare tutto, mia piccola imperfezione,
poco importa se sei la piccola goccia nell'oceano:
perché se ballo io, ballano anche tutti gli altri.
Non per oggi, ma per domani, quando non saremo più noi
ma potremo fare ancora qualcosa.
Perché nella vita possiamo fare tutto e poi si muore.
E poi si muore.

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"Our lives are not our own.
From womb to tomb,
we are bound to others.
Past and present.
And by each crime,
and every kindness,
we birth our future."

- Cloud Atlas

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