Mani.

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Il corpo che affonda nella notte
come una vecchia chiglia affonda nella sabbia,
abbandonata a sé ed ai suoi tarli.
Annega la mente tra i cambi di correnti di quest'estate
che, sadica, mi mostra la luce da sotto la superficie del mare
per poi ritrascinarmi in basso, laddove il calore é ricordo
e i tuoi occhi non riescono a trovarmi.

Smarrita la strada per le nuvole,
troppo ripida quella per l'Inferno.
Il sole ferisce e gli abissi intorpidiscono.

Scemano le lacrime, a volte.
Il tempo di tregua tra cuore e cervello aumenta,
oggi ore, settimana prossima giorni.

E provi a respirare.
Le piccole attenzioni sono grandi felicità.
Cerchi la folla per poi osservarla dal mezzo,
impassibile, spettatore, goccia, protagonista.

Antagonista del destino.

Sorrido, anche se non per te, mio cuore.
Scusami.
Sorrido, un po'. Cerco di ricordare come si fa.
Scusami.
Ho provato a cantare, riesco ancora.
Scusami.

Andrò a ballare,
perché l'estate e la sabbia sanno di musica alta,
luci soffuse, un paio di drink e la pancia che romba.
Alzeremo le mani a ritmo, spingeremo verso l'alto.

Spingeremo via il cielo, cuore.
Il cielo e le stelle che deridono, le stelle che illudono.
Spingeremo via il cielo, panda, vedrai.
Così io posso tenerti ancora un po' nel petto,
per farmi compagnia la notte,
quando solo tu puoi sentirmi respirare.

Un ricordo incagliato nel petto.
Esce acqua ed entra amore.
Mare; oceano mare... troppe onde e niente tempo,
troppe parole e niente punti.
Mi volto perso verso il tuo ricordo.
E non capisco se mi sorridi ancora.

Ma il cielo io l'allontano, cuore.
Così, giusto per avere una notte in più.

Tua
Polpetta

27.07.2013

Ammalato, ammaliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora