Desognato: nome, m. Dé-sognato, colui a cui sono stati tolti tutti i sogni.

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C'erano solo questi,
abbracci nascosti sotto la luna piena.
La gelosia verso il cuscino quando stava tra le tue braccia,
anche se per poco, quando in verità dovevo starci io.
Avere il tuo profilo negli occhi e il tuo abbraccio fra le dita,
ecco cosa non mi faceva dormire.

Ma dammi sonno e dammi aria,
perché non è dai polmoni che entra la vita:
forse dagli occhi, ma soprattutto dal cuore.
Ridicolo in ogni mio gesto,
nell'aprire tutte le finestre per far sparire il tuo odore,
ma quello mi è rimasto tra le dita,
trasmesso dagli abbracci proibiti,
quelli nascosti sotto le lenzuola e dietro i tuoi occhi chiusi.
Non temere ora, oh vita, il battito rallentato di questo petto.
Non è di morte che anelano i miei occhi, ma d'amore.

Non c'è più pianto, urla o canto dentro questa gola,
il respiro pallido e sconfitto si incaglia nelle corde vocali.
E la voce che non esce, il dolore che non sboccia in lacrime.
Niente fiori né pioggia: gli occhi rimangono immobili.
Muti, come la bocca, chiusa, stretta nel testardo indugio
tra uno "scusa" e un "addio", l'infinita scelta
tra un'altra possibilità per gli altri o un'altra per noi.

Forse è più facile scegliere gli altri,
forse è più facile dire che sono gli altri a deludere
e non siamo noi a farlo, a deludere noi stessi.
Perché quando si è delusi degli altri, ce ne andiamo:
ma se siamo delusi di noi stessi, come possiamo cambiare pelle?

Perché tutti scelgono sempre loro stessi anziché me.
E io? Cosa rimane di me, se tutti ne prendono un pezzo
e se lo nascondono nel cuore, cosa divento io?
Un corpo senz'anima, diviso tra cuori
senza coraggio di amare ma anche senza coraggio di abbandonare:
spezzato.
Rincollato a me stesso con un sorriso e una carezza.
Derubato nel cassetto del futuro, privato di tutti i miei sogni,
te li sei portati via sul quel treno: desognato.
Troppe stelle cadenti, dietro queste nuvole,
e nessun desiderio dentro.
Tu, hai portato via tutte le risposte.

Dobbiamo essere capaci di liberarci della vita che ci siamo pianificati,
in modo da poter accedere alla vita che ci sta aspettando.

– Joseph Campbell

Partire, viaggiare

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Partire, viaggiare. Musica e fotografia.
I miei occhi contro il resto del mondo.
Il mio sguardo contro i passanti.
L'arroganza di un'anima scalfita che sostiene lo sguardo.

Ma guarda, guardami negli occhi ora,
leggi il mio dolore e abbassa lo sguardo.
Temimi, temi il mio ricordo la notte,
di quando mi hai visto di sfuggita tra la folla,
temi il mio sguardo carico d'odio,
temi i miei sogni depositati con disprezzo
in queste enormi borse sotto gli occhi.

Non sparire, non giudicare:
non dimenticare il mio amore, so che non puoi.
Temimi, perché le favole,
se disprezzate o derise, a lungo andare,
diventano incubi.

21.08.2014

Ammalato, ammaliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora